IL DIVORZIO

di CARLO ALBERTO FALZETTI

Il territorio che ci ospita non gode di buona salute. Proviamo a liberare un po’ di fantasia. Immaginiamoci il punto di vista della natura. Un gioco tranquillo per riflettere sullo spazio accogliente.

Ma, attenzione la favola bucolica ha una sua morale, come sempre.

Pietraforte accarezzato dall’onda placida, addolcito dalla brezza, oltraggiato dalla furia dei marosi, abitato dalle erbe marine, un  giorno si trovò accanto una scheggia di grigia trachite, capitata lì per un gioco della natura, lontana dalla montagna tolfetana.

Ed avvenne il dialogo.

Trachite parlò di Ombre remote sparse nel Monte tutte concentrate nel cavar fuori il metallo dalla terra, a fonderlo, a selezionarlo ,a portarlo lungo antichi tratturi fin verso il Mare.

Si raccontava di una nuvola gravida di lava ardente. Si raccontava di un tumultuoso atterraggio della nuvola che s’era fusa col vecchio  suolo sedimentario e della nascita di alunite, caolino, solfuri di ferro e di piombo . Si raccontava del grande dono offerto dalla Montagna alle Ombre .

La Montagna  era sovrana, il Mare  suo fedele collaboratore porgeva alle Ombre i suoi fitti approdi  cavati nella pietra marina.

Poi spettò a  Pietraforte di parlare . E disse che un giorno tutto venne sovvertito. Il Mare prese il dominio. Le nere rocce marine servirono alle Ombre per fare un  grande porto . La Montagna si ridusse ad essere solo una quinta che forniva un segno di riconoscimento alle Ombre naviganti in mare.

Poi fu il turno di Trachite e disse che il Mare aveva perso il suo splendore e la Montagna  languiva  rammentando i tempi gloriosi. Ma poi d’un tratto, il pendolo gravitò verso essa e, così dicendo, la trachite sorrise gioiosa. Ora la Montagna  partoriva un nuovo figlio, l’alunite biancastra ed il Mare  rinasceva grazie ad essa. La trachite sembrava presa d’incanto e l’antico legame si riaccese.

E continuarono ”Se solo le Ombre sapessero  quanto ci siamo rincorsi per prevalere l’un contro l’altro. Se solo la gente sapesse come siamo stati sempre legati in questo gioco d’amore.

La trachite, la grigia, sussurrò a pietraforte, il nero, “ Chi mai saprà quanto siamo legati? Che mai saprà del nostro segreto d’amore?”

E fu così che pietra forte iniziò a svelare ciò che da sempre  sapevano. E fu così che narrò di quell’effetto che dalla misteriosa Colchide prende nome  quando la brezza del Mare gravida di umore acqueo incontra la Montagna e ,cedendo alla gravità, sparge quale seme fertile quell’umore sulle piante, sul bosco, sulle foglie della farnia, del farnetto, del rovere e della roverella e della sughera , del leccio, del faggio. “ Sono io col mio Mare che ti fecondo mia dolce trachite”.

Ma la trachite non volle essere da meno in quel mormorio d’amore. “ Il mio umore, pietraforte, io ti dono, da sempre palpitando. Sono io che ti scaldo con le acque solforose che vengono dal profondo del mio ampio ventre. Sono io che ti dono la mie acque dolci che entrano nel tuo salmastro corpo. Ed il Lenta, il Verginese, il fosso Cieco, il Costa Grande, il Melledra, il Freddara, il Castelsecco, il Quartaccio, il Marangone, il Rio Fiume ed il Mignone ,che tanti di essi raccoglie, tutti fossi di dolce acqua per farli giungere a te.”

“Ed oggi come siamo ridotti?”  Si dissero languidi dopo aver narrato degli eventi delle Ombre . “ Non c’è nessun primato. Mare e Monte sono per sempre separati dopo secoli di solidarietà e d’amore”..

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Proviamo a pensare che cosa avrebbe significato legare fortemente e funzionalmente il Mare al Monte attraverso la realizzazione del Parco dei Monti della Tolfa che un tempo si progettò ma la volontà politica non volle, favorita in ciò da una secolare assenza di capitale sociale. Eppure,  sussistevano e tante condizioni favorevoli: morfologia, geologia, mineralogia, industrie estrattive di portata storica, habitat particolare del faggeto, specie vegetali favorite da particolari condizioni microclimatiche e pedologiche, vegetazioni ripariali, popolazione faunistica favorita da una forte diversificazione ambientale, archeologia di elevato livello per il periodo protostorico. Il tutto a pochi chilometri da Roma ed il tutto dotato di un porto, autostrada e ferrovia.

Un vincolo.! Ecco che cosa avrebbe presentato. Un vincolo da esibire per qualsiasi “intrusione” non ecologica.

Certo la svolta Enel ha creato posti di lavoro, benessere per molte famiglie.

Ma si poteva pensare in modo diverso attraverso opzioni del tutto alternative a Civitavecchia città dell’industria elettrica? Davvero l’unica fonte di reddito sociale è l’industria elettrica? Davvero un alternativa fondata su una economia turistica ed  ambientalistica è solo “il sogno di un ombra”?

La svolta Enel si è posta come condizione permissiva del negativo vanificando ogni possibilità di disporre di vincoli per impedire il degrado . La conseguenza coerente è che non esistendo impedimenti tutto è potenzialmente permesso. Il Monte non è vincolo .Il Mare non è vincolo

Ed è per questo che si può con tranquillità alle pendici del Monte organizzare un deposito di materiale militare nocivo e, forse, anche radioattivo. E’ per questo che l’inquinamento portuale non trova mai una soluzione. E’ per questo che l’Enel ha per decenni imposto il costo sociale (“diseconomie esterne” non compensate). E’ per questo che la Regione può pensare di collocare in quest’area i rifiuti solidi urbani della metropoli. E’ per questo che si può ciò che si vuole dall’esterno.

La storiella bucolica ha una sua morale.

CARLO ALBERTO FALZETTI