“CHE AMBIENTE CHE FA” DI LUCIANO DAMIANI – COSÌ È SE CI PARE.
di LUCIANO DAMIANI ♦
A leggere i dati, in verità, sembra che davvero il nostro ambiente sia salubre, pare che la centralina di San Liborio abbia sforato i limiti solo per le polveri di un cantiere edile e per una tempesta di sabbia sahariana. A memoria pare che mai siano stati dovuti prendere provvedimenti per sforamento dei valori di legge degli inquinanti, neppure durante la più duratura alta pressione. L’allarme sociale però è sempre acceso specialmente da quando la conversione a carbone di TVN ha innescato il dibattito cittadino sulla salute, ovvero sulla minaccia rappresentata dai fumi emessi dalla ciminiera, o meglio, da ciò che nei fumi c’è.
Al di la dell’immaginario collettivo e delle misurazioni ambientali ci sono i numeri della salute, quelli che dovrebbero sancire, senza ombra di dubbio, gli effetti degli insediamenti industriali, del traffico e degli altri inquinanti presenti nel territorio. Il Registro dei Tumori di Civitavecchia, da tutti auspicato ma mai nato, avrebbe dovuto essere lo specchio dello stato di salute della popolazione, numeri da poter collegare alle emissioni di TVN e non solo. L’iter del Registro fu fermato per l’istituzione del Registro dei Tumori del Lazio, istituito nel 2015. Da allora si organizza il lavoro, si raccolgono i dati in un database consultabile. A novembre del 2017 il registro viene presentato ufficialmente in un seminario presso la Regione Lazio a cura del DEP. In seguito anche in città, presso la fondazione CARICIV. Attendiamo ancora la validazione di AIRTUM (Associazione Italiana Registro Tumori) perché il registro venga ufficialmente inserito fra i registri dei tumori riconosciuti.
Nel frattempo si continua a discutere, c’è chi punta senza indugio il dito verso la ciminiera maledetta e chi, invece, ha altre tesi, curiosa quella dell’Università di Tor Vergata, che, in uno studio commissionato da ENEL, dichiara che l’eccesso di alcune patologie di questo territorio dipende dalla maggior consuetudine dei suoi abitanti al fumo di sigaretta. Lo studio è quello depositato nella documentazione per il procedimento di autorizzazione ambientale di TVN. Ma, siccome a questo mondo è tutto relativo, c’è anche chi, in un convegno su ambiente e salute, ha detto che il problema di Civitavecchia non è l’inquinamento ma il degrado ambientale, chi lo disse era un personaggio politico di rilievo, c’era da attendersi invece un intervento più significativo. Certamente staremmo meglio in una città pulita con le aiuole fiorite, ma si parlava di tumori e di emissioni inquinanti. Punti di vista, certamente, ma che a volte sarebbe meglio tenersi per se, a meno che si tratti di messaggi per chi deve intendere. Punti di vista rispettabili? come quello di chi ha sostenuto il “carbone pulito”. Il punto interrogativo non è un refuso.
Ma i dati sanitari sono numeri, non dovrebbero essere interpretabili avendo un minimo di onestà intellettuale, invece c’è chi, per disegnare lo stato di salute di Civitavecchia, ha utilizzato i numeri della ASL RM4, area ben più vasta del distretto cittadino F4; ben diverso effetto i dati avrebbero prodotto se fossero stati considerati i numeri del distretto, quello più soggetto a subire gli effetti delle servitù energetiche e non solo, il traffico portuale, tanto per dirne una. Invece, chi all’epoca era presidente della ASL, utilizzò i dati della intera ASL per dire che a Civita non esisteva un problema sanitario avesse utilizzato quelli del distretto, forse il problema l’avrebbe notato.
La piattaforma realizzata dal DEP Lazio permette di leggere tutto il volume di informazioni sanitarie raccolte, specialmente quelle sulle patologie oncologiche, divise per ASL. Se dovessimo considerare, ad esempio, i casi a carico del colon-retto (tasso standardizzato) scopriremmo che nel Lazio Civitavecchia registra 86 casi per 100.000 abitanti contro i 77 della ASL di appartenenza. Questo se consideriamo il periodo 2010/17. Cambia tutto se consideriamo invece l’ultimo anno disponibile in questo confronto (2017), infatti i valori si allineano a quelli della ASL ed a quelli della regione. Lo stesso accade se consideriamo tutte le sedi, se consideriamo solo il 2017 il nostro distretto mostra una discreta salute, migliore della media regionale, se invece consideriamo tutti gli anni disponibili abbiamo un bel secondo posto regionale, secondo solo a Colleferro, il primo se consideriamo gli anni 2015/16, tanto per dire.
