PASOLINI E LE DONNE

di MARINA MARUCCI

Quest’anno ricorrono i cento anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini, scrittore, regista, poeta e tutti  ma proprio tutti, ne vogliono ricordare le opere, le  parole e i suoi  film. Anche il sedicente movimento Pro- vita e Famiglia vuole contribuire ed  ha affisso dal 9 giugno, su i muri di Santa Marinella, un manifesto in cui  spicca il volto del  poeta e dove vengono riportate alcune sue affermazioni contro l’aborto.  La strumentalizzazione è abbastanza chiara, visto che proprio quel mondo di “Piccolo Borghesi”, come lo definiva Pasolini, lo ha sempre osteggiato per la sua omosessualità dichiarata, per il suo pensiero politico contro corrente. Tale manifesto riprende in modo alquanto discutibile l’articolo da lui scritto sul Corriere della sera  datato 19 gennaio 1975 intitolato: “Il coito, l’aborto, la falsa tolleranza del potere, il conformismo dei progressisti”  in cui Pasolini si dichiara esplicitamente contro l’aborto (si era vicino al referendum) perché lo collegava al coito (eterosessuale) sostenendo : “L’aborto legalizzato è infatti – su questo non c’è dubbio- una enorme comodità per la maggioranza. Soprattutto perché renderebbe ancora più facile il coito – l’accoppiamento eterosessuale – a cui non ci sarebbero più ostacoli. Ma questa libertà del coito da chi è stata tacitamente voluta, tacitamente promulgata, e tacitamente fatta entrare in modo ormai irreversibile nelle abitudini? Dal potere dei consumi, dal nuovo fascismo”.

L’obiettivo di  Pasolini non era difendere la vita, in maniera generica, ma soprattutto combattere la “rivoluzione antropologica”, il nuovo fascismo come lui lo chiamava.

Nell’ultimo libro di Dacia Maraini: “Caro Pier Paolo” la scrittrice  analizza il  rapporto del poeta con le donne e con il loro corpo :

“ La tua concentrazione emotiva era a tal punto simbolicamente focalizzata sulla maternità da scartare simbolicamente ogni altra  riflessione ….. A queste condizioni ti affidavi alla vicinanza femminile che, volere o no, si trasformava sotto il tuo sguardo allarmato, sempre e per impronta infantile, in un corpo materno. Il rifiuto del corpo femminile veniva dal timore di compiere un sacrilegio. (…)  In una lettera aperta ad Alberto Moravia  del 30 gennaio 1975  Pasolini scriveva: Veniamo all’aborto, Tu dici che la lotta per la prevenzione dell’aborto, che io suggerisco come primaria è vecchia, in quanto sono vecchi gli “anticoncezionali”… Ma io non ponevo l’accento su i mezzi, bensì sulla diffusione della conoscenza di tali mezzi, e soprattutto sulla loro accettazione morale – ed aggiunge-  Se alla televisione per un anno si facesse una sincera, coraggiosa ostinata opera di propaganda di tali mezzi, le gravidanze non volute diminuirebbero in modo decisivo per quel che  riguarda il problema dell’aborto”.

Anche Pasolini rifletteva sul  concetto di colpa nei confronti dell’interruzione della gravidanza, facendo fatica a comprendere le ragioni delle donne. La mancanza di libertà, nella gestione del corpo femminile,  dovuta a “un regime di totalitarismo religioso o militare” come si domanda la Maraini, ha determinato  ed ancora determina tale attribuzione ,scaricando interamente tale responsabilità sul “secondo sesso”.

La disonestà intellettuale con la quale vengono sbandierate le parole  del regista risulta veramente vergognosa ed allora, come Consulta delle donne di  Santa Marinella, organismo istituzionale  promosso dal  Comune, abbiamo ritenuto indispensabile intervenire, suscitando un dibattito in virtù del fatto che l’affermazione dei diritti di tutti , in questo caso delle donne, vengano  costantemente messi in discussione, anche se esiste una legge dello stato italiano la n. 194 che tutela l’interruzione volontaria della gravidanza e la maternità responsabile e consapevole.  Per non parlare del disegno di legge Zan ,  nome dal suo ideatore ,deputato del PD, che  prevede l’inasprimento delle pene contro i crimini e discriminazioni contro gli omosessuali, transessuali, donne e disabili.  Oggi,  nel XXI secolo, tale proposta di legge  è rimasta impantanata  a livello parlamentare  per il concitato dibattito politico sul tema dell’omofobia,  promosso anche da un DDL parallelo, presentato dai deputati Ronzulli- Salvini che , manco a dirlo, è contrario alla proposta Zan.  Chissà cosa ne penserebbe Pasolini se  si trovasse  a discutere di una proposta di  legge  dal significato non soltanto normativo ma anche culturale, senza  togliere o ridurre le tutele a nessuno!

In un’Italia  ripiegata su se stessa dalla pandemia, dalla crisi economica, con la guerra alle porte, e  dove persistono i brividi profondi del sovranismo e del nazionalismo, i diritti delle donne e delle cosiddette minoranze vengono  posti in secondo piano, anzi, da qualcuno ritenuti un’ inutile perdita di tempo a livello parlamentare.  La posta in gioco è alta, forse non molti se ne rendono conto, sinistra compresa, o quello che ne rimane, non capendo che questa è una battaglia culturale  purtroppo di retroguardia, ma  che serve a far crescere  questo benedetto paese e dove un sondaggio IPSOS ha raccolto le opinioni degli italiani in merito al DDL Zan, ai diritti della comunità LGBT+ e alle discriminazioni di genere.

In un  articolo pubblicato il  27 ottobre  2021 vengono riportati i risultati del sondaggio per misurare  quanto gli italiani siano informati. E’ stato chiesto: “Saprebbe dirmi che cos’è il DDL Zan di cui si sente spesso parlare in queste ultime settimane?”.  Il 59% è a conoscenza dei temi trattati dal disegno di legge, mentre il 5% pensa che sia un provvedimento che permette alle coppie omosessuali di adottare un bambino e il 6% pensa che proponga la possibilità di sposarsi alle coppie omosessuali. Il restante 30% degli intervistati ammette di non saperne nulla e di non averne mai sentito parlare.”

Dopo tutto il quadro non risulta tanto desolante!

MARINA MARUCCI

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