“Le promesse dell’equinozio” di Carlo Alberto Falzetti – ARTEMIDE IN SCOZIA.
Equinozio, punto aurorale. Per molti popoli il calendario iniziava dall’equinozio. La vita umana può essere pensata con la metafora dell’anno equinoziale. All’equinozio segue la promessa di un solstizio d’estate oppure il declino verso il solstizio di inverno. La vita svolgendosi disegna un senso alla esistenza, fornisce un colore alla vita. Fornisce una risposta alle promesse.
Ogni evento che commentiamo, ogni aspetto della storia che ci avvolge e che tentiamo di descrivere contribuisce al disegno del senso. La senilità non può essere solo l’epoca del rimpianto. I capelli sono bianchi, le funzioni difettano, le paure ci accompagnano. Il nostro ego si oppone strenuamente a questo decadimento o lo subisce come pena. Eppure questa è epoca di produzione di senso. Accettare la danza continua della esistenza, nascita, morte, trasformazione dell’intera Natura significa fornire di senso ciò che prima era solo un accadere.
La rubrica vuole ospitare articoli i cui contenuti possono toccare vari temi ma che abbiano una tonalità emotiva particolare. Quella tonalità che solo l’esperienza può dare. Un evento succede, lo descriviamo, lo commentiamo. Ma che senso possiamo attribuirgli? Perché questa avventura? Quale è il significato di tutte le varie incessanti sfaccettature?
Uno sforzo di de-situarci, di vedere l’evento da una prospettiva disincantata che solo la senilità può dare.
Le promesse dell’equinozio, le speranze dell’origine, quell’aurora rigogliosa di promesse si è infranta contro il muro dell’esistenza o ha fatto emergere una luce solstiziale?
di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦
Mi apparve in tutta la sue sfolgorante bellezza togliendosi il velo che la avvolgeva.
Ritrassi lo sguardo.
Avevo il sacro terrore della cecità che colpisce chi pone i suoi occhi sul corpo d’una deità.
Fissai l’acqua limpida dello stagno. Il corpo si rifletteva nitido su quello specchio disegnando le forme armoniose ed i capelli di fuoco che come impetuosa cascata precipitavano sulle spalle coprendo gran parte del corpo.
Artemide la gloriosa stava immergendosi nelle acque gelide che attendevano trepidanti il suo corpo sacro.
Feci libagioni ed offerte lustrali.
Ella mi parlò mentre silente e timoroso volgevo altrove lo sguardo, verso l’oscurità della boscaglia avvolta dalle brume.
Io, Artemide. Io sono una delle tante modalità attraverso le quali si rivela Natura.
La Natura è terra da abitare non da dominare. Essa è dimora per gli esseri in continua trasformazione. Ospita chi proviene dal buio, per il tempo infinitesimo che merita, prima di rientrare nel buio.
La Natura ha il marchio a fuoco della Necessità: i suoi limiti non sono superabili nemmeno da chi ricevette da Prometeo il dono dell’arte della tecnica. La Natura ha in sé la sua legge. Tu, mortale, puoi solo arditamente tentare di togliere il velo che copre le nudità ed approssimarti, se vuoi, alla verità. Perché la verità, sappi, è il non-velamento. Così come tu ora hai intravisto le mie belle forme che ho concesso ti apparissero nell’attimo.
Prometeo, o uomo, un giorno ti rese inganno instillandoti quel maledetto pensiero che recita:
tutto ciò che si può fare si deve fare e si farà.
Così, creatura incompiuta, oltraggiasti l’ imperativo delfico: Niente di Troppo!
E fu così che, creatura non stabilizzata, pensasti che, ciò che è da sempre, fosse, invece, il semplice derivato di una Volontà, seppur divina. Produzione ex nihilo dicesti. Follia della tua tracotanza!
E quella divina Volontà ti servì per accreditare una tua volontà dominatrice : il segreto, il grande segreto del mondo creato, dicesti, è l’Uomo.
Così facesti dire al Sommo nelle Scritture Rivelate . Così credesti, insolente, d’ aver potere sulla Terra per il tramite della tua tecnica prometeica.
Sfigurasti il mio seno, brutalizzasti il mio ventre rotondo, lacerasti i miei fianchi eburnei, oltraggiasti il mio pube fecondo.
Del mio corpo l’uso divenne usura.
Ed i cieli tremarono, e le piogge devastarono, e le terre senza più alberi franarono.
Tu oltraggiasti Temi, la Regola, e la dea scatenò Nemesi, l’ira funesta. Tu andasti oltre la Regola. Tu, dunque, meriti vendetta.
Questo il tuo futuro, creatura trepidante.
