“AGORÀ SPORTIVA” A CURA DI STEFANO CERVARELLI – NIENTE NUOTO?
di STEFANO CERVARELLI ♦
Siamo ancora avvolti nell’emozione provocatoci dalla strepitoso successo dell’Italia ai recenti campionati europei di nuoto; successo dovuto anche all’efficienza di un’organizzazione che nulla lascia al caso, che molto deve alla possibilità di usufruire delle piscine nel miglior modo possibile, che dobbiamo quasi inaspettatamente preoccuparci proprio della futura disponibilità di questi impianti: fronteggiare cioè le conseguenze dovute alla crisi energetica.
Si parla, infatti, sempre più con maggiore insistenza, di piscine e palazzetti del ghiaccio ad alto rischio chiusura, mentre le palestre sperano di poter arrivare perlomeno a Natale e poi vedere cosa succederà.
Lo sport, proprio nel momento in cui, dopo la splendida stagione dello scorso anno ed i risultati conseguiti ultimamente (titolo mondiali ed europei), stava riconquistando perentoriamente pieno successo, piena popolarità, si trova alle prese con questo nuovo problema che rischia di metterlo in ginocchio, specialmente il nuoto.
Basti dire che questa crescente crisi, con la quale oramai sembra dobbiamo convivere, rischia seriamente di lasciare senza piscine o altri impianti i 20 milioni di italiani che praticano, attività sportiva di cui 12 milioni sono tesserati con associazioni sportive che oggi, in questa situazione, non riescono a delineare un qualsiasi programma di lavoro. Possono soltanto andare avanti quasi alla giornata cercando d’industriarsi nel miglior modo possibile, considerando che le bollette, in un anno, so,no cresciute quattro volte tanto.
Si calcola che almeno 5 mila impianti siano a rischio chiusura da qui ad inizio del nuovo anno.
Un conto reale naturalmente potrà essere fatto con maggior precisione solamente quando l’attività sportiva avrà ripreso a pieno regime; molto dipenderà anche dalle adesioni e dalle iscrizioni nei vari centri di sport giovanile ed avviamento allo sport: l’aumento dei costi peserà, più di quanto già non lo facesse, sui bilanci delle famiglie che saranno costrette a rinunciare al superfluo.
Una convinzione, questa, a mio parere, che trova ancor maggiore validità nel momento in cui si ritene lo sport attività non indispensabile quando invece questo è attività sociale di primaria importanza e dovrebbe godere a pieno titolo di adeguati aiuti statali ed invece è la prima attività
sulla quale cade la forbice dei tagli, sia per risparmiare la retta, sia per risparmiare pure la benzina per recarsi agli impianti.
La situazione colpisce tutto il Paese; a Firenze nuotatori che frequentano le piscine potrebbero , a breve, trovarle chiuse.
Ad Ivrea alle ragazze della squadra del nuoto sincronizzato è arrivato un messaggio della loro allenatrice con il quale vengono informate che, per il momento, gli allenamenti non riprendono.
Come dicevo prima ci si industria cercando di trovare le soluzioni migliori: a Milano, per esempio, l’idea è stata quella di posticipare l’apertura mattutina degli impianti di tre ore così da risparmiare sui consumi e salvare i corsi di nuoto dei bambini.
Nell’improvvisazione si muovono anche quelle strutture dove sono cresciuti campioni azzurri.
Spiega Alberto Burlina, allenatore dell’oro olimpico di Tokyo Thomas Ceccon: ”Senza un tetto ai prezzi e un orizzonte temporale definito, rischiamo di chiudere” e lo dice riferendosi alla sua società, la Leosport, che gestisce la piscina di Creazzo vicino Vicenza.
Aggiunge ancora: ”Durante la pandemia c’erano almeno gli ammortizzatori sociali; ora rischiamo seriamente di non riuscire ad onorare il canone mensile per la concessione comunale. Se dovessimo seguire gli aumenti dovremmo far pagare l’ingresso giornaliero 15 euro. Cosa assolutamente inaccettabile!”.
