LETTERINA DI NATALE
di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦
Natale, natale.
Stai per investirmi, ingurgitarmi con il tuo mondo di cose.
Tutto è a disposizione già prima che il desiderio inizi.
Il pieno degli oggetti copre il vuoto della relazionalità, del rito comunitario d’un tempo.
Vi prego! Non voglio esaltare il religioso, ormai esausto, agonizzante, desueto.
Voglio rammentarvi quel rito identitario ereditato da norme antiche a cui, un tempo, s’aderiva per rispetto, per l’emozione del cuore. Era, quello, da un istinto guidato. Sapevamo, allora, leggere le emozioni altrui. Aleggiava compassione, empatia, autocontrollo.
Fra poche ore noi faremo ciò che altri vorranno. Coscienze omologate.
Ascolteremo ciò che già sapremo, le stesse parole che noi potremmo pronunciare.
Consumeremo ciò che” non si può non avere”. Rinunceremo alle cose che già possediamo perché il conformismo ci indica che altre cose sono sopraggiunte a rimpiazzare le vecchie. Il mondo da gettar via s’accrescerà, come sempre.
Sbiaditi comunicati giungeranno dall’etere a riempire le nostre case
Tuttavia, nella tragedia dell’epidemia il virus ci riporta alla radice della nostra umanità. Limita la coscienza conformista, facendoci riflettere sulla nostra condizione di esistenza. C’è gente che soffre, c’è gente che lotta per salvare, curare, animare, confortare.
Ed ecco, allora, il Natale perde, per qualche attimo, il suo smalto di falsità. Il fine del Natale comincia ad essere aggredito. Il principio di distruzione della merce, il consumo forzato, la pulsione fagocitante, l’inconsistenza dell’oggetto subisce un rallentamento . Gli dei dell’Economico sono oltraggiati dalla profanazione di un pensiero riflettente.
Il pensiero, sconvolgendo la tranquilla orgia del piacere, si adagia sulle migliaia di poveri esseri in cerca di asilo. Sul freddo delle tende mosse dal vento gelido. Sulle odissee mediterranee. Sulle donne afghane. Sui bambini che mai saranno scaldati dai nostri panettoni gonfi di grassi. Sui derelitti d’ogni angolo della terra.
Virus malefico hai monopolizzato il nostro televisore. Sei primo attore nella stampa. Hai colpito in modo infido anche i bambini. Hai soffocato, creato scompiglio, hai dato morte.
Una cosa, virus, hai fatto di valore.
Il ritorno, cauto, sommesso, parziale ad un certo realismo umano.
. . .
E qui, il mondo greco si incontra con la tradizione ebraico-cristiana di cui il Natale ne dovrebbe essere espressione.
- Pàthei màthos, la saggezza attraverso la sofferenza (Agammennone, Eschilo)
- Chi più sa più soffre (Qohelet)
CARLO ALBERTO FALZETTI
Un sereno Natale a Voi tutti
"Mi piace""Mi piace"
Grazie Carlo per queste tue profonde riflessioni che ci inducono a vivere questo Natale in maniera completamente diverso, lontano completamente dai luoghi comuni.
"Mi piace""Mi piace"