RUBRICA – “BENI COMUNI” – 7. Persone. Vittoria Calzolari: il senso del paesaggio.
Catalogo Documenti Utili: Manifesto sull’ambiente della regione etrusca. Proposta per una Carta di Manturanum (UCITuscia, Primavera 2007)
di FRANCESCO CORRENTI ♦

Era la fine di dicembre 2012. Uno dei nostri frequenti appuntamenti domenicali, questa vol-ta per commentare il bell’articolo di Francesco Erbani, uscito su “la Repubblica” del 4 di-cembre, “La Signora che creò l’idea di paesaggio”, e vedere il nuovo libro. Insieme alla Si-gnora stessa, Vittoria Calzolari Ghio, presente anche il figlio Francesco (Ghio). Con la me-stizia per il lutto dell’anno prima, il rimpianto di tanti progetti interrotti, la nostalgia di infinite piacevolissime occasioni di lavoro, di incontro e di vacanza insieme, sempre con Mario e spesso con altri amici. Lo ripropongo qui, l’articolo di Erbani.
LA SIGNORA CHE CREÒ L’ IDEA DI PAESAGGIO
Il paesaggio. L’ acqua. Il centro storico. Il territorio come un sistema. Ora che ha compiuto 88 anni, Vittoria Calzolari vede che intorno a sé si mettono insieme le tante riflessioni che hanno tessuto la sua vita d’architetta, di insegnante, di militante a favore di una città ben regolata e giusta. A lei viene dedicato ora un libro che raccoglie alcuni dei suoi principali scritti, componendo il quadro di una personalità ricca, curiosa, intellettualmente feconda. E definendo anche una specie di primato a lei ascrivibile: quello di essere stata fra i primi ad aver messo a punto una disciplina sul paesaggio, che chiama “paesistica”, e sulla sua pianificazione. È però singolare, segno di un destino che sembra iscritto nei tratti minuti e sereni di Vittoria Calzolari, il fatto che il libro esca in Spagna, sia in lingua italiana con testo spagnolo a fronte, e curato da un gruppo di suoi colleghi e allievi dell’Università di Valladolid. Il libro s’intitola Paesistica/Paisaje, l’ha coordinato Alfonso Álvarez Mora. Calzolari ha studiato a Roma, con Ludovico Quaroni e Luigi Piccinato. Poi ad Harvard, dove ha seguito l’ultimo anno di lezioni di Walter Gropius, e al Mit. Il più vivo ricordo bostoniano? «Le fantastiche biblioteche», risponde seduta in poltrona nel luminoso salotto di casa sua, ai Parioli. Il suo racconto continua con la carriera universitaria a Napoli, da dove, nel 1975, si trasferì a Roma. Qui avrà la cattedra di urbanistica fino alla pensione, ma accanto alla disciplina di base, affiancherà due corsi: Assetto del paesaggio e poi Progettazione del territorio. Intanto, a metà degli anni Settanta, la sua vita ha una svolta: il nuovo sindaco di Roma, Giulio Carlo Argan, eletto nel 1976, le affida l’assessorato al centro storico. Tre anni con il grande storico dell’arte, due con Luigi Petroselli, uno dei sindaci più amati della capitale. «Scoprii nel concreto quanto l’urbanistica fosse anche un complesso di norme e quanto, contemporaneamente, toccasse la dimensione umana». Di quell’esperienza amministrativa riemerge nella memoria la frase che ogni tanto, durante una riunione, pronunciava Petroselli: «Ora ascoltiamo la professoressa». Una specie di tributo, lui funzionario di partito assurto alla guida di Roma, verso l’intellettuale Calzolari. «Penso che i miei colleghi mi considerassero inflessibile, che il mio approccio fosse giudicato troppo accademico. A volte, entrando nella stanza dov’era in corso un incontro, mi accorgevo che, vedendomi, tutti zittivano, come se non volessero farmi ascoltare quel che dicevano. Io non avevo tanta dimestichezza con la politica». Eppure Calzolari avvia alcune politiche per il centro storico di Roma. Forse non più ripetute con quella intensità. Decide la ristrutturazione di due zone degradate: Tor di Nona, fra piazza Navona e il Lungotevere, e san Paolino alla Regola, vicino a piazza Farnese. Il metodo è quello praticato