MI RACCONTO
di MARIO BENNI ♦
PUBBLICHIAMO A PUNTATE, OGNI LUNEDI, UN “RACCONTO AUTOBIOGRAFICO” DI MARIO BENNI, NOTO PROFESSIONISTA DELLA NOSTRA CITTA’.
LO FACCIAMO CON PARTICOLARE INTERESSE ANCHE PERCHE’ CI PROPONE AMBIENTI, PERSONAGGI E VICENDE PRESENTI NELLA MEMORIA DI PIU’ D’UNA GENERAZIONE, CHE CI SEMBRA GIUSTO CHE VENGANO TRAMANDATI.
Cenni storici
Sono nato a Civitavecchia il 6 luglio del 1936 in via del Pozzolano 13
Sia Civitavecchia che Pozzolano sono i nomi che hanno turbato ed incuriosito le prime decadi della mia vita.
Alle elementari la Signora Maestra la prima cosa che chiedeva al mattino: <<Scrivete il nome della nostra città e la data di oggi!>>
Sulla data, anno e mese, pas des problemes, ma su Civitavecchia uscivano le formule più strane, ma la più frequente era: “Scitavecchia”, che era la risposta corrente che si dava a chi chiedeva: <<dindo vieni??>>
Ho frequentato il Liceo Classico Padre Alberto Guglielmotti di Civitavecchia
Ero onorato di questa intestazione, ma ai Campionati Studenteschi che si disputavano negli anni 50, alle finali regionali alle quali partecipavo con Befani e Sacco, gli altri concorrenti erano: Liceo Visconti-Roma , Istituto Volta -Rieti, et similia. Noi invece avevamo sulla pancia un manifesto!
Finito il liceo ed iniziata l’università, il manifesto di Padre Alberto Guglielmotti fu sostituito nelle competizioni di atletica da una più sobria maglia del CUS-ROMA.
Non ancora laureato sono stato assunto da una società d’ingegneria di Roma, società che progettava e costruiva impianti in tutto il mondo (raffinerie, impianti chimici, farmaceutici et similia).
Quest’attività mi ha portato ben presto a girare per il mondo, ed incontrare persone con le quali, oltre al lavoro, si cercava di capire chi fossimo da “civili”.
Che fossi italiano, questo era già noto.
-Where do you come from? (da dove vieni?)
-Io sono nato a Civitavecchia
-Where is Scivicescia?
-Sai dov’è Roma? bene, Roma è giusto a sud di CIVITAVECCHIA!!
Un uomo grida dovunque la sorte di una Patria!!! (non lo dico io, ma un poeta che non ricordo)
Quanto sopra spiega perché sono andato a scavare tra i Cenni Storici.
A mio padre ho chiesto più volte chi fosse il signor Pozzolano al quale avevano intestato la nostra via
La sua risposta era che pozzolano non era un signore ma i pozzolani, una comunità di pescatori che vennero nel quartiere del Ghetto di fronte al mare, pescavano riva-riva con piccole barche pesci da minestra e zuppa. Si chiamavano pozzolani perché erano venuti da Pozzuoli in Campania ed il Sindaco li aveva voluti premiare dedicando loro una via.
Infatti, deduceva mio padre, la via sopra di noi si chiama Via degli Agricoltori!
Risposta logica ma a me piaceva più il Sig Pozzolano!
Ma non ho più dubitato.
Rimane da indagare perché Civitavecchia, la città nella quale sono nato, avesse un nome così complicato e poco celebrativo (non per la mia nascita!) e che sa di vecchio.
A questo punto è necessario ricorrere ai veri Cenni Storici che, come avviene a tutti quelli che si cimentano in questa disciplina, come minimo debbono partire dall’età paleolitica.
La mitezza del clima, la ricchezza di boschi e selvaggina, sorgenti di acque fresche e termali (non solfuree ad oltre 50 gradi), un mare pescoso con insenature naturali, sicuramente consentirono insediamenti fin dall’età paleolitica, insediamenti che nelle ere successive (pietra, ferro, rame, piombo) si estesero e dei quali resta testimonianza in reperti trovati e classificati nella zona (controllare lista per i miscredenti).
Ma veniamo ai giorni nostri, si fa per dire. Mi riferisco agli Etruschi.
Il territorio di Civitavecchia è compreso fra Tarquinia a nord e Cerveteri a sud
Tutti sanno(??) della civiltà Etrusca, testimoniata da monumenti, opere d’arte, documenti, oggetti raffinati, tutti visibili ancora oggi nei due siti.
È anche noto che la civiltà Etrusca servì a trasformare i Re di Roma, con il relativo popolo, da semplici pastori e contadini, in quelli che nei secoli successivi dominarono con la civiltà, le leggi, il pensiero il mondo allora conosciuto.
Che cosa se ne deduce?
Che l’area occupata oggi da Civitavecchia fece parte di questa civiltà, anche se non si rilevano oggi testimonianze significative.
Veniamo ai Romani.
Del periodo dei sette Re di Roma si è già detto, se le diedero tra loro, con la finale sottomissione degli Etruschi o meglio con l’Etruschizzazione dei Romani.
In questo periodo si rilevano nell’area di Civitavecchia villaggi a ridosso dell’area portuale realizzata dagli Etruschi.
Veniamo alla Roma Imperiale, che è ormai una megalopoli che ha la necessita di essere alimentata di tutto.
Il porto fluviale sul Tevere e quello di Ostia non sono più sufficienti.
Quelli della Campania troppo lontani.
Lo storico Plinio riferisce che l’imperatore Traiano, allora efficiente sindaco di Roma, diede l’incarico ad Apollodoro di Damasco di ampliare il vecchio porto etrusco di Civitavecchia e costruire un nuovo porto che fosse proiettato verso la Sardegna e la Spagna, dotato di magazzini per l’handling delle merci.
Nel progetto incluse anche le Terme, ancora visitabili, che utilizzavano l’acqua calda di falda, ed una villa prospiciente il mare (una mazzetta??)
Il vecchio villaggio etrusco si trasformò in una città fiorente per commerci e sede militare delle navi da guerra, città costruita secondo lo schema classico di Roma.
Ancora prima della seconda guerra mondiale esistevano a Civitavecchia la Prima Strada, la Seconda strada, la Settima strada ed il quartiere La Nona.
Ecco che finalmente la città prende un nome! CENTUMCELLAE, con un riferimento ai magazzini portuali, nell’interpretazione mercantile. Ma chi, ha fatto il classico, sa che centum oltre a definire un numero, è un’espressione per dire: “tanto”, “un mucchio”, “na cifra”.
Infatti quando un centurione romano, che s’era fatto 15-20 miglia a piedi con tutto l’armamentario, chiedeva al compagno: sei stanco?? questi con gli occhi strabuzzati rispondeva: CENTUM!!!!
Anche per CELLAE c’è una versione meno cacofonica di “cella-magazzino”.
CELLA era definita un’insenatura, un riparo marino.
Infatti la costa di Civitavecchia, che va a sud fino a Santa Marinella ed a nord fino al fiume Mignone, è frastagliata in un continuo di insenature rocciose di pietra scaglia.
Quindi per i Romani la città CENTUMCELLAE significava “la città dalle mille insenature/anfratti, piccoli porti”.
Come oggi diciamo Costa Azzurra!!!
MARIO BENNI