La povertà 

di ANNA LUISA CONTU ♦

Nei primi di settembre  di quest’anno è morta Barbara Ehrenreich, giornalista, scrittrice, attivista  dei diritti sociali e delle donne, socialista. Nata da una famiglia di minatori del Montana , Barbara è l’autrice del famosissimo libro “ Una paga da fame“ ( Nickel and Dimed), uno studio sul campo della condizione dei lavoratori poveri, i  cosiddetti “ working poors “ e che solo negli USA ha venduto due milioni di copie.

La sua non è un’indagine sociologica classica sotto forma di interviste  a cameriere, cuochi,lavapiatti , donne e uomini delle pulizie, sulla loro condizione , i rapporti di lavoro, il salario, l’abitazione.

Stimolata dal suo editore Barbara, che all’epoca, nel 1998, aveva 60 anni, decide di trascorrere due anni in vari posti degli USA facendo la  stessa vita dei soggetti della sua indagine, lavorando come cameriera nei ristoranti, nelle ditte delle pulizie, provando a sopravvivere con un salario di 6 dollari all’ora, e anche meno, e dovendosi pagare anche un alloggio.

È la scoperta di un mondo di persone che si arrabattano nella vita, senza alcuna sicurezza sociale, visto che i tagli al welfare, negli USA, aveva eliminato i sussidi, per esempio , alle donne sole con figli. Sono milioni di persone, donne e uomini, giovani e adulti, che fanno lavori pesanti o pesantissimi per più di quaranta ore a settimana per una paga da fame e che a volte devono cercare un secondo lavoro per non finire in mezzo alla strada o rinunciare a nutrirsi.

L’autrice non tocca il problema dei senza tetto, gli homeless, che nel nostro tempo sono un fenomeno sociale spaventoso anche se il numero dei senzatetto è solo lo 0,2  percento della popolazione americana complessiva  e che pure ammonta a più di 500.000 persone che dormono in strada. Questo accade nella nazione più ricca e prospera del mondo ma anche la più disuguale.

I poveri che lavorano molto spesso non possono permettersi l’affitto di un appartamento perchè il loro costo è proibitivo sia nelle grandi città che nei piccoli centri. Essi sono costretti ad affittare singole stanze, a coabitare, a vivere in una roulotte, quando non in macchina o negli squallidi hotel a poco prezzo.

Da questa sua esperienza Barbara ha scritto

un libro che si legge di un fiato, senza indulgere in pietismo o falsa compassione, ma pieno di ironia e rabbia sociale. I suoi compagni di lavoro sono persone povere ma non rassegnate che fanno muro contro i padroni silenziosamente ma che non hanno difese nè sindacali nè politiche. “ Le tue esigenze non contano niente. Tu devi dare, dare e dare, e loro prendono e basta”  dice Gail , una compagna di lavoro.

Si dice spesso che gli USA anticipano i fenomeni sociali e culturali di venti anni. E noi italiani siamo proni e pronti ad imitarli.  Negli anni settanta del secolo scorso, grazie alle lotte dei lavoratori e partiti operai forti ed egemoni  si conquistò uno stato sociale non sempre efficiente, ma presente, una sanità universale, case popolari per i meno abbienti, istruzione quasi gratuita, salari che hanno permesso dignità di vita a milioni di italiani.

Poi l’ubriacatura liberista, l’assalto ai diritti sociali, il ritiro dello Stato come ente regolatore dell’economia, il mercato come metro e misura dei rapporti sociali ed economici, la falsità che rendere i licenziamenti più facili, togliendo le tutele dell’articolo 18, avrebbe facilitato le assunzioni; un trentennio di rivincita del capitale sul lavoro che ha creato precariato, insicurezza, bassi salari , paura nei lavoratori.

Diceva Martin Luther King che la povertà è sempre esistita ma che oggi ci sarebbero i mezzi per sconfiggerla. Certo non siamo nella situazione dell’Ottocento quando la povertà era considerata un crimine e, in Inghilterra,  vennero approvate varie leggi sui poveri, le “poor laws” che invece di combattere la povertà avevano lo scopo di rendere innocui i poveri,  costringendoli al lavoro coatto negli ospizi di mendicità;  perchè i vagabondi e i disoccupati , cacciati dalle terre comuni in seguito alla loro privatizzazione col sistema delle enclosures , vagavano in cerca di un lavoro temporaneo qualsiasi o di un tozzo di pane. Antiestetici e pericolosi, dediti all’alcool, alle risse e ai furti, dovevano essere messi in riga ; cosa che fece la società industriale utilizzandoli come un formidabile  esercito industriale di riserva.

Non sarà  grave se a questo punto mi permetto una digressione e se ricordo una storia simile

all’ enclosures inglesi, in Sardegna intorno agli anni venti dell’Ottocento: l’Editto  delle Chiudende cancellò il regime della proprietà comune dei terreni,  arraffati dalla ricca borghesia cittadina. Per questo la lunga resistenza dei pastori e dei piccoli agricoltori spossessati della terra da cui traevano sostentamento ,  sempre repressa con la forza.  I depredati raccontavano questo furto con parole di profonda rabbia e impotenza:

“ tancas serradas a muru,     *

fattas a s’afferra afferra,

si su chelu fit in terra,

l’haiana serradu puru.

Certo nel continente americano i coloni bianchi hanno dovuto ricorrere direttamente allo  sterminio di popolo  per impossessarsi della terra dei nativi.

Per ritornare al libro della Ehrenreich e alla povertà, negli USA essa è spesso vissuta come simbolo del proprio fallimento, dell’ insuccesso personale che diventa simbolo di un fallimento ontologico.

Certo tanta Storia e tanto dolore è passato dagli eventi storici accennati e la povertà ha assunto vari  volti, così come la ricchezza che nella nostra contemporaneità è sempre più feroce, sfacciata e impudica.

La povertà può non essere quella più abietta del senza tetto che si stende sui cartoni  nelle stazioni delle nostre opulente città e in ogni loro anfratto. C’è una povertà che ha il marchio della dignità e del pudore, di quanti lavorano nella logistica, nei campi, nei bar o nei pub, nelle fabbrichette  al nero, nelle ditte di pulizia.  Se nel passato i poveri erano i disoccupati, quelli che non trovavano lavoro, oggi sono poveri quelli che un lavoro ce l’hanno ma hanno paghe da fame.

Istat, INPS, INAIL svelano numeri  paurosi. In Italia ben quattro milioni di lavoratori dipendenti hanno una retribuzione lorda inferiore ai mille euro.  Cresce il Pil ma cresce anche la povertà dovuta ai bassi salari e alle pensioni  minacciate dall’ultimo flagello, l ‘inflazione. Il reddito di cittadinanza che ha rappresentato un importante sollievo  alla povertà è il bersaglio principale dei liberisti nostrani, la patrimoniale il loro spettro.

Una domanda che mi faccio spesso è se , per una sinistra orgogliosa di essere tale e memore della sua storia, questo problema della povertà non meriti di essere collocato in cima a tutti i programmi di un futuro governo.

Il rimpianto per la morte di  Barbara Ehrenreich si accompagna al rammarico per la mancanza, nel nostro paese, di coraggiosi intellettuali di risonanza nazionale, che svelino di che cosa è fatta la qualità della nostra vita, di quanta fatica, dolore e sofferenza è lastricato il nostro benessere.

  • Tanche chiusi con i muri/  messe su nel generale arraffa arraffa/ se il cielo fosse stato in terra/ avrebbero “chiuso” anche lui.

ANNA LUISA CONTU

https://spazioliberoblog.com/