da Pier Luigi Cervellati a Bologna. Acquisizione pubblica degli edifici. Restauro, nel rispetto delle regole costruttive originali. E, soprattutto, riassegnazione degli appartamenti in affitto ai residenti, stroncando sul nascere ogni appetito speculativo. L’ obiettivo è di fermare l’emorragia di residenti dal centro storico. Se lo si accompagna alla ristrutturazione di 310 alloggi, alle 24 case protette per anziani, viene fuori un quadro di interventi sia sulla struttura fisica che sulla composizione sociale di un centro storico, rimasti di fatto con pochi seguiti. A Roma e non solo. I ricordi riaffiorano. Calzolari li rincorre con lo sguardo, tenendo stretto nelle mani il libro. L’amicizia con Antonio Cederna. La militanza in Italia Nostra. Il sostegno al Progetto Fori, la grande area archeologica da realizzare fra piazza Venezia e il Colosseo, smantellando la via dei Fori imperiali. E poi la visita in Campidoglio della regina Elisabetta, «con un tailleur giallo canarino e un grande cappello». Il viaggio con Petroselli a Boston e a New York, finito in un ballo all’Empire State Building. I lavori per Siena e per Brescia. La sua sostituzione nel 1981, sindaco ancora Petroselli, con Carlo Aymonino, che sul centro storico aveva idee diverse dalle sue. Ma soprattutto l’Appia Antica. Al grande territorio che avvolge la Regina viarum Calzolari dedica uno studio che dal 1973 prenderà la forma di una organica pianificazione. Il volume esce nel 1984, curato da Italia Nostra. L’Appia Antica, appunto, come sistema complesso, analizzato da diversi fronti disciplinari – l’archeologia, il verde, l’urbanistica. Un sistema da definire e da tutelare, nel solco di una tradizione che risaliva almeno agli articoli del suo amico Cederna contro i gangster che infestavano quel luogo con abusi e malversazioni. Che cosa fare di quello straordinario cuneo verde che si infilava nel centro della città e che aspirava a diventare un parco non poteva prescindere dalla sua conoscenza. «Un giorno», racconta, «salimmo su un pallone aerostatico e sorvolammo quel territorio, dal Campidoglio a Monte Cavo. Scegliemmo l’altezza e la velocità giuste per poter osservare tutti i dettagli e poi i dettagli nel loro insieme». L’ obiettivo era di trovare un filo conduttore tra i diversi valori espressi da quel luogo – estetici, archeologici, storici, urbanistici, naturalistici, ma non solo questo. «Soltanto se fosse nata un’immagine unitaria dell’Appia Antica, nella mente e nell’opinione pubblica, si sarebbe potuto dar vita a un parco e tutelarne l’integrità». Per questo ai suoi occhi tanta importanza aveva il recupero delle ricchissime memorie letterarie intorno a quel paesaggio. In questo contesto, anche oltre l’Appia Antica, per Calzolari assume una funzione centrale l’acqua. L’ acqua è il filo conduttore, dice, che molto spesso spiega le forme del paesaggio. È il principio ordinatore di un paesaggio che a sua volta è «la manifestazione sensibile e percepita in senso estetico delle relazioni che si determinano in un ambiente biofisico e antropico». Ma l’acqua riporta Vittoria Calzolari anche ai ricordi della prima infanzia, quando su una terrazza romana vide sciogliersi fra le mani una palla di neve.
FRANCESCO ERBANI

Fondo di documentazione archivistica e bibliografica sul tema “BENI COMUNI” – CDU
Manifesto sull’ambiente della regione etrusca. Proposta per una Carta di Manturanum (UCITuscia, Primavera 2007)
Nel momento in cui stanno per essere stabiliti i programmi in vista delle elezioni comunali, è urgente promuovere alcune linee di forza suscettibili di modificare fondamentalmente il modo tradizionale di trattare gli spazi urbani e rurali.
Noi vogliamo contribuirvi invitando i partiti, i gruppi e i candidati alle elezioni comunali a riprendere nei loro programmi le idee di questo manifesto.
