RIFLESSIONI LOGICHE SULLA BIOETICA DELL’ABORTO
di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦
Lo scopo che tento di perseguire in queste riflessioni è quello di non essere attratto da forze emotive ed ideologiche su un tema certamente molto sensibile che colpisce in modo devastante il mondo femminile.
Lo sforzo da fare, dunque, è quello di ragionare in termini di principi razionali come già è stato tentato dai vari Manifesti laici sul tema della bioetica( Flamigni ed altri,1996). Solo in tal modo è possibile fronteggiare con serietà il fronte avverso evitando di essere accusati di faziosità politica e spregio della vita.
Ad ogni appassionato assalto a favore dell’aborto corrisponde un pari assalto “a favore della vita” da parte del fronte antiabortista. Siamo di fronte ad un tragico gioco a somma zero .Qualcosa , in termini di modalità strategica nel campo della bioetica deve pur mutare se si deve vincere la “battaglia valoriale” contro le “forze conservatrici”( circa la” battaglia politica” altre sono le ragioni reali).
Dunque, tentiamo qualcosa.
L’ASSIOMA
Innanzitutto dovremmo dotarci di un principio guida essenziale. Ovvero di un assioma che, se accettato perché intuitivo, permetterebbe di procedere da esso per cavar fuori delle conseguenze coerenti con l’assioma e dunque difficilmente discutibili.
Anni fa John Rawls nell’ambito della filosofia politica propose, al fine di individuare una adeguata “teoria della giustizia”, di fare un esperimento mentale. Immaginiamo, egli disse, di far dimenticare ai cittadini di una società il loro status sociale, il proprio livello culturale, i propri valori religiosi e politici. Insomma immaginiamo di far calare su di essi il “velo della ignoranza”. In tal modo i cittadini non avrebbero più pre-concetti e potrebbero scegliere le leggi in modo neutrale ottimizzando per il meglio nei riguardi di tutti i membri.
Ebbene, tentiamo anche noi di calare sul problema della bioetica il velo della ignoranza religiosa, confessionale, fondamentalista. Nell’imitare questo esperimento mentale noi avremmo ridotto i cittadini ad uno stato neutrale togliendo loro ogni pre-concetto divisivo.
Orbene perché è importante seguire questo suggerimento di Rawls? Perché la riduzione allo “stato laico” (laicismo ”forte”)permette di disporre di una massa di opinionisti disinteressata nel senso che esprimerebbe opinioni non legate a convinzioni fideistiche. Tutti avrebbero una parità di espressione senza che il settarismo religioso contamini le decisioni.
Etsi Deus non daretur! Non si fa alcun uso strategico della nozione di Dio (rifiuto del principio di autorità).
Se questo fosse l’assioma da cui prender le mosse le teorie che da esso scaturiscono renderebbero le bramosie sacrali degli antiabortisti molto traballanti, almeno in termini di coerenza logica.
TEOREMA GENERALE: ETICA DELLA QUALITA’ DELLA VITA (EQV).
La prima teoria che immediata scaturisce dall’assioma è sintetizzabile nella tesi aristotelica citata da Seneca:
“non è bene il vivere ma il vivere bene” (non enim vivere bonum est, sed bene vivere)
Ovvero: non si può pensare al concetto “vita solo in termini biologici” come pura animazione della materia. Da ciò l’ipocrisia di pensare al diritto alla vita di quelli che non sono al mondo ignorando la vita drammatica dei dannati della terra.
La teoria enunciata si oppone con forza alla teoria religiosa (cattolica) basata sul Principio della sacralità della vita (PSV) che stabilisce l’identità legge naturale= legge divina ovvero la Natura è qualcosa di sacro ed intoccabile perché “creata”.
Ne deriva che l’etica laica assume un valore teleologico ( finalizzato a valutare le conseguenze di una norma) e non deontologico (finalizzato solo sul rigido “dover essere” a prescindere dalle conseguenze). Comprendere questa differenza è vitale: la norma non è giusta in sé ma per le conseguenze concrete che produce.
A causa di tale principio deriva anche il fatto che non esiste una natura umana predeterminata una volta per tutte ( cioè quella fatta a somiglianza di Dio) ma essa si forma di volta in volta nel tempo e nello spazio attraverso le scelte individuali.
Stabilito questo teorema generale (i noiosi passaggi logici dimostrativi si saltano, per la gioia del lettore) passiamo allo specifico tema dell’aborto.
. . .
