“AGORÀ SPORTIVA” A CURA DI STEFANO CERVARELLI – CALCIO FEMMINILE A CIVITAVECCHIA. UNA STORIA LONTANA.
di STEFANO CERVARELLI ♦
Oggi il calcio femminile è oramai una piacevole e consolidata realtà.
Dopo anni vissuti quasi in “clandestinità”, giocato in orari impossibili su campi abbastanza periferici, alla presenza di sparuti gruppetti di tifosi, la perseveranza, l’ostinazione, la volontà delle giocatrici e di tutti i componenti del mondo del calcio femminile, questa disciplina ha fatto registrare notevoli miglioramenti organizzativi e tecnici, che non hanno mancato di suscitare l’interesse dei club professionisti maschili che, attratti dalla disciplina, si sono dotate di compagini femminili determinandone, con le loro strutture e capacità professionali, le maggiore fortune. Non sono mancati quindi i risultati di prestigio, sia a livello di club che a livello di nazionale, con una rapida crescita di attenzione del grande pubblico e dei mass media. Tanto per dirne una, la squadra della Juventus, le sue ultime partite in Champions League, le ha giocate allo Stadium, dove si esibisce la Juventus maschile, davanti a tribune gremite. Per ultimo, non molto tempo fa ,con un certo ritardo rispetto ad altre nazioni e dopo lunghe battaglie, alle calciatrici italiane è stato riconosciuto lo stato di professioniste.
Questa, in breve parole, la storia più recente del calcio femminile, alla cui Genesi, in principio, ebbe un breve ruolo anche la nostra città: esattamente 55 anni fa!
Era il 1967 e nella nostra città, dove aveva dato prova di lungimiranza sportiva promuovendo diverse discipline, da vent’anni viveva Aldo Vespa.
Molti di voi probabilmente lo ricorderanno, uomo piccolino, vestito sempre in tuta, dai modi gentili ed eleganti. Era giunto nella nostra città subito dopo la guerra provenendo da L’Aquila ed insegnava educazione fisica, alle scuole medie Manzi, dove dette subito prova della sua intraprendente fantasia sportiva.
Era il 1946 (’47?) quando il nuovo giovane insegnante di educazione fisica ebbe l’idea di portare il pugilato nella scuola; in fondo ad un corridoio allestì una piccola palestra con sacco e punchingball per poter far fare attività ai ragazzi, quando il cattivo tempo non permetteva di scendere nel cortile per la “solita” partita di pallavolo.
Fu Vespa ad organizzare nella nostra città i primi regolari corsi di tennis e scherma e fu sempre lui il promotore dei corsi di equitazione a Tarquinia e S. Marinella. La fantasia, l’iniziativa però non avevano certo limiti ed ecco che Vespa si rende protagonista di un avvenimento assolutamente nuovo per la città; a fine anni 50 apre la prima palestra privata dal nome significativo: “Ginnastica moderna e danza” ed iniziativa davvero rivoluzionaria per i costumi dell’epoca, che comunque non mancò di avere successo.
La prima sede si trovava in via Cialdi ed all’inizio registrò solo affluenza femminile: ragazze che finalmente avevano un posto dove poter fare ginnastica e bambine amanti della danza.
Successivamente, quando la palestra si trasferì in un locale posto accanto all’ingresso del porto, vicino a dove ora si trova Mc Donald’s, e Vespa incrementò le sue attività aprendo corsi di Judo, Karatè, ginnastica a corpo libero, e mettendo macchinari per il lavoro fisico, si ebbe anche una forte presenza maschile. Oggi la città pullula di palestre, di ogni tipo; tutte attrezzatissime con macchinari sofisticati, in grado di far svolgere qualunque tipo di lavoro muscolare, ma i “vecchi” civitavecchiesi non possono dimenticare quel piccolo locale di via Cialdi, da dove tutto ebbe inizio e dove noi ragazzini “ghettaroli” andavamo a vedere dalle finestrelle, le “signorine” che facevano ginnastica in…. pantaloncini.
Ma senz’altro l’iniziativa per la quale Vespa ha acquistato di diritto un posto importante nella storia del nostro sport è stata quella di aver portato e fatto conoscere il basket a Civitavecchia.
Era il 1947 e con l’aiuto di altre persone, conquistate dal suo entusiasmo e dalla sua passione, dette vita alla primissima squadra di quello sport che allora si chiamava “palla al cesto” e che tanta gloria sportiva darà in seguito alla città.
Naturalmente, oltre che fondatore, Vespa fu anche allenatore, giocatore e capitano di quella storica compagine, immortalata in una foto che la ritrae su quello che fu il primo campo di gioco: la piattaforma del Pirgo.
Ma è ora di tornare a parlare dell’ultima “creatura” di Aldo Vespa, il calcio femminile.