E Nemesi operò. Trasformando il tuo mondo della tecnica in un nuovo Dio: la Tecnica.
E Nemesi operò. Facendo degenerare quel matrimonio d’amore che da sempre legava il mezzo al fine.
La produzione dei mezzi divenne il fine. La Tecnica, ormai divenuta tua Erinni, bramò d’avere un solo scopo: non avere scopo. Perpetuare essa stessa all’infinito, mancanza di fine, eterna auto-referenzialità e niente altro!
Godi, o uomo tracotante, questa degenerazione che grava sopra la tua testa, irrimediabilmente.
Il fine giustifica i mezzi? Un tempo, forse. Oggi sono i mezzi che la Tecnica produce incessantemente ad essere il fine.
Giochi di bambini sono le tue lagnanze, i propositi dei politici, le marce ambientaliste, i traguardi che vorresti darti.
Tu, ora sei supplice dinnanzi al Cielo? Troppo tardi, creatura indifesa.
La Tecnica ti costringe a decadere da dominatore della Natura a semplice “funzionario” di sistema, semplice regolatore dell’efficienza della Tecnica.
La Tecnica non crea alcun senso alla tua vita gettata nel mondo.
La Tecnica (Scienza applicata, marketing, finanza, economia) vuole solo efficienza.
La Tecnica non redime.
La Tecnica non spera.
La Tecnica funziona e basta!
. . .
Pensiamo veramente che i “Grandi della Terra”, nell’epoca del dominio della Tecnica sull’uomo, possano giungere ad obiettivi veri, diversi dalle farneticanti pianificazioni a futura memoria?
“Ciò che è veramente inquietante non è che il mondo si trasformi in un completo dominio della Tecnica.
Di gran lunga più inquietante è che l’uomo non è affatto preparato a questo radicale mutamento del mondo.
Di gran lunga più inquietante è che non siamo ancora capaci di raggiungere, attraverso un pensiero meditante, un confronto adeguato con ciò che realmente sta emergendo nella nostra epoca “.
Quest’ultimo pensiero non è di oggi, risale al 1959, a Heidegger. Un tempo non sospetto allora, per i più. Ma per gli spiriti eletti tutto era già chiaro.
CARLO ALBERTO FALZETTI
Non ci resta che piangere…… ?
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L’islandese vittima della natura matrigna pretende ora il ruolo di patrigno della natura. Inascoltato l’ammonimento di Bacone di mezzo millennio fa, che ai saggi spettasse il compito di non permettere che la téchne oltrepassasse i limiti dell’etica. Ma i saggi della Nuova Atlantide detenevano il potere mentre nel nostro mondo reale chi ha il potere saggio non è.
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Ma noi cosa possiamo fare per opporci a tutto ciò ,quali reali strumenti abbiamo a disposizione; servono le nostre proteste, le firme raccolte, le marce e i raduni, servono a far tornare la ragione a chi la ragione non vuole ritrovarla?
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Silvio
Diciamolo una volta per tutte, e amaramente, questo mondo è quello che vuole la stragrande maggioranza dei suoi abitatori. Magari smadonna per un’ora e mezzo di taxi nel caos di Roma, poi si ricompone e prende il telefonino e bla bla bla. Vita vissuta. Manifestare fa bene a chi lo fa, è una festa, è uno stare insieme, mostrarsi magari a favore di fotografi e telecamere. Il gusto amaro rimane, come la consapevolezza della beata ignoranza della nostra gioventù poco o punto ambientalista. Ma di questo do appuntamento alla mia rubrica.
Silvio Serangeli
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Silvio, la socratica beata ignoranza di noi giovani giovani adulte ancor mi ferisce: la compassione ironica nei confronti delle maestrine per una carta di caramella che non centrava il cestino o il fumo di sigaretta in un famoso bar nella ex Berlino Est, ma inascoltata la nostra preveggenza su di una teoria incontrovertibile, ché il capitalismo non è sostenibile!
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Un grande fisico, se non sbaglio Rainer Sachs, disse una volta che l’azione dell’uomo lo conduce ripetutamente sull’orlo dell’autodistruzione, ma che le conoscenze raggiunte a quel punto gli consentono ogni volta il salvataggio in extremis.. Non so se anche questa volta sarà così. Lo spero per le generazioni attuali e future, nerd o no, ma sono certa che non riusciremo a riparare alla nostra ybris tanto facilmente. E non basterà consolarlo con l’arte e la letteratura.. 😞
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Tempo fa in un programma RAI lo scienziato interpellato disse che il punto di non ritorno è già stato passato…. Anche se domani cesserà ogni emissione clim’alterante umana…. la temperatura continuerà a salire
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Carlo e Carlo Alberto, siete così ” numinosi”!
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