Ben più che sapere se andiamo a cambiare il carattere e l’aspetto del territorio di cui abbiamo la responsabilità con grandi opere, con piani ambiziosi o con trasformazioni varie, i nostri concittadini hanno il diritto di sapere in che misura vogliamo dedicarci a conservare a noi tutti un quadro di vita accogliente, rispettoso tanto delle tradizioni e dei valori del passato quanto dell’uomo di oggi.
Questo manifesto non entra nei dettagli, non propone nemmeno l’insieme delle soluzioni da raccomandare al fine di migliorare la qualità di vita nel nostro ambiente urbano o rurale.
Propone però alcune realizzazioni che avranno un potere di impulso e un effetto moltiplicatore.
Se tutti i comuni vorranno dedicarsi a lavorare in questa stessa direzione, molto presto l’evidenza apparirà: il nostro paese avrà finalmente una politica coerente e umana sia per l’assetto del territorio, sia per la protezione dell’ambiente naturale e il risanamento dell’ambiente costruito esistente, sia per la conservazione dei monumenti e di ogni testimonianza superstite del patrimonio storico, tutte risorse irripetibili per la creazione di ogni ipotesi di sviluppo sociale ed economico per il futuro.
La città a scala umana, l’ambiente urbano e rurale a misura d’uomo: un programma urgente e fondamentale, che in passato abbiamo troppo trascurato.
Il periodo 2007-2013 sarà, se lo vogliamo, quello del contesto vitale della sua qualità e della sua compiutezza umana.
A
La conservazione integrata del patrimonio culturale, dei monumenti e del contesto ambientale
- I nostri Comuni completeranno l’inventario di tutte le costruzioni interessanti avente un valore architettonico, storico o culturale. Utilizzeranno questo inventario come una delle basi della loro politica di protezione.
- I nostri Comuni stabiliranno gli elenchi di tutti i monumenti da vincolare e di tutti i siti e paesaggi naturali e urbani da proteggere.
- I nostri Comuni stabiliranno e applicheranno delle norme di urbanistica che devono al tempo stesso conservare il carattere architettonico della città e controllare le plusvalenze di terreni e immobili, causa principale dell’abbandono involontario e della demolizione di costruzioni di valore storico ambientale.
- I nostri Comuni s’impegneranno a conservare tutti gli edifici di valore storico-ambientale anche se non ancora vincolati, con una regolamentazione e una politica appropriate che offriranno le migliori possibilità di adattamento a delle funzioni contemporanee.
- I nostri Comuni organizzeranno con l’Ufficio Consortile una “Cabina di regia” formata dagli enti preposti alla tutela ed è esperti per lo studio delle azioni di tutela.
- I nostri Comuni provvederanno a coordinare all’interno degli assessorati competenti sull’urbanistica, sul territorio e sull’ambiente le specifiche responsabilità e le attribuzioni della “conservazione integrata”.
- I nostri Comuni si impegneranno con tutti i mezzi a promuovere una politica di conservazione e quindi:
- si avvarranno delle risorse scientifiche offerte dall’Ufficio Consortile per fornire agli uffici delle città consigli e pareri;
- organizzeranno il dialogo con la popolazione per favorire una migliore partecipazione;
- stimoleranno l’attività di gruppi e associazioni che abbiano per scopo la conservazione dei monumenti e la salvaguardia dell’ambiente naturale;
- sosterranno moralmente, tecnicamente e se è possibile finanziariamente le iniziative di restauro e di riqualificazione intraprese dai proprietari.
- I nostri Comuni daranno essi stessi l’esempio della buona conservazione, destinando una parte delle loro risorse all’acquisto, al restauro e alla riqualificazione delle costruzioni di valore storico ambientale trascurate o abbandonate.
- I nostri Comuni si sforzeranno di offrire il campo d’azione più ampio possibile a tutti gli specialisti del restauro – architetti, restauratori, imprenditori, artigiani e operai – e cureranno in ragione dei loro mezzi di costituire un servizio intercomunale di specialisti come muratori, falegnami, scalpellini, stuccatori, pavimentatori, carpentieri e altri esperti di tecniche edilizie tradizionali, promuovendo la formazione e l’aggiornamento professionale.
- I nostri Comuni adotteranno norme e criteri per migliorare il carattere della città con riferimento a ciò che concerne i materiali e gli intonaci, i colori, le vetrine e le mostre, i pannelli pubblicitari e le insegne, i cavi di raccordo d’ogni tipo, gli apparecchi di ventilazione e di condizionamento dell’aria e tutti gli elementi che incidono sull’immagine della città.
