“LE PROMESSE DELL’EQUINOZIO” DI CARLO ALBERTO FALZETTI – SENZA PERCHÈ
di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦
Avignone, primavera del 1308. Commedia in unico atto.
PAPA. Dunque sei tu la pseudomulier di Valenciennes eretica e relapsa, autrice di un libello pestifero ed irto di eresie, errori e di proposizioni male sonantes? Non hai tu paura della collera di Dio?
MARGHERITA. Santità perché non smetti di borbottare su Dio?
PAPA. Preferisci che ti consegni al tormento? Frena la lingua, femmina!
MARGHERITA. Se io dovessi pregare per la mia incolumità, se io dovessi implorare per la mia salvezza, allora la salute e la salvezza sarebbero il mio Dio!
PAPA . Anche i demoni in certe circostanze sono obbligati ad abbassare la cresta, femmina impertinente.
MARGHERITA. La Chiesa ha tolto al corpo sacerdotale le mogli ma il demonio ha procurato loro le “sorelle”. Ed io, Santità, sono una specie di sorella.
PAPA. Bada, la mia pazienza ha un limite. Presto il tribunale annichilirà con il corpo la tua perduta anima, pinzochera saccente.
MARGHERITA. Santità, ti prego usciamo fuori nel giardino. Il sole placherà le nostre animosità.
PAPA. Ti sia concesso. L’aria gioverà alla tua presunzione.
MARGHERITA. Vieni, osserva, Santità, questa rosa. La rosa è senza perché, fiorisce perché fiorisce. A se stessa non bada, che tu la guardi non chiede. Ecco, Santità, abbassati. Stendiamoci su questo prato.
PAPA. Tu stai impazzendo. Tuttavia…..il sole è così caldo ed io sono così stanco. Nessuno può vedermi.
MARGHERITA. La verità spesso dipende da come si osserva il mondo. Ora siamo in pieno contatto con la natura. Siamo in terra tutti e due, umili , stiamo perfettamente in compagnia con l’humus. Noi ora riusciamo a vedere dalla parte della natura. E, forse, è come vedere sub specie aeternitatis.
Guarda , Santità! Guarda. quanti fili di erba, ognuno differente dall’altro. Ecco ora siamo come bambini. I nostri occhi vedono come non potevano vedere prima.
PAPA. Che cosa vuoi significare con “senza perché”?
MARGHERITA. Il finalismo senza fine, Santità. Il mondo come ci appare, senza rivestirlo di significati, di menzogne, di speranze, di volontà.
Ecco, ora tu sembri veramente un fanciullo disteso sull’erba. Tu, ora, puoi vedere il mondo senza un perché. Accoglierlo come esso si presenta. Noi, Santità, non possiamo permetterci di superare il limite. Dobbiamo accogliere la vita per come essa è senza pregiudizi e senza finalità. La vera formula della vita è non volere nulla. Vedi ora siamo in una situazione di umiltà, simili all’humus della terra, sdraiati sul prato verde. Guarda come il mondo ti viene incontro, senza uno scopo, senza un fine.
PAPA. Riconosco la serenità del momento ma dietro tutto c’è Dio.
MARGHERITA. Fermati!
Non oltrepassare il limite. Non rivestire il mondo della tua volontà, delle tue attese, del tuo “io goloso”, di essere sempre per l’eternità. Non volere, non superare il limite. Accetta la necessità, accetta il dominio delle cause naturali. La rosa fiorisce perché fiorisce. Punto e basta!
Se solo potessimo abbandonare la volontà. Non avremmo più lotta per la sopravvivenza, ricerca del potere, del denaro, della brama, dell’aldilà. E’ il nostro io che macchia tutto, che ci impedisce di vedere il mondo come si offre spontaneamente.
Pensa, Santità, non avere più affanni che non siano quelli della quotidianità, dell’aver fame, sete, bisogni corporali, cura dei malori. Senza più volere il potere, volere più del dovuto, senza più invidia, gelosia, antipatia, brama. Pensa, Santità, accettare ogni giorno per quello che è, un miracolo. Il miracolo di essere, di respirare, di ascoltare, di vedere, di gustare, di avere la vita e di permettere ad altri la vita.
La felicità, Santità. La felicità non è avere ma sentirsi in vita. Ora tu sei felice perché steso su questo prato a contemplare la vita che vive attorno a te. Non hai più potere di questo filo d’erba che cresce. Sei come questa rosa che fiorisce senza altro chiedere. Sei in vita e questo basta, capisci?
PAPA. Riconosco qualcosa di vero in ciò che dici. Riesco a percepire una bellezza, un armonia che non vedevo prima. Tu dici di accettare la necessità. Di togliere quel velo che ognuno di noi pone nelle cose offuscandole. Certo, forse comincio a capire. Ma pensa che dramma sarebbe per il potere costituito. Andare girovagando dicendo che ogni giorno basta a se stesso, che non si deve essere in ansia per il domani. Parole sante, ma che grande guaio per le istituzioni. Figlia mia ravvediti. Nonostante tu sia una femmina ragioni come uomo e ciò non può che procurarti seri guai.
Alziamoci! Io devo attendere alle mie opere, al mio lavoro, a ciò che è concreto. Mi hai dato un frammento di serenità, lo riconosco ma ora basta.
Abbi la mia benedizione, se potrà bastarti, figlia mia, se potrà bastarti. L’Inquisizione, la Santa, dovrà chiederti molto e tu, certo, non potrai più disporre della libertà che ti ho concesso. Figlia mia, forse diletta, ma di certo derelitta.
. . .
Margherita dopo un processo durato 2 anni venne bruciata viva. Ma allo strazio del corpo seguì, evento ancor più drammatico, la damnatio memoriae. Si fece del tutto per non attribuire il suo libro (Le Miroir) a lei: non poteva chi possiede vagina possedere un impianto neuronale di genere maschile. Solo nel 1946 si riuscì ad attribuire il testo a Margherita(dopo 636 anni).
Il racconto di pura fantasia è un ricordo di MARGHERITA POIRETE. I versi sulla rosa senza perché sono tratti da un distico di ANGELUS SILESIUS.
Migliaia furono le “femmine” che tentarono di “imitate” il maschio nel ragionare attendando al potere dell’androcrazia. Il potere reagì spietatamente finché fu possibile. Ora la lotta s’è fatta più ardua ma non s’è spento l’antico ardore.
CARLO ALBERTO FALZETTI
Il nostro mondo avrebbe un gran bisogno del miracolo della gratuità tanto semplicemente e profondamente colto da Margherita ed espresso con tanta poesia dalle tue parole.
P.S. Carlo, mi emoziona ancora ricordare quando tu ed Ettore mi avete chiesto di prestarle la mia voce a teatro
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Vero, Lucia, fu una serata emozionante e intensa. Lo specchio delle anime semplici è un testo di grande forza spirituale.
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Ricordo la voce di Lucia a teatro nel dire l’indicibile ed ora nelle parole di Carlo il discorso sulle qualità, “non il perché ma il come”.
“La Rosa fiorisce perché fiorisce”, solo una tautologia che non dice nulla di nuovo. Afferma Wittgenstein: Non darlo per scontato, ma pensa.
Anche una scrittura esuberante, quale è quella di Margherita Porete cade in un paradosso l’impossibilità di parlare di Dio.
“Desiderare, errare, aspettare a lungo
quella primavera, che è l’Amore stesso..”
Io “penso” che sia il discorso amoroso.
In Margherita la capacità di prendere la parola e fissarla anche per noi, in un gioco linguistico con Margherita e Carlo partecipi.
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