MI RACCONTO – (3) 15 0ttobre 1942

MARIO BENNI

15 0ttobre 1942
Ad ottobre del 1942 inizia il mio cursus studiorum: Grembiule e fiocco blu dei maschi.
Alla scuola elementare Luigi Calamatta ci vado a piedi, con la raccomandazione di mia madre <Attenti alle biciclette!!>
Prima via del Pozzolano: è una strada sterrata con un fosso laterale. Alla fine della via si attraversa la Via Aurelia, che in città diviene viale Guido Baccelli, poi via di Santa Fermina e si arriva a scuola.
Misurato oggi il percorso saranno 500-600 metri
Lungo la strada s’incontrano biciclette, qualche carro trainato da cavalli al quale i miei compagni più malandrini tentano di attaccarsi e noi che gridiamo: <<Menate di dietrooo!! >> per solidarietà… al carrettiere.
La Signora Maestra aspetta sulla porta e controlla l’arrivo degli alunni che entrano alzando il braccio destro nel saluto fascista.
Buongiorno, Buonasera sono smancerie da evitare dai Figli della Lupa!!
Del mio libro di prima ricordo un’immagine: un bambino ha aperto la finestra, ha di fronte un grande sole e sotto la scritta, letta sillabando:
A R IA E S O L E S O N O L A M I A SA L U T E
Anche mio padre Ilario aveva una piccola fattoria sui colli sopra Civitavecchia che in tempi di guerra proteggeva la famiglia dai bisogni essenziali
Ma non avevamo diritto alle tessere annonarie.
Prima di Natale mio padre ammazza il maiale e tra l’altro prepara le salsicce
E’ Natale, mia madre si ricorda della Signora Maestra e prepara un pacchetto di salsicce.
Mio padre mi accompagna con la bicicletta in canna ad un palazzo al centro, mi lascia al portone.
<<Sali al secondo piano e bussa>>.
Le scale sono buie, salgo e busso.
La Signora Maestra appare sulla porta e, come da copione, faccio il saluto fascista e consegno il pacchetto.
LA MAESTRA MI ABBRACCIA E MI BACIA, credo che stesse piangendo,
Qualche mese dopo la Signora Maestra mi chiede in classe di portarle il quaderno.
Scrive un messaggio per mia madre?!!
Ma io ho tutti OTTIMO o BRAVO! non sono come Buttafoco che in classe fa lo scemo e la Signora Maestra lo sgrida sempre e poi chiede di far venire la madre.
Un giorno mia madre, senza avvisarmi, la trovo all’uscita fuori della classe.
Mi prende per mano e si avvia verso la Signora Maestra
<<Che ha fatto questo birbaccione?!>>
<<Benni, va con i tuoi compagni che io debbo parlare un po’ con tua madre.>>
Mi allontano, ma continuo a sbirciare da lontano.
Parla solo la Signora Maestra. Mia madre scuote ogni tanto la testa, come a scusarsi
Parlano un po’, poi all’improvviso la Signora Maestra abbraccia mia madre!!!!????
Di ritorno a casa, lungo la strada, io guardo continuamente mia madre. La Signora Maestra l’ha abbracciata, quando sapevo che mi abbracciavano solo i nonni, le zie (più spesso) e gli zii per farmi sentire la barba sulle guance.
E qualche volta anche mia madre, quando facevo qualche servizio o andavo dalla Mammanona a comprare il riso senza perdere i soldi.
<<La maestra mi ha detto che sei sempre un birbaccione ma che ti vuole bene.
Ha detto inoltre che vuole bene anche a me ed alla nostra famiglia.>>