Inoltre, i nostri Comuni prenderanno essi stessi iniziative per migliorare l’aspetto e la qualità dell’ambiente costruito, iniziando da ciò che riguarda l’arredo urbano, il rivestimento stradale, il miglioramento degli specchi d’acqua e delle zone di verde e la tempestiva manutenzione degli spazi e degli edifici pubblici, avendo cura di individuare materiali e soluzioni progettuali di elevate prestazioni qualitative e di alto valore estetico e formale.
Avranno anche cura di tutelare il patrimonio immateriale costituito dalle tradizioni culturali del territorio e dalla memoria civica, per mantenerne l’identità e lo sviluppo coerente.
i nostri Comuni aspettano dalle autorità governative:
- adeguate misure per far fronte all’emergenza determinata dai cambiamenti globali e climatici;
- mezzi finanziari più consistenti, parallelamente all’aumento del numero di monumenti e di siti schedati, per la loro manutenzione e il loro restauro;
- il sostegno e l’assistenza permanente delle attività di sensibilizzazione della cittadinanza avviate a livello locale.
B
Una città a misura delle persone, a iniziare da quelle più deboli
- I nostri Comuni faranno del rinnovo dell’ambiente costruito – urbano e rurale – uno degli obiettivi principali della loro azione e vi dedicheranno i mezzi finanziari necessari.
- I nostri Comuni stabiliranno un piano strutturale che permetterà di porre in essere una politica sufficientemente a lungo termine, finalizzata al migliore assetto del territorio e alla ripartizione equilibrata e armoniosa delle diverse funzioni.
- I nostri Comuni stabiliranno dei piani direttori precisi e dettagliati, in cui il rigore delle previsioni si affiancherà alla flessibilità nell’esecuzione.
- I nostri Comuni si dedicheranno a promuovere l’habitat prima d’ogni altra funzione e avranno cura prioritariamente di migliorare l’ambiente esistente e di conferire ad esso tutte le possibilità di buon uso, aumentandone le dotazioni e la qualità, l’accessibilità per tutti e la fruibilità collettiva, la qualità architettonica e l’armonia delle forme dei materiali e dei colori.
Questo sforzo sarà realizzato con priorità nelle zone urbane, contrastando così il consumo di suolo per le costruzioni sparse nelle campagne prive di adeguate infrastrutture. In questa politica dell’habitat, imperniata sulla riqualificazione, i nostri Comuni privilegeranno gli alloggi di tipo sociale, prendendo le misure appropriate affinché l’agenzia per l’edilizia residenziale, le commissioni competenti e l’iniziativa privata si orientino nella stessa direzione.
- I nostri Comuni metteranno in pratica le raccomandazioni del Consiglio dei ministri del Consiglio d’Europa e destineranno altrettanti mezzi finanziari sia alla conservazione e al restauro delle costruzioni e dell’ambiente costruito esistente sia alle nuove costruzioni e alle nuove infrastrutture.
- I nostri Comuni eviteranno di concentrare i loro sforzi esclusivamente sull’uno o sull’altro “settore di salvaguardia” ma prenderanno in carico l’intero ambiente costruito allo scopo di migliorarlo nel suo insieme.
- I nostri Comuni si opporranno a qualunque trasformazione che dia preponderanza o eccessiva presenza all’una o all’altra funzione e privilegeranno sempre la scala umana. Nell’ottica dei consorzi tra Comuni, ciò implicherà che essi avranno come obiettivo il decentramento e la diffusione dei servizi, la loro diversificazione e la compenetrazione delle funzioni.
- I nostri Comuni studieranno i problemi di circolazione e di traffico, elaborando una strategia che tenderà ad adattare il trasporto alla città e non la città al trasporto. Questa strategia implicherà una priorità da dare ai trasporti collettivi, nonché una politica di dissuasione della penetrazione delle auto private nel centro storico e nel cuore dei centri urbani minori.
- I nostri Comuni organizzeranno delle zone urbane – centrali e periferiche – interamente restituite ai pedoni, così da ricreare i luoghi di incontro e di scambio necessari alla vita di una Comunità.