Era il 1967, Civitavecchia viveva un buon momento sportivo, la squadra di pallanuoto aveva conquistato la promozione in serie A, il Civitavecchia Calcio aveva conquistato la promozione in serie D, la squadra di Basket era riuscita a restare in serie C (impresa non da poco, considerando che quella serie era carattere nazionale) ed anche altri sport conquistavano il loro spazio di successi.
Vespa negli ultimi anni si era dedicato maggiormente alla sua, oramai frequentatissima, palestra che divideva con il suo lavoro di insegnante.
A quel tempo io scrivevo sulla pagina locale de Il Messaggero e fu proprio a causa delle sue quotidiane letture e delle interessanti riflessioni che ne seguivano, che tra me e il professore si instaurò un rapporto di cordiale amicizia che sovente ci vedeva impegnati in lunghe discussioni sportive delle quali, nel corso degli anni, non ho mancato di farne tesoro.
Nel corso di queste chiacchierate mi accorsi pian piano che Vespa aveva qualcosa in mente, la mia supposizione diventò quasi una certezza, allorché mi riferì di alcune conversazioni avute con le ragazze della palestra in merito allo sport femminile.
Capii che c’era in vista qualcosa d’importante finché un giorno mi disse: ”a Cervarè (mi chiamava così) tra poco uscirà una notizia bomba”.
E la bomba nella città scoppiò sotto forma di comunicati stampa e manifesti affissi sui muri:
”La palestra di ginnastica moderna del professor Aldo Vespa, in collaborazione con l’ottica M.Vergati, indice la prima leva di calcio femminile riservata alle ragazze dai 16 ai 20 anni…….”.
Stava nascendo un squadra di calcio femminile.
Non c’era luogo dove non se ne parlasse, i commenti – anche i più sarcastici, come potete immaginare – non mancarono, la città si divise in favorevoli e contrari.
Naturalmente all’uscita della notizia andai immediatamente da lui.
“Professore, ma come, quando ha avuto questa idea? Ha visto quanto clamore ha suscitato!”.
“Bene – rispose – vuol dire che il primo risaluto l’abbiamo ottenuto: far parlare la gente dello sport femminile, non dicevi anche tu che se ne parlava poco?”.
“Mi dica la verità, è da tempo che ci pensava.”
“Parlando di sport con le ragazze (questo l’avevo indovinato) che frequentano la palestra si sono toccati argomenti vari fino che confluivano immancabilmente nella poco diffusione del sport femminile e nelle cause che determinavano questo, finché una sera ho esposto la mia idea: dato che possiedo il brevetto di allenatore di calcio perché non fare una squadra di calcio femminile?
Sono ovviamente rimaste sorprese, ma dopo qualche giorno, superato l’impatto, mi hanno detto che l’idea era buona, incoraggiandomi ad andare avanti; ma sai Cervarè, qual’è stata la cosa che più mi ha fatto piacere? Il fatto che le ragazze, condividendo questa mia idea, hanno dimostrato di avere una mentalità aperta ben più di quanto si immagini e che lo sport femminile da noi non prende piede solo per questione di preconcetti, di mancanza di strutture e possibilità organizzative.
Sono convinto che il calcio femminile può avere un futuro, io qui, come altre volte, ho gettato il seme vedremo se il terreno è buono per farlo crescere”.
Per germogliare il seme, germogliò.
Vespa trovò anche uno sponsor e venne quindi costituito il Club Calcio Femminile Manzi Civitavecchia con Vespa allenatore, Mario Vergati presidente, Pier Luigi Remondini medico sociale, Cosma Guidoni segretaria ed in bella vista sulle maglie il marchio della Sambuca. La data di fondazione fu il 20 dicembre 1967.
A maggio del 1968 i rappresentati delle prime 12 squadre (a Roma si erano formati due club: Roma e Lazio) si ritrovarono ad Ostia per costituire la Federazione Italiana Calcio Femminile, fu redatto lo statuto e formulato il primo campionato della storia, prevedeva due gironi, le squadre vincenti si sarebbero affrontate in una finale valevole per il primo titolo italiano.
Ma torniamo alle origini della squadra, le adesioni non furono poche, in attesa di poter disporre del campo comunale per tutto l’inverno i primi allenamenti si svolsero nella palestra di Vespa, curando la preparazione fisica, teorica e svolgendo qualche allenamento di tecnica, per quello che lo spazio poteva consentire, e si iniziò a valutare i ruoli.
Con la bella stagione iniziarono gli allenamenti sul campo del Comunale.
Ma le cose iniziarono ad andare non nel verso voluto.
