“CRONACHE DALLA TERRA DI MEZZO” A CURA DI PIERO ALESSI – LO SVILUPPO DI CIVITAVECCHIA
di TULLIO NUNZI ♦
Ho letto con molta attenzione l’articolo di Antonio Cozzolino, ”lo sviluppo di Civitavecchia sembra quasi una leggenda”.
Articolo da condividere ,in particolare quando si sottende molto spesso l’influenza che ha avuto l’Enel nelle scelte di politica industriale di questa città’,(aggiungo io i sonori schiaffi che ha dato spesso alla politica) e di come abbia impedito lo sviluppo di imprenditorialità alternativa ,almeno fino agli anni 2000.
Unico appunto da fare nell’ambito dell’articolo, la presenza del sostantivo “turismo”, e della possibilità di uno sviluppo turistico, come politica industriale o terziaria alla cultura energetica.
Si tratta sicuramente di un “lapsus calami”, perché successivamente ci si riferisce al crocierismo, al patrimonio naturalistico, ed archeologico, che sono alcuni segmenti di quella che si definisce, improvvidamente, industria turistica.
Infatti il turismo è territorio, inteso come contenitore dei vari segmenti turistici; territorio da difendere se si vuole ipotizzare uno sviluppo turistico.
In una recente trasmissione di una emittente televisiva, venivano intervistati tutti i sindaci di Civitavecchia egli ultimi quarant’anni, e tutti individuavano nel turismo uno degli elementi di sviluppo di questo territorio.
Infatti mi sembra giusto parlare di territorio, o meglio di sistema turistico territoriale.
Da anni, spesso come vox clamans in deserto, evidenzio che ci troviamo davanti ad una marca territoriale, appetibile, con un consistente patrimonio UNESCO, con patrimonio archeologico, non indifferente, con turismo balneare, con possibilità di turismo termale, con un patrimonio naturalistico che ha già estimatori in paesi nordici.
Diciamo che ci sono i fondamentali per fare di questo territorio una vera marca turistica competitiva.
Se a ciò si aggiungono i due milioni e mezzo di crocieristi, in gran parte e giustamente attratti e interessati a Roma, ma di cui il 30% rimane a Civitavecchia ,le possibilità di sviluppo sono concrete.
I croceristi non solo lasciano (lasciavano) 80 milioni di euro in città, ma sono un patrimonio di promozione incredibile, mai utilizzato.
Un crocerista che scende in città e trova proposte di pacchetti culturali, commerciali, territoriali, potrebbe essere convinto di tornare non più come crocierista ma come turista.
In questa ipotesi di sistema turistico territoriale, in questa possibilità di sinergia con altri territori, la politica si è distinta in un continuo inconsistente bla bla bla, mai arrivando a soluzioni accettabili .
Il turismo è un settore trasversale agli altri settori economici, e capisco che sia difficile mettere insieme territori, imprese, enti, consorzi, forze sociali, a meno che non si privilegino passerelle elettorali, ma che non hanno mai portato a risultati oggettivi.
Spesso non si comprende che il turismo determina il 13% di PIL in questo paese, è una branca determinante per lo sviluppo economico della città (basti guardare i dati ISTAT del terziario, primo, sia nel numero delle aziende che come partecipazione al PIL), e come struttura economica, va affidata ad esperti, competenti, non trattata come semplice discorso elettorale e poi abbandonata se stessa.
In questo mi ritrovo nell’articolo di Cozzolino, come necessità di formazione continua, di reperire figure alternative, di premiare merito e competenza.
Credo che turismo e terziario possano portare ricchezza, lavoro e benessere a questo territorio, ovviamene insieme al, porto e ad altri settori.
Ovviamente bisogna crederci ed agire di conseguenza.
TULLIO NUNZI
Tanti timidi tentativi.
Quando ero al Parco di Vulci tentavo. Quando ero a Port Mobility tentavo. Una politica che vuol essere turistica non può che essere distrettuale. Tarquinia, Cere, Vulci, tradizioni maremmane,
Il territorio avrebbe queste opportunità. Ma mai la politica è riuscita nell’intento. Solo i privati, qualche intraprendente privato tarquiniese.
La cooperazione non è istinto del luogo.
Abbiamo redatto pianificazioni territoriali ma poi tutto è rimasto sulla carta.
Non riusciamo nemmeno ad avere una politica comune contro l’ENEL che dispone di TRE centrali, non due!!
Ci stanno per piazzare il più grande Deposito di scorie comprese quelle ad elevatissima radioattività (4 centrali nucleari smantellate) a 20 km. di distanza e tutto tace. E’ possibile che se il nucleare viene riattivato ciò avvenga a Montalto, centrale nata per quello!! E tutto tace.
Abbiamo alla Farnesiana il deposito di scorie militari (radioattive?) e tutto tace.
Dovevamo elettrificare 15 anni fa il porto e costringere a far sbarcare navigli attrezzati allo scopo. Nulla di fatto.Venne presentato un grande progetto di riordino globale del porto in termini turistici. Programma morto.
Perchè? Sarebbe interessante analizzare dal punto sociologico l’apatia del territorio (non della sola città, vi prego!).
E se facessimo un accordo con la Romagna? Iniezione intensa e robusta di genti romagnole per vivificare lo spazio inerte?
Sono pessimista? E, allora, fuori gli ottimisti che dicano che fare sul serio!!!
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Io ripristinerei il regno pontificio e chiedere L annessione ,Romagna compresa.
Io capisco che preferiamo un posto alla asl a quello di direttore d albergo,ma i dati istat dimostrano che il futuro è (era) nei servizi nel terziario nel turismo.noi partiamo avvantaggiati dai 2 milioni di croceristi
Per lavoro ho visto nascere distretti turistici,ad esempio quello delle Langhe che forse aveva condizioni peggiori delle nostre
Bisogna crederci ed affidarsi ai competenti perché il turismo è un settore della nostra economia
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