IL CASO DEL BIODIGESTORE
di TULLIO NUNZI ♦
Il caso del biodigestore mi ha fatto venire in mente il bipensiero di GeorgeOrwell: un meccanismo mentale che consente di ritenere vero un concetto ed il suo opposto, a seconda della volontà del partito, dimenticando il cambio di opinione e perfino l ‘atto stesso del dimenticare.
Non sono un politologo, ne ho mai frequentato a livelli superiori la politica, quindi ho una visione da semplice cittadino .
Poiché il territorio esprime tre consiglieri regionali ,provo a interpretare le posizioni in base alle loro esternazioni sulla stampa. C’è chi per principio non e’ contrario al biodigestore, purché venga rivista la quantità;120 mila tonnellate effettivamente sono una quantità abnorme, assurda per un territorio già devastato da 70 anni di servitù energetiche. Esperienza mi dice che forse solo questa potrebbe essere una soluzione, perché ormai la decisione è stata presa, e senza una mobilitazione consistente e rilevante dovremmo acconciarci a questo.
C’è chi invece fa capire della impossibilità di un intervento politico, in quanto all’interno della stessa amministrazione ci sono lobby o poteri forti che hanno indirizzato verso questa scelta. Se così fosse la scelta dovrebbe essere immediata e consequenziale, altrimenti si può pensare che si inventano complotti, perché non si vuole accettare o non s può cambiare la realtà.
Poi c ‘è la posizione di lotta e di governo, per cui si partecipa alle manifestazioni contrarie al biodigestore, pur condividendo le responsabilità , in quanto appartenente allo stesso partito dell’assessore alla transizione ecologica, che a mio avviso ha in questo caso le responsabilità più grandi. E nonostante sull’ambiente ha sempre avuto uscite e funzioni oracolari. Ovvio che ci troviamo davanti allo sbandamento della politica incapace di ascoltare i territori, di discutere e confrontarsi con i territori, associazioni e cittadini.
Ne ci si può nascondere dietro alla baggianata della conferenza dei servizi autonoma. Le decisioni non debbono essere affidate al rispetto delle regole, ma alla responsabilità della politica.
Il problema non è tecnico ma politico ed il fatto che alla regione Lazio ci sia una giunta di sinistra, ed al comune di Roma altrettanto, mi fa pensare che la consapevolezza di essere i migliori ,forse dovrebbe essere un po’ rivista.
A meno che non si tratti di una conventio ad excludendum anzi ad puniendum verso un territorio specifico, incapace di farsi rispettare, o alzare la voce o battere i pugni.
Temo che ci sia sconforto e rassegnazione, in particolare per chi come me , ha sempre pensato ad uno sviluppo turistico, attento custode del territorio e alternativo a quello energetico.
Non credo ci saranno modifiche e temo che si farà il biodigestore con 120 mila tonnellate, a meno che non ci sia una sollevazione popolare, forme di protesta che portino il problema alla rilevanza nazionale. Ma per ora non vedo grandi proteste .
Firmerò la petizione popolare, ma se non si coinvolgeranno cittadini associazioni forze sociali temo che la battaglia sia persa. Siamo un paese che ha avuto la controriforma senza avere avuto nessun tipo di riforma: per cui le cose si aggiustano sempre. Basta definire le appartenenze.
E poi ad ogni finta rivoluzione succede sempre una restaurazione, non finta ma purtroppo vera.
TULLIO NUNZI
Credo tu abbia ragione…. Siamo molto più attenti nel ribadire l’appartenenza che non alle cose concrete come, credo, siamo molto più attenti ai proclami ed agli annunci che all’effettiva valenza dei provvedimenti. Qualcosa in questo senso mi viene da ricordare: un episodio di costume, ad esempio, pochi anni fa si inaugurò la riapertura della fontana alla marina… per poi richiuderla dopo poco… (un esempio fra tanti anche ben più corposi) alla stessa stregua l’importante è dichiararsi contrari al biodigestore salvo poi lavarsi le mani quando questo viene autorizzato.
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Considerazioni amare ma purtroppo niente affatto infondate.
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Tullio ho letto… e ti rimando, come risposta, alla conclusione del mio commento a Simonetta Bisi.
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