“AGORÀ SPORTIVA” A CURA DI STEFANO CERVARELLI – PLUSVALENZE

di STEFANO CERVARELLI

Termine una volta appartenente al gergo finanziario, da qualche tempo è entrato a far parte anche delle   cronache e conversazioni sportive per via delle indagini aperte dagli inquirenti nei confronti di alcune società calcistiche – prima fra tutte la Juventus – i cui massimi dirigenti sono indagati per avere, con artificio contabile, alterato i bilanci.

Un reato questo  che sconfina nel codice penale e del quale la stessa Juventus, come persona giuridica, potrebbe esserne coinvolta con eventuali ripercussioni e condanne anche sul piano prettamente sportivo  (leggi penalizzazione, retrocessione ed anche, ipotesi quest’ultima remota ma possibile, ritiro di scudetti).

Per plusvalenze si intende l’incremento, la differenza, in positivo, fra due valori dello stesso bene in momenti diversi, ad esempio, come è nel nostro caso, il valore di un giocatore prima e dopo il suo acquisto.

Ed è proprio su un “tesoretto“ di 282 milioni di euro proveniente da presunte plusvalenze che i magistrati della Procura di Torino hanno puntato i riflettori effettuando, tramite la Guardia di Finanza, perquisizioni, insieme ad intercettazioni, nelle sedi bianconere sia nel capoluogo piemontese che a Milano; in questi uffici sono stati sequestrati documenti relativi alla gestione finanziaria della società riguardante le annate 2019-2020-2021.

La perquisizione è avvenuta a borse chiuse, in quanto la Juventus è quotata nel mercato Euronexy Milan.

E’ doveroso precisare che a norma di regolamento la plusvalenza è legittima se si genera, all’atto della cessione, tra il prezzo di vendita e il valore residuo non ammortato, ma se viene calcolata ad arte, la situazione cambia del tutto e si cade, per dirla con parole povere, nel reato di falso in bilancio.

Quello  delle plusvalenze è un problema vecchio, un sistema iniziato 25 anni fa, cambiando il mondo del pallone, spostando il baricentro da un avvenimento prevalentemente sportivo a quello nel quale gli aspetti finanziari e commerciali iniziavano a prendere il sopravvento, da quando, cioè, i risultati dei bilanci hanno iniziato a contare quanto i risultati in campo.

La prima inchiesta, vent’anni fa, riguardò Inter e Milan e si concluse con  l’assoluzione perché il fatto non costituiva reato.

Ma al di là di questo c’è un punto centrale, un problema di non facile soluzione: chi è in grado, e come, di stabilire, con esattezza, il valore di un giocatore? Certo esistono casi macroscopici, dove l’irregolarità è fuori discussione, come  quello  riguardante gli scambi tra Chievo e Cesena; in quell’occasione le due società effettuarono operazioni a prezzi enormemente superiori alle reali valutazioni di calciatori giovanissimi ed ancora lontani dal “giro“ professionistico.

Il discorso cambia completamente, complicandosi, quando ci sono di mezzo giocatori della Primavera (di fatto la seconda squadra della società) che si trovano vicinissimo al debutto in prima squadra.

“Tutto passa -secondo uno dei maggiori procuratori italiani- attraverso le difficoltà di dare un effettivo valore al trasferimento del giocatore. E’ questa una cosa talmente aleatoria  che lascia, appunto, spazio ad ogni tipo di considerazione ”una difficoltà questa, secondo me, che ultimamente coinvolge anche campioni e fuoriclasse del football, dove entrano in gioco ulteriori parametri, essendo quei calciatori vere e proprie piccole aziende personali.

