La cultura in mano alla politica
di FELICE TAZZINI ♦
La mia città è Civitavecchia. Una cittadina che si affaccia sul mare, ricca di storia, con molte cose da vedere che, nel bene o nel male, ci riportano alla grandiosità della nostra Roma antica. Tra i tesori della nostra città di sicuro vi è il teatro Traiano. Un gioiello di architettura che ha ospitato centinaia di spettacoli di livello mondiale. Da pochi giorni anche la “Cittadella della Musica” è entrata a far parte degli spazi comunali per la promozione della cultura tra gli abitanti di Civitavecchia.
Il mestiere dell’artista è stato sempre considerato un mestiere povero, un mestiere per il quale non si percepiva uno stipendio fisso, l’introito per l’artista è stato sempre legato ad un singolo spettacolo o ad una “tournée” di spettacoli. Finito lo spettacolo, l’artista tornava a rintanarsi nel suo studio dove lavorava ore ed ore per scrivere nuove cose, per perfezionare quello che già aveva scritto, per fare esercizi di tecnica, dizione, ecc. ecc. Ma chi pagava l’artista? Il pubblico con il biglietto? Si, anche ma spesso vi era la figura del mecenate che per suo piacere e/o per il piacere di tenere viva l’arte contribuiva in maniera corposa al sostentamento degli artisti. Negli secoli questa figura si è evoluta ed è passata per il feudatario, il re, l’industriale, l’imprenditore, lo sponsor, ed altre tipologie di soggetti che, a vario titolo ed interesse, hanno tenuto viva l’arte in tutte le sue declinazioni.
Per quanto mi riguarda, il mio sguardo è proiettato verso la musica. Da alcuni definita “l’arte delle arti” la musica è un’arte immateriale, l’unica che non si può toccare con mano. E’ più difficile la sua divulgazione vista la sua immaterialità? Secondo il pensiero di chi scrive la musica non è più difficile da divulgare e, al pari di tutte le altre arti, condivide la possibilità di un giudizio stratificato che parte dalla pellicola più esterna per arrivare al nucleo centrale dove troviamo la vera essenza.
La pellicola più esterna è un semplice giudizio di piacere emozionale: “Mi piace” “Non mi piace”.
Questo giudizio superficiale è, ahimè, un po’ l’essenza dei nostri tempi: ne sono un esempio lampante i social network (facebook) dove ci si approccia a quello che si vede con semplice “like” o “dislike”. Non si entra nel merito di quello che si vede o si sente. Non c’è tempo!! Dobbiamo passare avanti a guardare il post successivo, e così via.
Ritornando all’immagine utilizzata per parlare del giudizio riguardante la musica, qual’è il discrimine tra fermarsi alla pellicola esterna o andare a fondo fino al nucleo? La cultura. La cultura musicale, la cultura critica, la cultura storica, la cultura soggettiva. Tutto fa riferimento a come siamo e per questo ognuno di noi percepisce l’arte in maniera diversa, sia essa musica, poesia, scultura, pittura, ecc.
Ma in tutto questo cosa c’entra la politica? La politica dovrebbe essere il principale veicolo di diffusione della cultura perché è compito di chi amministra educare la popolazione. Senza entrare in vortice di inutili polemiche riguardanti i tagli alla cultura, a parere di chi scrive, servirebbe un’ottimizzazione delle risorse a disposizione e il primo passo da fare è quello di mettere in posti chiave dei tecnici che se ne intendono in quel determinato settore. Perchè all’ufficio legale del comune c’è un avvocato, all’urbanistica c’è un architetto e alla cultura c’è un politico?? La politica dovrebbe essere al servizio della cultura e non viceversa e invece più di una volta si sbatte contro un muro di gomma.
L’Italia è piena di ottimi musicisti, maestri, direttori, compositori, tutte persone che potrebbero far brillare il settore della cultura come una stella però, purtroppo, a mio modesto avviso, questo non avviene o non avviene del tutto, considerando le risorse a disposizione. Spesso si riescono a fare delle cose interessanti solo se si conosce il politico di turno che riesce a fidarsi di quello che viene proposto.
La mia specializzazione negli ultimi 10 anni mi ha portato a conoscere e frequentare il mondo del jazz che ha molti più fruitori di quanto non si possa pensare. La mia missione è fare dei concerti per sfatare il mito che il jazz è noioso. Di certo non è una musica facile ma non per questo deve essere esclusa perché si pensa che alla gente non piace. Nei vicini comuni di Tarquinia e Montalto di Castro, oltre che a Bracciano, ho potuto organizzare e ancora organizzo eventi con musicisti di livello nazionale che ci regalano immense soddisfazioni. Il prossimo appuntamento è per martedì 7 dicembre ore 21:00 al teatro Rossella Falk di Tarquinia dove un quartetto di eccellenze proporrà un programma tratto dal famoso repertorio dell’etichetta “Blue Note”. La Blue Note è stata l’etichetta di Sidney Bechet, Miles Davis, Thelonious Monk, John Coltrane e tantissimi altri. Il concerto prevede un programma che ripercorrerà i più grandi successi degli artisti sopra menzionati.
Il leader Marco Guidolotti, sassofono baritono, nostro concittadino sarà affiancato da Pierpaolo Bisogno al vibrafono, Francesco Pierotti al contrabbasso e Valerio Vantaggio alla batteria.
Ovviamente per l’ingresso al teatro è obbligatorio il green pass.
FELICE TAZZINI
Perché questa stasi pluriennale dell’attività musicale? Parecchi anni or sono il teatro Traiano ospitò i cori scolastici regionali, tra cui quello del mio liceo, il Giulio Cesare di Roma, di cui curavo il progetto e in cui felicemente cantavo, specializzato in musica barocca, grazie alla direzione del prof. Riccardo Martinini. Fu una serata davvero suggestiva sua sotto il profilo dell’interazione educativa che dell’esperienza musicale. E un’emozione particolare per me, che tornavo dopo molti decenni in quel teatro dove da bambina avevo ascoltato tante Opere liriche e poi visto tanti film. Deve tornare in città un polo musicale permanente e attivo centro di irradiazione e proposte per il territorio.Nonci si può limitare a transiti passeggeri e spettacoli rapsodici.. Proprio per rispetto della tradizione cittadina!
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Caro Felice voglio applaudirti per la chiarezza con cui hai esposto le difficoltà della vita di un artista che perennemente nuota in un mare fatto più di scogli che di acqua! La questione è atavica e occorre avere sensibilità e intelligenza per capirla. Iniziando dalla parola ARTISTA, che da sola denota il “sentire la vita”di una persona che dà più importanza alla gratificazione interiore che al benessere inseguito da tutti, una questione di priorità per lui, semplicemente perché la sua arte è il mezzo più naturale di esprimere le proprie emozioni, quelle più profonde e coinvolgenti. L’arte è la lente d’ingrandimento che mostra inventiva e genialità, tradizione e innovazione, cultura, studio, ricerca. L’Italia vanta una grande ricchezza di arte e artisti, un buon amministratore dotato come già detto, di sensibilità e intelligenza, potrebbe e dovrebbe incentivarla come settore produttivo. Se è vero che siamo fatti di un corpo e un’anima, dobbiamo nutrire sia l’uno che l’altra.
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