- I nostri Comuni organizzeranno i loro uffici dell’urbanistica e dell’assetto del territorio in modo che la loro scelte e direttive siano orientate prevalentemente al miglioramento delle opere pubbliche e dei servizi urbani. Al fine di dare a questa scelta tutto il peso politico necessario, i nostri Comuni si impegneranno a subordinare le scelte concertate dei loro assessorati per l’ambiente per l’urbanistica e per la riqualificazione urbana e tutte le attività finalizzate all’assetto del territorio alla preventiva concertazione nell’ambito di conferenze interregionali interprovinciali e intercomunali organizzate con le rispettive Regioni e Province, dall’Ufficio Consortile Interregionale della Tuscia, così come già positivamente praticato nell’attuazione del PRUSST “Patrimonio di San Pietro in Tuscia ovvero il Territorio degli Etruschi”, nella conduzione degli studi con la Regione Lazio, la Provincia di Roma ed i Comuni dell’Area di programmazione integrata “Litorale Nord” per l’elaborazione del programma e nella redazione del “Progetto pilota della Regione Lazio” (Medisdec-Stratmed).
Essi cureranno, inoltre, di dare adeguata diffusione pubblica alle iniziative in corso di studio e ai loro risultati previsti, dedicando spazi e tempi idonei ad organizzare il dialogo con i cittadini ai fini di permetterne la partecipazione.
I nostri Comuni aspettano dalle autorità governative:
- una nuova politica nazionale, regionale e provinciale sull’assetto e sul governo del territorio, con l’emanazione tempestiva della legge di principi;
- una politica dell’ambiente costruito e dell’urbanistica, che guidi sia i programmi delle opere pubbliche sia gli investimenti privati, secondo scelte subordinate alla valutazione strategica preliminare dei risultati;
- una ridistribuzione consistente delle risorse finanziarie della collettività, al fine di destinarle prioritariamente all’ambiente costruito e, tra l’altro, al miglioramento dell’habitat esistente, incentivando il risparmio energetico e l’uso di energie alternative, di tecnologie innovative, di criteri e materiali costruttivi ecocompatibili e di sistemi di perequazione e di equità distributiva;
- un’attività di sensibilizzazione e di formazione, allo scopo di modificare le mentalità non solo della popolazione, ma soprattutto dei responsabili a tutti i livelli.
Il Manifesto sull’ambiente della regione etrusca è stato redatto, in una prima edizione, nell’aprile del 2006 nella sede di Civitavecchia dell’Ufficio Consortile Interregionale. Questa seconda edizione è stata riveduta e corretta in base ad approfondimenti interni ed alle osservazioni pervenute e viene proposta al pubblico per ulteriori suggerimenti. Gli scopi principali di questo Manifesto sono:
- la promozione di tutte le iniziative finalizzate alla salvaguardia del patrimonio architettonico e culturale nel senso più ampio;
- la conservazione, il recupero e la riqualificazione dell’ambiente naturale e dell’ambiente costruito esistente e la ricerca dei mezzi per ottenerli;
- la promozione del “diritto all’architettura” di tutti cittadini, inteso come incentivazione da parte degli enti pubblici della qualità progettuale e della professionalità e come rifiuto – attraverso misure disincentivanti – del degrado culturale, del depauperamento ambientale e urbanistico, del disimpegno tecnico;
- la mutua assistenza delle città e dei comuni nella realizzazione dei loro scopi e la loro collaborazione al fine di ottenere una politica nazionale dell’ambiente costruito coerente ed efficace;
- l’informazione e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dei responsabili, incentivando la più ampia consultazione e concertazione nelle scelte, attraverso il ricorso all’Ufficio Consortile Interregionale della Tuscia e agli uffici associati per la promozione e la diffusione di normative e procedure comuni, di buone pratiche gestionali e del risparmio di risorse.
Questo Manifesto si ispira al Manifeste sur l’environnement bâti pubblicato nel giugno 1976 dalla Association des Ville Historiques de Belgique. A trenta anni da allora, se ne ripropongono le finalità – sempre attuali – alle amministrazioni della Tuscia.
