MI RACCONTO – (5) IO E NATALONE

di MARIO BENNI ♦

Io e Natalone
Se non fu amore a prima vista fu certo un fidanzamento rapido: le solitudini riducono i tempi dell’amore
Natalone appare vecchio ai miei occhi: è un po’ grosso, si muove lentamente, ha sempre in testa un cappello con un anello scuro di sudore, che ha registrato il lavoro dei suoi anni.
Mio nonno e mio padre non sono cosi.
Sono alla finestra e lo vedo zappare nell’orto.
Scendo, mi avvicino lentamente con le mani dietro la schiena, non si accorge di me.
La tecnica è sempre la stessa: avvicinarsi, guardare in silenzio e poi agire al primo segno.
Natalone per strappare una radice ha poggiato la zappa ad un cespuglio, è caduta, io l’ho già tra le mani, lui la cerca, io la porgo.
<<E che ce fae qui Mariettò??>>
Ora, quando non vado con mio fratello nel bosco, a Tre Croci o addirittura a Cura di Vetralla per fare i servizi a mia madre, passo molto tempo con Natalone nell’orto.
E’ sorpreso che io possa stare nell’orto senza fare danni e farmi male.
Gli racconto di nonno Domenico e papà Ilario
<<Mariettò, la moie m’ha dato du femmine e una è pure zitella!!>>
La moie ha messo a seccare su due tavole le fette di mela, io ne mangio qualcuna.
<<Mario non toccare! non è roba nostra!!>> mia madre dalla finestra.
<<Sora Marì nun fa gnende, lassalo magnà che tando noi le dovemo dà ar porco>>.
Ormai quando non sono a casa o dove mi ha mandato mia madre, sono con Natalone il mio nuovo compagno
E’ una bella giornata di primavera, la finestra della cucina è aperta sull’orto.
Arrivano delle grida minacciose da fuori.
<<Mario,vedi un po’ che cosa è successo a Natalone!>>.
Natalone è sulla porta di casa, un po’ brontola ed un po’ grida piuttosto alterato
<<Mi moie s’è annata da la fija e io devo magnà asciutto !!>>
Capisco che asciutto si riferisce al vino, e non certo all’acqua, che gli manca
<<Natalò adesso vengo e scendo in cantina, aspetta!>>
Mi dà un boccalone di terracotta pesante.
<<Caccia er vino dalla prima botte quanno entri, nun te fa male>>.
La botte è scura, deve essere molto vecchia, del padre o forse del nonno. Una botte è roba che si tramanda, altro che le storie.
Il vino scende e gorgoglia nel boccalone che diventa sempre più pesante. È di un colore rosatello, schiuma profumata.
Stessa vigna, stessa vendemmia, stessa fermentazione nella stessa botte, è un vino che viene dal passato.
<<-Mariettò sei bravo, bevi un goccetto con me>>.
Mio padre quando ci fermiamo con Grillo all’osteria dello Schicchero mi versa il vino fino alla steccionata, che è la base in risalto del bicchiere, e poi lo riempie di gassosa.
Sorseggio il vino dal bicchiere e guardo negli occhi Natalone.
È sereno: pane, formaggio, vino e un amico accanto che beve con lui.
È un pranzo da ricordare,
<<Mariettò monta che annamo ar gampo!!>>.
Il somaro è pronto con l’imbasto, dove sono fissati due sacchi, mi solleva e. sono a cavallo!
Il campo non è distante. C’è una sorgente d’acqua che alimenta. un fontanile, dove vengono ad abbeverarsi le vacche della zona.
Mi sorprende l’altezza delle piante di sedano, le piante di lupini (mai viste), Tutto quel verde.
<<Perché quella fossa Natalò?>>
E’ una buca profonda circa due metri alla quale si accede con una rampa.
<<Sae fio, adesso c’è la guerra, noe cristiani quanno bonbardeno se potemo riparà,ma er somaro???
Per la prima volta l’ho abbracciato al collo!!
Natalone e Mariettò sono amici.

MARIO BENNI

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