Insomma, i dati parlano chiaro e sono incontrovertibili, ma spesso la verità cambia, pur restando vera, a seconda dei dati che vogliamo considerare o che ci fa giuoco considerare. Insomma, così è se ci pare. Lo stesso vale per i rilevamenti ambientali, sappiamo per certo che le centrali, le navi il traffico ecc… sono senza ombra di dubbio fonti inquinanti, ma per valutarle possiamo utilizzare posizioni diverse, o valutare ad esempio il PM10 e non le più pericolose polveri ultrafini ad esempio 2,5. Queste sono infatti misurate, curiosamente, solo dalle centraline di Borgo Odescalchi, San Liborio e Fiumaretta, chissà perchè non da quelle del centro cittadino, tipicamente più affollato e col traffico intenso. In città si misura il PM10 molto meno dannoso del più fino 2,5. Pare che il particolato emesso dalla centrale a carbone sia ben più sottile del PM10, ma anche quello delle auto lo è, non viene quindi registrato da quelle centraline. Possiamo forse dire che l’aria è buona ma però? Il PM 2,5 entra più profondamente negli alveoli polmonari ed è quindi decisamente più nocivo, perchè allora le centraline del centro non lo misurano? Che senso ha misurare il PM 10?
Il lettore attento si sarà chiesto perché ho “usato” il 2017 e non un anno più recente, domanda giusta e pertinente. In realtà è l’ultimo dato consultabile nella sezione del portale del DEP che permette raffronti diretti. Dopo la presentazione del portale gli aggiornamenti si sono in qualche modo rallentati, anche complice il COVID. Ci hanno però assicurato che nei prossimi mesi saranno disponibili anche i dati del 2018 e del 2019. Prossimamente ci sarà una nuova presentazione nei primi due o tre mesi del prossimo anno.
Viene d’obbligo registrare un ritardo nella validazione del Registro da parte di AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori) dovuto a problemi societari che pare siano o stiano per rientrare, avremo il prossimo anno un Registro Tumori del Lazio validato? Intanto c’è qualche politico locale che va cerchenno il Registro Tumori di Civitavecchia. Anche il Registro dunque esiste “se ci pare”?
Come sempre Luciano Damiani riesce ad analizzare con molta obiettività i dati che ci vengono offerti da ben selezionati media. Occorre dire che chi è abituato a districarsi nelle statistiche sa bene che non bisogna mai affidarsi a un dato senza considerarne il contesto. Questo purtroppo accade a Civitavecchia. Qui siamo difronte a un paradosso: nonostante ci siano centrali e porto assistiamo a normali indici della qualità dell’aria in un contesto di più elevato tasso di incidenza di tumori a Civitavecchia. Come può spiegarsi tutto ciò? Ovviamente molti danno la colpa alla inattendibilità dei rilevamenti fatti a Civitavecchia oppure, come dice Damiano, al fatto che in città non siano rilevate le più indiziate pm 2,5 (che in realtà, con poche variazioni, sono sempre una quota delle PM10). Ovviamente è solo una mia opinione ma, secondo me, non c’è alcun paradosso, i tumori registrati e i rilevamenti sono tutti incontrovertibili. Tutto vero! E allora? Intanto cominciamo col dire che dare la colpa al carbone ancora è troppo presto. Questo perché gli effetti di un tipo d’inquinamento per esempio da pm2,5 , capace d’indurre una mutazione non riparata al DNA di un’adenocellula bronchiale si manifesta come tumore evidente con una latenza media di oltre 10 anni, quando sappiamo che la centrale di TVN, dopo circa tre anni che è stata spenta è stata avvita a carbone solo 11 anni fa quindi gli eventuali tumori degli anni scorsi vanno attribuiti agli inquinamenti degli anni passati. In secondo luogo se si analizzano bene i dati si vede che a fronte di un tasso standardizzato di incidenza e mortalità di tumori respiratori (ma non di ricoveri per malattie respiratorie, più legate agli effetti immediati dell’inquinamento) superiore alla media laziale e nazionale, l’eccesso, a ben vedere, risulta tutto attribuibile alla popolazione maschile del distretto RM4 1, il che significa, che mentre per i maschi l’eccedenza è in effetti addirittura ancor più alta, nelle femmine invece resta perfettamente nella media, pur in un naturale incremento generale delle femmine contrapposto a un decremento generale degli uomini per via della aumentata abitudine al fumo delle donne rispetto agli uomini. Dove invece a Civitavecchia siamo a livelli molti alti di tassi standardizzati (sia pur pochi in numero assoluto) sono i tumori della pleura correlabili inequivocabilmente all’asbesto (amianto). Tutto ciò cosa potrebbe significare? Che la maggior parte dell’eccesso dei tumori legati all’apparato respiratorio, senza comunque escludere una certa quota dovuta all’inquinamento, è dovuta all’esposizione professionale prevalentemente maschile in determinati ambienti di lavoro, quali sono stati il cementificio, la centrale di Fiumaretta, le navi traghetto FS e Tirrenia, il deposito locomotive e tutti gli stabilimenti metalmeccanici che vi lavoravano. Non includo l’edilizia, pur se correa, perché questa è presente anche altrove. Per concludere secondo me, ribadisco, non c’è alcun paradosso. Civitavecchia presenta un tasso di tumori a livello di grandi città del Nord e di certi quartieri di Roma, quando invece grazie alla sua posizione vicino al mare con le sue brezze, venti dominanti dal mare e una scarsa antropizzazione alle spalle potrebbe essere una delle zone meno colpite proprio dai tumori, sicuramente al disotto della media italiana. Tant’è che nonostante tutto, se andiamo a ben vedere, Viterbo presenta un tasso di mortalità generale superiore a quello di Civitavecchia. Per quanto riguarda l’osservazione di Tor Vergata non è poi così peregrina in quanto l’abitudine al fumo dei civitavecchiesi è effettivamente superiore alla media italiana: 32 contro 28%.