Dal 1998 l’Ufficio Consortile Interregionale della Tuscia si dedica ad attuare il programma stabilito nell’Accordo quadro attraverso le attività d’istituto ed a promuovere i suoi scopi per mezzo di studi, pubblicazioni, riunioni, mostre e soprattutto con l’aggiornamento continuo dei responsabili politici e tecnici a tutti livelli di assunzione delle decisioni.
Più ampie informazioni sull’attività dell’Ufficio Consortile Interregionale della Tuscia possono essere ottenute presso le sedi di Civitavecchia, Viterbo, Soriano nel Cimino, Orvieto e Pitigliano e presso la sede operativa di Roma.
Concezione grafica originale: Design-team, Antwerpen (L. Mestdagh et A. De Vijlder). Adattamento grafico: UCITuscia (F. Correnti).
Il Manifesto è stato distribuito al pubblico in occasione del Convegno internazionale di presentazione del progetto «Landsible: Integrated Landscape Park. A plan for an innovative and responsible landscape governance of “marginal” areas» per il Parco regionale Marturanum, Sala Sant’Angelo. Barbarano Romano, 16-17 marzo 2007.
© Copyright 2007 by UCITuscia – Dir. gen. rup arch. Francesco Correnti – OC/Edizioni del CDU.
FRANCESCO CORRENTI
Didascalie delle illustrazioni della presente puntata della Rubrica Beni comuni:
– Figura 1: La Corsica da una insenatura dell’Isola d’Elba (foto FC, settembre 2007).
– Figura 2: (dall’alto, da sinistra a destra) Vittoria Calzolari alla presentazione della seconda edizione di Chome lo papa uole… di FC in due volumi, presso la sede della Fondazione CaRiCiv, il 23 marzo 2006; una veduta della mostra “Progettare in Comune” nel foyer della Sala consiliare “Renato Pucci” a Civitavecchia, il 2 febbraio 2006; il pieghevole del Manifesto della regione etrusca, marzo 2007; la copertina del volume Storia e natura come sistema di Vittoria Calzolari, Roma 1999; una riunione del gruppo di lavoro “Porti e stazioni” (Architetti Raffaella Carli, Luisa Curella, Alessia D’Amico, Ester Fanali, Elisa Fochetti, Monica Galeotti, Michele Galice) con i tutor Prof. Ing. Mario Ghio e Prof. Arch. Vittoria Calzolari e il RUP FC, Sede USTer, Civitavecchia, 6 ottobre 2005; Vittoria Calzolari e il curatore della presente rubrica FC, a Roma il 30 dicembre 2012; la copertina del volume Paesistica/Paisaje di Vittoria Calzolari, Valladolid 2012.
Gropius… Argan, Cederna! Il modo di trattare gli spazi urbani e rurali. Quanta scrittura!
Grazie Architetto urbanista
Paola
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Grazie, prof. Paola Angeloni, grazie per il commento. Oggi, le parole, immagini, ricordi, che cerchiamo di portare all’attenzione di qualche contemporaneo, sono “segni di vita” (in attesa del tempo in cui non si daranno più “segni di vita”) e sondaggi di verifica. Se valga la pena di continuare. Reazioni, tra i vari “colleghi” o tra i tantissimi ex qualcosa, al ricordo dell’architetto urbanista Renato Amaturo, notissimo a tanti? al momento nessuno… Eppure, quanti hanno frequentato la scuola nei suoi “edifici scolastici”? o abitato nelle sue case?
Ho piacere che su Vittoria Calzolari, architetto/architetta urbanista e paesaggista, almeno un commento ci sia stato, ma mi spiace che nessuna delle giovani (allora) persone che frequentarono i nostri corsi legga SpazioLiberoBlog e abbia scritto qualcosa per ricordare quelle giornate interessanti, entusiasmanti, divertenti, appaganti… Che ci portarono non a qualche risultato teorico o utopico, ma a produrre progetti che hanno ottenuto – in gare a livello nazionale e internazionale – notevolissimi finanziamenti e che poi abbiamo realmente realizzato. Opere pubbliche, studi e ricerche pubblicati in mostre e testi scientifici, seminari a Civitavecchia, Viterbo, Orvieto, Pitigliano e in facoltà a Roma, beni comuni!!! e dopo di quello, aprés nous…, il nulla. Nulla di autentica compartecipazione e sinergia tra pubblico (comune) e cittadini. Quel dommage!
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