La Frasca, un tranquillo rifugio delle nostre infanzie
di VALENTINA DI GENNARO ♦
La mia infanzia l’ho passata sui tre gradini di questa casetta. Quelli che in questa foto non si vedono, ma che guardano verso il mare.
In mezzo agli scogli che separano per pochi metri la casa dal mare, crescevano dei fiori rosa che sembravano di carta, spolverati di sale.
Su quei tre scalini ho contato spine di ricci, tentacoli di polpi, ho guardato il mare, mio padre lontano a pescare finché non ho avuto l’età per raggiungerlo. Lunghe nuotate a perlustrare il fondo. La pelle scottava sulle spalle. Mia madre su una sdraia bordeaux scrutava l’orizzonte e malediceva mio padre con la mano in bocca, se ci vedeva troppo lontano.
Scalza ho imparato a camminare qui sopra, la sabbia mi crea instabilità ancora adesso.
La sera, al tramonto, la doccia attaccata al muro esterno della casa, acqua bollente tutto il giorno al sole, e poi di nuovo ad asciugarsi sugli scalini, per non sporcarsi di nuovo.
La strada verso il bar, ora una manciata di metri, a me, piccola com’ero, sembrava un viaggio.
La musica era Gianna Nannini che cantava America e Fotoromanza.
Arrivavamo su una vespa Piaggio rossa. Mio padre ed io, passando per la strada di Diabolik, mi metteva in piedi davanti con le mani al centro del manubrio, i suoi occhiali da sole grandi sugli occhi che mi calavano sul naso.
Insomma, come adesso.
La Frasca prima di essere un monumento naturale, naturale ed archeologico è il monumento delle infanzie dei e delle civitavecchiesi, il rifugio tranquillo delle nostre poche età.
La fiducia totale: nessuno ci avrebbe fatto del male su quegli scogli, all’ombra dei suoi pini. Famiglie e comunità si ritrovano sulle sue lingue di cespugli bassi.
Un luogo della memoria, dei respiri a pelo d’acqua. Di Primo Maggio e primo bagno della stagione.
Il battezzo delle morzate, del mare conosciuto a memoria eppure da imparare da capo, dopo ogni mareggiata.
La primavera delle scampagnate e delle margherite da raccogliere, l’inverno per appartarsi. In autunno no, l’autunno non esiste da noi. L’estate. Le estati che non finiscono mai.
VALENTINA DI GENNARO
Valentina, per chi è nato e cresciuto a Civitavecchia, leggendo il tuo articolo, è inevitabile evocare ricordi, anche se ormai lontani, che appartengono alla mia adolescenza e sono legati agli affetti più cari. Già solo per questo la Frasca andrebbe tutelata e curata.
Enrico Iengo
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Quante belle corsen lungo il mare e nella pineta! Ora ci vado a camminare, il posto più bello per farlo.
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