“SALUTI & BACI” DI SILVIO SERANGELI – 4 – CARTOLINE

di SILVIO SERANGELI

Il sorridente aviatorino con cagnolino al seguito che fa da apripista a questa rubrica è una cartolina spedita il 18 ottobre 1940, per me forse la più cara perché unica e rara ed è quella che ho pagato tante di quelle lire di allora  da non rivelarne l’importo anche sotto tortura perché verrebbe giudicato di pura follia. Ma questo è il prezzo con relativi silenzi di chi raccoglie e colleziona. La particolarità della cartolina sta nella pancia dell’aeroplanino che nasconde una finestrella che si apre e da cui, facendo molta attenzione, fuoriesce una specie di lunga fisarmonica di piccole immagini in bianco e nero delle più belle vedute della Cv dell’epoca. Nella mia raccolta ho anche alcuni albumetti molto eleganti che contengono una scelta di immagini fotografiche, le migliori per qualità. IMG_2022

La macchina del tempo mi porta in questi giorni, a ottant’anni di distanza, a confrontare le microscopiche  cartoline volanti con  quelle che Port Mobility pone all’attenzione, non solo cittadina, con la settima edizione del suo concorso. Niente a che vedere  con le minuscole immagini un po’ stinte e stampate su carta povera che il nostro aviatorino sorridente sbandiera nei cieli. Quello attuale è un altro mondo, dai colori stupefacenti, dai giochi di luci ed ombre, dagli effetti speciali ricavati attraverso i programmi del computer. Sono tante piccole opere d’arte di cultori e appassionati di fotografia che per la maggior parte conosco e stimo per la loro passione. Come nelle precedenti edizioni ne uscirà un’immagine forte e accattivante della città. Del resto lo scopo promozionale di questa iniziativa appare chiaro. Ma è lecito chiedersi se questa sia la città vera.

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La mia lunga esperienza di immagini, cartoline, filmati di Cv mi porta a dire che esistono due livelli che a volte si compensano, sono complementari, più spesso vanno riletti nel loro messaggio subliminare. Mi spiego: proprio attraverso l’attento spoglio della mia raccolta di cartoline sotto la scorza apparente sono andato a cercare e ho raccontato nelle serie televisive, la vita pulsante della città. Mi si diceva e si continua a dire della bellissima Cv prima dei bombardamenti.  Tutto vero? Non è che questo giudizio corrispondeva agli anni comunque felici della propria gioventù? Del resto per la mia generazione rimane spensierata la verde stagione fra le macerie, camera e cucina e gabinetto, fetta di pane con olio e sale. E dunque le cartoline, le immagini anteguerra, spesso ricostruite ad arte dal fotografo professionista che piazza il variegato mondo umano, miseria e nobiltà, sullo sfondo del porto e dà una mancia ai ragazzini che si tuffano nelle putride acque alla Calata. Ma poi vai a vedere, osservi con gli occhi del disincanto, e scopri che quello che viene chiamata la skyline, la linea dell’orizzonte, la veduta architettonica dei palazzi e della case che si affacciavano sul porto potrebbe essere paragonata a una bocca sdentata, a un su e giù infinito di costruzioni scomposte e senza stile.  Alcune rare vedute, fotografate dall’alto della torre della Rocca, confermano questa accozzaglia di sovra elevazioni, di aggiunte con lo sputo. E poi il porto rimasto vecchio con l’Arsenale del Bernini, tanto decantato, allora cadente con alcune arcate murate, il resto ridotto a disordinato magazzino di cianfrusaglie, come documentato alcuni particolari delle cartoline. Gli stessi che, ad un occhio attento, emergono per il mitico cuore di piazza Leandra con le facciate duramente provate dal tempo. È una chiave di lettura, nessun giudizio volutamente denigratorio: quella era la città e quella appariva nei particolari delle cartoline. Tanto amata da chi ci viveva. Ma esse contengono un altro importante dato: la storia personale di chi le spediva e di chi le riceveva. Soprattutto nel primo Novecento le cartoline erano utilizzate come una lettera breve: si scrive perfino sull’immagine e nel retro il testo non ci si ferma ai “saluti e baci”. Era una posta celere che per CV significava molti messaggi di viaggiatori giunti in porto dalla Sardegna. Una tappa di passaggio e una città di caserme con relative, periodiche cartoline di militari alle famiglie. Funzionari di stato, ufficiali  ponevano una freccia sulla finestra della loro pensione o della loro camera ammobiliata.

ALTRA SILVIO

Magari qualche stendaliano di passaggio indicava l’abitazione del console a palazzo Palomba. E questa realtà è vissuta a lungo, passando al colore degli Anni Cinquanta fino ai  Settanta, quando c’erano ancora pochi telefoni e si comunicava con le lunghe lettere e, appunto, le cartoline con i saluti dai luoghi di villeggiatura, di qualche viaggetto. Credo che molti  abbiano da qualche parte, magari in una scatola di scarpe o come segnalibro, questi bei ricordi che, accanto allo svolazzo dei nomi, ci fanno tornare alla memoria date e luoghi. Ora non è più così. Ti fai un selfie con il magico cellulare con i nasoni in primo piano e il solito sorriso di circostanza, lo sfondo viene come viene. Ma quale Nikon F, il colore superlativo dei 64 asa Kodak, l’obiettivo 50 millimetri per il ritratto e il mitico 135 millimetri Nikkor che faticavi ad imbracciare con la incomparabile nitidezza della messa a fuoco manuale e reale! Tempi moderni: non impieghi un briciolo della tua inventiva e dell’annessa intelligenza, tanto quella specie di sogliola chiamata cellulare fa tutto lei. Mia nipotina, che non ha compiuto i tre anni, quando le è permesso, scatta a mitraglia. Rimarranno queste nuove, coloratissime cartoline? La domanda ha forse qualche importanza in questa realtà usa e getta?

SILVIO SERANGELI

** La foto a colori è dell’amico Roberto Diottasi. Le cartoline: 1 la fisarmonica dell’aviatorino, 2 veduta dall’alto delle costruzioni sulla Calata e la Prima Strada, 3 Palazzo Palomba con le indicazioni dell’appartamento di Stendhal.