14 maggio 1943
Il 14 maggio 1943 è una bella giornata di sole.
Sono uscito da scuola ed oggi non ho i compiti da fare.
<<Senti Mariù>>, mi dice mio padre, <<io devo andare con Grillo a caricare del materiale da portare su alla Cisterna. Tu aspettami in fondo alla strada del Pozzolano e ti porto con me. Per strada ci fermiamo dallo Schicchero e ci facciamo una gazzosa!>>.
<<Ciao Mà, io vado con papà.>>.
Mi avvio sulla strada
Sulla sinistra, al confine con il nostro orto, c’è una grande stalla con mucche da latte, che durante il giorno ad ore fisse cominciano a muggire. Per mangiare? Essere munte?
Anche loro fanno parte dell’orologio del quartiere.
Spesso sono entrato nelle stalle, sentire quell’odore mi ricordava mio nonno
Poi c’è Scappini!,commercia in cavalli e grida sempre, E’ zoppo e si appoggia al bastone per camminare e minacciare i suoi lavoratori con <<va là che rompo una gamba anche a teee!!>>.
Non sono mai entrato a vedere i cavalli di Scappini!
In fondo alla strada prima di viale Baccelli c’è un deposito militare, con capannoni, camion e militari che si muovono.
Mai entrato.
Sono le 15.10 del 14 maggio 1943!!
Sento dei grandi boati. Guardo in cielo, ancora più forti e vicini. Corro verso casa, alle mie spalle un’esplosione secca e violenta mi spinge in avanti.
Corro, corro a casa, lungo la strada ancora esplosioni alle mie spalle. Polvere e paura
Una donna esce correndo verso di me, mi prende per una mano e mi trascina dentro una casa. C’è gente che grida
La donna mi spinge sotto un letto: <<Non muoverti, resta lì e che Dio ci protegga!>>
<<Tu sei il figlio di Ilario, vero??>>
Il tempo sotto il letto non si misura, ti avvolge in una morsa che soffoca.
Esco da sotto il letto e corro verso casa,
Sento polvere nel naso ed in gola, singole grida quasi pianti, nomi di persone cercate o invocate.
Mia madre è scesa nel cortile con i miei fratelli che si stringe vicino.
<<Figlio mio sei qui!? dove stavi? chi ti ha protetto? Nostro padre dove sarà?>>
Mio padre con il calesse carico è a pochi centinaia di metri dalla zona del porto, dove il bombardamento è concentrato.
Deve buttarsi a terra ma Grillo è impazzito e non può lasciarlo andare.
Arrivato all’ingresso del Pozzolano, la strada è distrutta, i depositi militari bruciano, i primi morti sono allineati a terra.
Quando siamo tutti insieme non ricordo grida, parole o gesti particolari.
Il silenzio sembra essere la cura migliore, e mio padre che si muove, non ha paura, lo vedo, fa scendere la nostra tensione.
Si caricano coperte, utensili da cucina, i cibi disponibili in casa ed altro fino a creare u cumulo sul calesse fissato con le corde.
Vai Grillo, alla casa della Cisterna!
Nessuno sapeva che sarebbero tornati al Pozzolano solo due anni dopo.
Ma sono persone diverse
La casa della Cisterna è sui colli sopra la città con in fondo il mare
Ora una coltre di fumo e polvere scura coprono la vista. Non si scorge più la torre del Comune e l’orologio che anche da lassù ci indicava l’ora per tornare a casa
Certo non si poteva andare in campagna con l’orologio!
Arrivano le mie zie, sorelle di papà, ed altre persone con bambini.
Zia Ester piange e chiede:
-dove sarà Gerardo?? Lui è proprio li, al porto. Renato e Vittorio sono andati a cercarlo.
Noi bambini dormiamo su una coperta distesa sulla massicciata.
Gli adulti non dormono.
Gerardo è stato ritrovato: morto sulla banchina del porto, di fronte alla sua officina.
La Signora Maestra a scuola ci parlava della guerra come una partita a pallone.
Al cinema si vedevano le navi, che solcavano il mare e soldati   marciare orgogliosi.
Inni e bandiere!!

Ora so che la guerra non è quella.

MARIO BENNI
https://spazioliberoblog.com/