La prima giornata del campionato era fissata per il 9 giugno ed il calendario prevedeva che Il Club Calcio Femminile Manzi Civitavecchia dovesse incontrare il Cagliari al Comunale; mancava un mese all’inizio della serie A il club però non aveva ancora effettuato un incontro ufficiale.
Velocemente si organizzò una doppia amichevole, andata e ritorno con l’Angri (Salerno). La prima partita si giocò in trasferta il 23 maggio 1968. Le ragazze civitavecchiesi persero due a zero; risultato ampiamente scontato, data la maggiore esperienza delle avversarie. La seconda partita, al comunale, era in programma ad una settimana dall’inizio del campionato.
In città non si parlò d’altro, la novità era grande. Per la prima volta a Civitavecchia si vedevano destreggiarsi con un pallone da football le donne; la curiosità per l’evento era tanta e i civitavecchiesi accorsero in notevole numero tanto che le tribune dello stadio fecero registrare il tutto esaurito, con larga presenza femminile.
Nonostante il sostegno del pubblico le ragazze di Vespa non uscirono vincitrici, anche se la prestazione fu di certo superiore rispetto alla prima partita.
Il primo tempo, conclusosi sullo zero a zero, aveva visto la squadra civitavecchiese continuamente all’attacco e padrona del gioco. Nella ripresa l’Angri, disponendo di giocatrici molto veloci ed esperte segnò in contropiede la prima rete, per poi, poco dopo, realizzarne una seconda, favorita anche dal fatto che le ragazze locali, nel tentativo di riequilibrare il punteggio, si erano completamente sbilanciate in attacco.
Alla fine della partita le ragazze furono accompagnate negli spogliatoi da molti applausi e le due sconfitte non scalfirono assolutamente il morale delle tredici ragazze, ancora più desiderose di iniziare il campionato.
Purtroppo questo non avvenne.
La pianticella, nata dal seme gettato da Vespa, improvvisamente si trovò…senza acqua.
Se l’iscrizione al campionato era stata gratuita, ora però occorreva recepire una certa somma per coprire le assicurazioni; dirigenti e sponsor, evidentemente in disaccordo, anche su altri motivi, non se la sentirono di versare la somma necessaria e il sogno di partecipare al primo campionato nazionale di calcio rimase un sogno.
Vespa e le ragazze però non si fecero abbattere; gli allenamenti proseguirono regolarmente, ma presto si avvertì che il clima, l’entusiasmo non era più lo stesso, iniziò quel tipo di sfaldamento del quale ne vedi l’effetto, ma non riesci bene a metterne a fuoco l’origine, in questo caso ebbe molta, se non totale importanza il procrastinarsi di prospettive certe e nonostante la spinta e l’entusiasmo che cercava di trasmettere alle ragazze, anche Vespa alla fine ne fu coinvolto ed il calcio femminile pose fine alla sua breve esistenza. Era durata sei mesi.
Osservando oggi, come dicevo all’inizio, il successo, la popolarità mondiale raggiunto da questa disciplina non rimane da dire che, anche in quell’occasione, a dispetto dei denigratori dell’iniziativa, Aldo Vespa aveva visto bene.
Concludo con una nota che non può che essere amara dato che devo ricordare come, nella nostra città, persone ed avvenimenti che hanno segnato la storia dello sport, non hanno ricevuto l’attenzione che avrebbero meritato.
Ecco i nomi delle tredici storiche giocatrici:
Carla Passavanti, Chiara Guidoni, Virgilia Pampinella, Anna Cotugno, Mirella D’Anna, Antonietta Cardacci, Irene Ponterolo, Ambra Di Giovanni, Nuccia Mazzella, Letizia Macaluso, Eva Cozzolino, Stefana Liguori, Luana Tortorelli.
STEFANO CERVARELLI
Che improvviso ricordo!
D’un tratto il cuore si è aperto e la scena ha ripreso vita. Antiche comparse eccole rivivere, prender forma, agitarsi. Corro ad aprire il cassetto ed ecco le foto. Vespa tuttofare, instancabile organizzatore di tutto. Io ero nella squadra di ginnastica là dove ora è Mac Donald. L’istruttore veniva da Roma. Il nome ora non mi sovviene (qualcosa di simile a Cimnaghi, forse. Lo ricorderò).
Faceva ginnastica con noi eppoi via andava a cenare prima di ripartire per Roma.
Baccari, Samorè e tanti altri. Ci fece fare anche un saggio allo stadio il grande Vespa.
Dire Vespa significava dire sport.
Grazie per questo dono improvviso.
Le comparse rientrano piano piano nei loro camerini. La scena ora è vuota.
"Mi piace""Mi piace"
Un intervento molto godibile, in particolare per chi scendeva le scale della mitica palestra Vespa all’ingresso del porto. Io ero tra gli allievi del judo
"Mi piace""Mi piace"