Bella Ciao in Ucraina

di ROBERTO FIORENTINI
 
Il mio precedente modesto articolo sulla guerra in Ucraina ha sollevato parecchio interesse tra i lettori del blog, tanto da meritare persino un pezzo di risposta da parte dell’amica Anna Luisa Contu, che ringrazio per l’attenzione dimostratami. In realtà il mio articolo era davvero figlio di una modestissima riflessione. Partiva, infatti, dall’assunto che stiamo parlando di una guerra di aggressione, dove un Paese – la Russia – forte del secondo più potente esercito del Mondo, ha invaso e bombardato un altro Paese – l’Ucraina – indipendente ed autonomo, con una motivazione quanto meno discutibile: denazificarlo. Il fatto che l’Ucraina abbia un presidente ebreo e quindi difficilmente identificabile come nazista non ha cambiato le intenzioni dell’aggressore. Insomma la tesi del mio articolo era questa: la situazione della guerra è semplice. C’è un aggredito e un aggressore e su questo non ci dovrebbero essere dubbi. Anna Luisa ha commentato con queste parole: “Nessun dubbio, nessun interrogarsi sulle cause di questa nuova guerra in Europa,  un evento foriero, se non si userà moderazione intelligente, di ancora più tragici esiti.” Ovviamente avrebbe ragione, se questo fosse vero. Ma io non ho mai detto questo. Anzi, personalmente, vivo con un certo fastidio il clamore mediatico attorno al personaggio Zelensky e la partigianeria che ne consegue. Ma la discutibilità dei comportamenti del governo ucraino nei confronti delle minoranze russofone e l’impresentabilità degli “eroi” del battaglione Azov non possono in alcun modo intaccare la semplicità della questione. C’è un aggredito e un aggressore. Chi bombarda e chi viene bombardato. La mia modesta riflessione ha avuto, in questi giorni, ben più autorevoli sostegni. La senatrice a vita Liliana Segre, per esempio. Che ha dichiarato: “L’equidistanza non è possibile, il popolo ucraino è stato aggredito dai russi e la sua resistenza va sostenuta. Del resto sarebbe difficile in un anno come questo intonare Bella ciao senza rivolgere un pensiero agli ucraini che nelle scorse settimane si sono svegliati e hanno “trovato l’invasor”.” E persino il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita ad Acerra ha detto che, pensando agli ucraini che si sono svegliati sotto le bombe, gli “sono venute in mente – come alla senatrice Liliana Segre – le parole: “Questa mattina mi sono svegliato e ho trovato lʼinvasor“.
 
Non avrei voluto riprendere la questione ma sono stato “convinto” da un post di un altro amico, una persona che stimo come stimo Anna Luisa Contu, cioè Patrizio Paolinelli. Egli commenta in modo sprezzante la vignetta che vedete nell’articolo, esattamente con queste parole: “La propaganda tv partorisce banalità come queste. Il problema è che fanno un danno enorme.” La cifra è la medesima dell’articolo di Anna Luisa. Tutto è ben più complesso di come appare, c’è sempre un distinguo da fare, ci sono situazioni che vanno esaminate in ben altri contesti. Io credo che queste posizioni siano molto spesso originate da un atteggiamento decisamente antiamericano e antiatlantista, che ben poco ha a che fare con l’Ucraina e la Russia. Non a caso Contu si è adontata parecchio “sulla superiorità del nostro modo di vivere in Occidente e nell’ esaltazione di un eurocentrismo ed etnocentrismo che tante aberrazioni ha causato nella storia umana.” Mentre Patrizio ha addirittura scritto, in un commento al suo post, “Dovrebbero metterci la bandiera statunitense sul carrarmato”. Ebbene lo confermo e citandomi lo ripeto: con tutti i difetti che ha il nostro sistema, con tutti i limiti e le disparità, io sono contento di vivere dove vivo. E non in Russia. Oppure in un paese islamico. E capisco perché gli ucraini vogliano vivere come noi, dove ciascuno può decidere di dire qualsiasi castroneria gli passa per la testa, senza rischiare di finire in galera. O peggio. Persino gli imbecilli che a Milano hanno bruciato le bandiere USA e della Nato e fischiato le donne ucraine sul palco.
 
ROBERTO FIORENTINI
 
https://spazioliberoblog.com/