Anche a Roma la piscina, dove è cresciuta Simona Quadraella , ha problemi analoghi ed invoca interventi statali.
“Abbiamo alzato del 5% la quota di iscrizione ai corsi, ma non possiamo andare oltre, non è giusto che a pagare il conto siano le famiglie: ”Afferma Fabio Baccini Presidente della polisportiva Delta, che aggiunge: ”Il nostro è un impianto che funziona alimentato da una caldaia degli anni ’70;
inoltre non si possono aumentare i prezzi liberamente; le associazioni che gestiscono impianti pubblici devono rispettare i prezzi calmierati”.
Il governo con l’emendamento decreto Aiuti bis ha messo a disposizione contribuiti per un valore di 50 milioni a fondo perduto: il 50% per le piscine, l’altra parte per il resto delle attività sportive.
Si tratta di una somma insufficiente, la classica goccia nel mare dato che porterà ad ogni struttura non più di 2.000 euro, appena sufficienti per un mese di gestione.
Il Comune di Firenze, proprio come dicevo prima, per venire incontro ai numerosi amanti del nuoto ed evitare pericoli di chiusura, ha predisposto per le sei piscine comunali un contributo straordinario di 366.000,00 euro. In Campania le famiglie possono accedere a un voucher di 400 euro a figlio per attività sportiva.
Sufficiente? Sentiamo cosa dice Massimo Dell’Acqua, Presidente della squadra femminile di pallanuoto di Verona e del centro sportivo CSS: ”Da Novembre a Maggio consumiamo 20.000 metri cubi di gas al mese. Sommato all’elettricità spendiamo 120.000 euro mensili. Sono stato costretto a lasciare a casa 30 collaboratori ed ora a rischio ci sono 14 dipendenti”. Veramente un dramma nel dramma dato che i lavoratori dello sport che operano a livello dilettantistico, non hanno tutele a differenza di quelli degli altri settori.
Ma questo non fa venire meno la solidarietà; ne è un esempio la Bolognina boxe di Bologna dove si praticano Muay thai yoga e pugilato; qui, tra i 300 iscritti, ci sono 70 ragazzi che non possono permettersi di pagare i 40 euro della quota mensile, per loro l’ingresso è garantito ugualmente.
Un problema quello creato dall’esplosione dei costi energetici che al momento non sembra di facile soluzione, escludendo per una serie di problemi che si porterebbe dietro, quella di ovviare aumentando il numero degli iscritti.
Un default del settore sportivo avrebbe costi significativi anche per la sanità; il risparmio sulla spesa pubblica, grazie alla pratica sportiva, è calcolabile in un 1,5 miliardi di euro all’anno.
E non dimentichiamo poi gli impianti maggiormente energivori come gli impianti del ghiaccio; purtroppo c’è già chi ha deciso di non riaprire come l’Accademia di San Donato Milanese.
I palazzetti italiani hanno stimato un aumento complessivo in bolletta di 1,5 milioni di euro.
A poter accedere al contributo pubblico (unatantum di 60.000 euro) possono essere solo 14 strutture, tutte le altre non possono in quanto trattasi d’impianti comunali.
La soluzione del problema insomma non si preannuncia alquanto facile; di sicuro sembrerebbe che anche questa volta gli aumenti ricadranno sulle famiglie alle prese già con dolorose ”bollette di casa”, dell’unico posto cioè dove i bambini potrebbero passare il prossimo inverno.
In conclusione vorrei farvi partecipi di una mia curiosità: ci viene chiesto di stare molto attenti ai consumi, di risparmiare energia in tutti i modi ed in ogni posto, di limitare il tempo della doccia, abbassare i gradi dell’impianto di riscaldamento riducendone le ore di accensione; ma perché nessuno chiede di non far disputare le partite di calcio in notturna?
STEFANO CERVARELLI
Grazie Stefano per il tuo contributo.
Che tragedia…
Così formiamo i giovanissimi in questa Italietta.
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