Questo è lo scoglio principale. Da più parte si dice che i giocatori sono paragonabili ad opere d’ arte moderne perché, da qualche tempo, la cosa comincia ad essere  più evidente, ci sono sempre più miliardari in giro per il mondo, che anziché comprare quadri d’autore, fanno appello a banchieri affaristi con il fine di creare fondi, attraverso i quali comprare quote di giovani promesse; questo senza alcuna garanzia di ritorni, con percentuali di rilievo, in poco tempo; operazione finanziaria questa che si sta divulgando anche per quanto riguarda l’acquisto di società calcistiche.

Un paio di esempi per aiutare a comprendere meglio chi non è proprio appassionato di calcio, ma che  sta avendo la bontà di leggere queste note.

Primo esempio: quanto valeva Zaniolo – giovane promessa della Roma – prima che Mancini lo convocasse, sorprendendo tutti, in Nazionale, qualche anno fa, senza aver mai giocato in serie A?

Secondo esempio: quanto valgono i ragazzi del Barcellona B dopo che alcuni di loro sono stati lanciati dalla prima squadra in Champions League? Chi segue le cronache calcistiche obietterà: “ma come, porti l’esempio del Barcellona proprio adesso, di questi tempi? Quando il club dopo vent’anni non ha superato la prima fase della Champions”? Sì, perché questo risultato negativo non inficia la considerazione generale del valore del club.

Ecco quindi, per tornare al discorso di prima, quanto sia difficile stabilire il reale valore di mercato di un calciatore; diventa una specie di lotteria, anche perché l’età del debutto nelle massime categorie  si va sempre più abbassando.

Anche per chi intende combattere il dilagare delle plusvalenze non è facile elaborare criteri chiari di  giudizio e valutazione; il Presidente della Fifa, Gianni Infantino, recentemente ha avanzato l’ipotesi di introdurre un algoritmo matematico, che decida la valenza affermando che l’unica strada possibile sembrerebbe esser proprio quella di affidarsi alle statistiche. Qui, oltre l’opposizione delle società che considerando il giocatore loro patrimonio, e sul quale sono stati fatti investimenti, non intendono  essere tagliati fuori dalla valutazione del calciatore. Ad un esame più attento non sfuggono le difficoltà di applicazione.

Appare chiaro che i sistemi di valutazione variano a seconda dei ruoli; gol, assist, dribbling, passaggi  possono essere usati per attaccanti e centrocampisti, mentre per un difensore il discorso si fa più difficile.

Quale algoritmo può riflettere, cristallizzare per esempio, la difficoltà di una parata ?

La Fifa ovvierebbe a questo puntando al concetto di “fair price” e “ fair value” al fine di introdurre una coerenza di valutazione; ma non è facile, per riuscirci il massimo organo calcistico internazionale ha preso contatto  con centri di ricerca, in particolare il Cies di Neuchnetel, principale  think tank del calcio europeo e che sempre più di frequente viene consultato dai club prima di concludere un trasferimento con lo scopo di capire  quale è il giusto prezzo.

Per tornare all’inizio del discorso rimane da capire perché i club facciano ricorso alle plusvalenze per “abbellire” i bilanci; sarebbe più opportuno dimezzare i costi delle intermediazioni.

Nel 2020 i club di serie A hanno speso 138 milioni per gli agenti. A questo proposito vorrei aggiungere che sarebbe senz’altro meglio se le società calcistiche facessero affidamento maggiormente sui propri talent-scout  anziché sugli agenti che spesso si tratta di procuratori utilizzati come mediatori.

E’ proprio necessario far ricorso a una parte terza?

Emblematico è il caso della cessione da parte della Juventus di Pogba al Manchester United: per quella operazione Raiola, agente del francese, incassò oltre 20 milioni!

E poi ci sono gli stipendi dei calciatori, spesso remunerati profumatamente per poi impiegarli in maniera saltuaria.

La Juventus, tanto per tornare  alla protagonista principale, spende 450.000 euro al giorno solo di stipendi!!

Nel calcio ci sono sì le plusvalenze, ma ci sono stranezze ancor più evidenti.

Ah dimenticavo: sono juventino!

STEFANO CERVARELLI