PRIMO TEOREMA SULL’ABORTO: NON TUTTI GLI ORGANISMI UMANI SONO PERSONE.
Un essere umano è un organismo ma……. con “un particolare genere di proprietà”.
Questo genere di proprietà corrisponde ad un dato stato psicologico e si racchiude nel termine filosofico-teologico di persona . Ne deriva che non tutto ciò che è organismo (embrione di cellule in formazione) possa mostrare i requisiti della persona come sopra definita. Ne deriva, ancora, che l’argomento antiabortista fondato sull’argomento scientifico (il feto fino a qualche mese di gravidanza è “essere umano”) è falso!
Non c’è qui spazio per chiarire il concetto cartesiano di organismo cui si contrappone la fenomenologia dell’esser-nel-mondo (Galimberti ne ha sempre parlato in modo esteso).
SECONDO TEOREMA SULL’ABORTO: IL DUBBIO NON AUTORIZZA L’ESTENDIBILITA’ DELLA NORMA DI NON UCCIDERE
Da parte antiabortista si pone in rilievo che, esistendo una sia pur bassa probabilità che il feto sia essere umano , in questo dubbio di fatto ci si deve astenere dall’aborto perché potrebbe esistere comunque il pericolo di incorrere in omicidio.
Se, ad esempio, dietro il cespuglio il cacciatore sente rumore non è lecito sparare: invece della preda ci potrebbe essere un uomo. Nel dubbio è lecito astenersi.
Ebbene, questa è una accezione rigorista delle azioni sottoposte a dubbio che ,ove applicate come regola, impedirebbero una vita ordinaria.
A modo di esempio: nel vaccinare con il siero anti Covid esiste un dubbio che il vaccino possa causare morte o malattie ulteriori. Il medico che somministra il vaccino non può essere considerato colpevole: il dubbio non autorizza l’estendibilità della norma “Non Uccidere”.
TERZO TEOREMA SULL’ABORTO: INCOERENZA DELL’ARGOMENTO ANTIABORTISTA DELLA POTENZIALITA’.
Un feto, sostiene il fronte antiabortista, è un uomo in formazione. Non sarà ancora essere umano ma “in potenza” lo è. Non si può, dunque, impedire che la potenza divenga atto (l’eco tomista è evidente).
Questo argomento per coerenza va esteso a tutto ciò che “in potenza” sarà un giorno in atto. Dunque, il contraccettivo è una violazione alla potenza, così l’atto sessuale interrotto e l’atto sessuale fuori del legame matrimoniale. Tutti coloro che sostengono l’argomento della potenzialità debbono per coerenza astenersi dagli atti che incidono sulla potenzialità stessa. L’intera catena della sessualità viene investita da tale impedimento. Nel momento in cui l’antiabortista accetta i contraccettivi (ed è la norma!) egli nega il finalismo degli organi sessuali e dunque il concetto di potenza che diverrà atto. Dunque l’antiabortista cade in una mera contraddizione (quanti cimiteri “in memoria della potenzialità” dovremmo fare?).
QUARTO TEOREMA SULL’ABORTO: CONTRO IL FINALISMO DEGLI ORGANI SESSUALI FEMMINILI.
Last but no least.
Tutto il fronte antiabortista ha un comun denominatore: il finalismo degli organi sessuali femminili (ovvero la sessualità legata al dominio della riproduzione). Se vale il Principio sulla sacralità della vita allora l’etica che ne consegue vincola gli organi femminili al finalismo conseguente spazzando via ogni possibilità di consenso libero. Il rapporto madre-feto non ha alcun grado di libertà dal momento che quel rapporto è stabilito da un finalismo irremovibile perché sacrale.
Ma se si abbandona il finalismo degli organi sessuali femminili ecco che tutto si sconvolge : da atto dovuto la gravidanza diviene atto erogatorio che dipende dall’esplicito consenso di chi possiede gli organi in questione(il rapporto generale tra la donna ed il suo corpo merita un esame a parte che ora si tralascia)
Traggo un esempio, iperbolico ma che chiarisce l’argomento, da J.J.Thomson citato da M.Mori (Teorie etiche contemporanee, Viano, 1990).
Immaginiamo una donna che volontariamente collega il suo fegato ad un violinista con gravissima epatite per far sì che possa suonare in teatro. Se la donna decide di staccare il collegamento il violinista muore.