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In realtà le patologie oncologiche a carico del sistema respiratorio (tasso standardizzato nell-intervallo di tutti gli anni disponibili) posizionano il nostro distretto al 7mo posto nel Lazio mentre siamo i primi per quanto riguarda il rene e secondi per quanto riguarda il colon retto. Non so per certo cosa voglia dire, o se ciò possa significare qualcosa relativamente alle cause, da profano e per ciò che ho sentito nelle tante conferenze, mi viene da dire che un ruolo importante lo hanno o lo possono avere i metalli pesanti che entrano nel circuito alimentare, (verdure pesce ecc.), sappiamo che la combustione del carbone ne produce in quantità. Qualche anno fa fu pubblicato uno studio sulle sogliole, le nostrane erano ben ricche di mercurio, le più ricche della fascia tirrenica settentrionale.
Insomma….. qualunque tesi si voglia affermare può trovare nei numeri il giusto supporto, basta considerarne alcuni piuttosto che altri. Ad esempio ho citato come sede della patologia il rene ma non ho detto che nel totale delle incidenze oncologiche ha un ruolo marginale, a differenza del colon retto che rappresenta una percentuale paragonabile alle patologie oncologiche.
Su una cosa non credo ci siano discussioni, centrali, navi, automobili ecc… inquinano e fanno danni senza ombra di dubbio e per questo vanno combattute, al pari delle “cattive abitudini”.
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I tumori del colon retto credo siano poco correlabili con l’inquinamento per quelli del rene invece qualche correlazione è possibile per via dei metalli pesanti come indicato da Luciano Damiani. A Civitavecchia si può fare riferimento allo studio abc(http://www.comune.civitavecchia.rm.it/wp-content/uploads/2015/08/rapporto-abc-definitivo.pdf ) in cui, tra tutti si evidenziava solo un lieve eccesso di arsenico ma non di mercurio rispetto alla popolazione italiana. (Per questo metallo in forma organica nelle sogliole, occorre tener presente che l’alto Lazio, col monte Amiata è un territorio ricco di mercurio che attraverso i corsi d’acqua arriva nel Tirreno, senza per altro escludere anche l’apporto della centrale a carbone se la pioggia intercetta questo metallo. Per quanto riguarda i reni, bisogna considerare la grande importanza del fumo di sigaretta che nei tumori del rene è correlabile per oltre la metà dei casi, in causa anche il cadmio e l’asbesto che, anche se in modo non preponderante, sono sicuramente presenti, il primo negli scarichi della centrale, il secondo nelle attività lavorative tipiche della nostra città negli anni passati. Ora si dà il caso che questi tumori a Civitavecchia siano presenti maggiormente nei maschi, anche rispetto al resto del Lazio dal 2010 al 2017: 36,1 ogni 100.000 abitanti (secondo posto nel Lazio) contro 13,6 nelle femmine (12°posto nel Lazio). Conclusione: abitudine al fumo ed esposizione professionale, in cui prevale il sesso maschile, per lo sbilanciamento verso questo sesso e cadmio, presente invece negli scarichi della centrale per l’eventuale contributo all’eccesso in entrambi i sessi, rispetto al resto del Lazio, anche se comunque non trovato in eccesso nelle urine delle persone analizzate nello studio abc.
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