Pregiudizi di ieri sulla Cina di oggi
di PATRIZIO PAOLINELLI ♦
Il risvolto di copertina del libro di Simone Pieranni, “La Cina nuova”, (Laterza, Bari-Roma, 2021, 193 pagg., 16,00 euro), promette bene perché sembra offrire un ritratto obiettivo del grande paese asiatico. Il lettore alla ricerca di informazioni imparziali è così indotto all’acquisto. Torna a casa tutto contento, inizia a leggere il libro e scopre che la promessa non è mantenuta: purtroppo anche “La Cina nuova” è annoverabile nel filone narrativo sinofobico dilagante in occidente da diversi anni.
Va detto che rispetto alla vulgata dominante Pieranni si distingue per non utilizzare toni gridati; ma ciò non toglie che il pericolo giallo resti intatto. Un esempio: visto il poderoso sviluppo dell’intelligenza artificiale in Cina, Pieranni si chiede: non sarà che in un futuro post-umano avremo a che fare con “Supercinesi in grado di conquistare il mondo e ridurci in schiavitù?” Perché mai dovrebbero farlo non ci è dato saperlo. Allo stesso tempo l’Europa è alleata di una potenza che il mondo lo vuole conquistare davvero: gli manca solo la Cina e la Russia.
Piccole astuzie, insinuazioni e interpretazioni unilaterali orientate a dare del governo cinese un’immagine negativa sono disseminate in tutto il libro. Facciamo ancora un esempio: dopo la sbornia capitalistica, il ritorno di interesse dei giovani cinesi per il socialismo è definito “una moda”. Una moda biecamente utilizzata dal partito al potere e finalizzata a “non indirizzare verso grandi cambiamenti sociali”. Affermazione che stride parecchio con la realtà storica cinese degli ultimi decenni e con quanto scrive lo stesso Pieranni in parecchie pagine. A meno che per “grandi cambiamenti sociali” intenda qualcos’altro. Ma cosa?
Pieranni non è chiaro. Tuttavia tra le righe suggerisce che la Cina debba diventare come l’Europa o, meglio ancora, come gli Stati Uniti. E perché mai? Perché nel suo diario pechinese Pieranni osserva di continuo che la Cina è percorsa da “contrasti” e “contraddizioni”. Ecco, i cinesi dovrebbero diventare come noi perché noi siamo una società senza contrasti e senza contraddizioni. Oppure, no: anche noi abbiamo contrasti e contraddizioni, ma sono migliori di quelli cinesi.
Ironia a parte, Pieranni non sembra aver rinunciato all’idea secondo cui l’occidente ha una missione civilizzatrice nei confronti del resto dell’umanità. E se questa umanità non intende fare a meno della propria storia, della propria cultura e della propria identità bisogna che con le buone o con le cattive cambi comunque. Nell’800 abbiamo cercato di farlo capire ai cinesi a suon di bombardamenti, saccheggi e massacri e non ci siamo riusciti. Oggi che questa strada ci è preclusa occorre serrare i ranghi all’interno dell’occidente e offrire all’opinione pubblica delle malsane chiavi di lettura in modo da rendere chi è diverso da noi un nemico anche se costui non si è mai posto in questa posizione. È con questa logica che si formano pregiudizi. E i pregiudizi portano sempre all’incomprensione e al disastro.
PATRIZIO PAOLINELLI
Grazie di questo commento. Un paese che non ha mai fatto la guerra a nessuno ma che ha subito colonialismo, saccheggi e massacri viene indicato dai media occidentali come un pericolo per il nostro modello di vita.
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