Se la donna acconsente ciò significa che esprime non un atto dovuto ma qualcosa che dipende dalla sua volontà. Se la donna non acconsente oppure interrompe il collegamento può essere accusata di meschinità ma mai di assassinio: il suo intervento non è un dovuto.
In termini aridamente logici (sospendendo ogni considerazione affettiva e chiedo scusa per un esempio così “materialista” ma che serve in termini di logica), il rapporto tra la donna ed il violinista non è differente dal rapporto tra la donna ed il feto non voluto.
L’esempio fantasioso ci indica che se togliamo il finalismo dagli organi sessuali del femminile la donna può disporre di quegli organi come può disporre degli altri suoi organi (fegato, polmoni, bille, mani, piedi, testa…).
Anche gli organi sessuali maschili rientrano, per l’antiabortista, nel finalismo sacrale ma, una volta, compiuto l’atto ricade sulle spalle della donna il fardello del finalismo. Staccare il collegamento con il feto equivale per il Principio sacrale della vita a violare la norma “non uccidere”( e l’uomo sta a guardare…).
La dissolvenza del finalismo pone la donna nella stessa condizione dell’esempio iperbolico.
SINTESI
Il fronte antiabortista si basa su tre argomenti: argomento scientifico
argomento del dubbio
argomento della potenza -atto
Esiste, poi, una “controprova” da parte del fronte abortista che si impone con forza: la negazione del finalismo intrinseco degli organi sessuali femminili.
L’invalidità dei tre argomenti antiabortisti e l’argomento abortista sulla non-finalità conducono a confermare il principio dell’Etica della Qualità della Vita (EQV) contro l’opposto Principio della Sacralità della Vita (PSV).
c.v.d
CARLO ALBERTO FALZETTI
Perché amo la filosofia? Perché apre al pensiero!
Perché amo Emanuele Severino? Per la sua ” dimostrazione” del principio di non-contraddizione!
L’assioma è dimostrabile perché non è dimostrabile! ” A non é B”, intuizione perfetta, che spazza via inferenze e abitudini, come ci ricorda Rawls. Nessuna petizione di principio, con la quale si postula ciò che si vuole dimostrare, nessuna conclusione non pertinente, nessun appello alle emozioni “, nessun argumentum ad misericordiam !
Per carità, se valutiamo ragionamenti (logica), che siano essi liberi da considerazioni di carattere emotivo: sotto l’ aspetto logico la VERITA’ di una qualunque proposizione “A” o “B” è indipendente dalle qualità morali di colei che la pronuncia ( ” quella donnaccia femminista e abortista”…)
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Bella integrazione Paola..
👏👍
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cara Paola, A non è B, e siamo d’accordo. Ma il punto etico filosofico qui si sposta sui concetti ontologici di “potenza e atto”: esiste la pianta (atto compiuto) senza il seme (potenza)? Questo dilemma si trasferisce sul carattere giuridico della persona morale come ente in possesso di diritti e valori. Se si continua a discutere sullo zigote-embrione-feto come depositari o meno di un diritto alla vita non ne usciamo mai: da una parte c’è chi considera questo “grumo” cellulare come un progetto di vita con un corredo genetico nuovo, quindi individuale e specifico e chi invece lo presenta come una forma di vita biologica, priva di qualsiasi attributo come persona e quindi non in possesso dei requisiti giuridici universali di tutela della vita.
Io credo che occorra “flessibilizzare ” argomenti che altrimenti hanno carattere apodittico e assiomatico e quindi lacerante nel tessuto sociale. Con tutto il rispetto per l’embrione come tappa di vita biologica, suscettibile di sviluppo verso la piena acquisizione delle prerogative di persona morale, qui si deve mettere in luce la necessità di una gradualità nell’acquisizione dei diritti da parte del nascituro, parallelamente al suo sviluppo intrauterino. In questo modo di pensare l’embrione rappresenta un “minus” in tutti sensi nei confronti della persona già “formata”, cioè della donna, le cui esigenze ed interessi diventano prevalenti e quindi decisivi nella scelta di abortire. In questo caso si tutela il diritto alla libertà personale e alla salute come dominanti rispetto ad una ipotesi di progetto di vita.
Enrico
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Enrico, d’accordo con le tue “deduzioni”. Ma dal punto di vista logico potenza e atto sono modi supremi dell’essere, che implicano l’assioma fondamentale, ossia il principio di non contraddizione.
Discutere e fare deduzioni su “cosa viene prima l’uovo o la gallina?” ci ha aperto la mente!
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