STORIA DELLE OLIMPIADI  – RIO DE IANEIRO 2016

di STEFANO CERVARELLI

Eccoci a Rio per la prima Olimpiade sudamericana e per l’ultima puntata del racconto delle Olimpiadi.

Sono ancora vive nella mente le immagini dei giochi di Tokyo che ricordarle sarebbe un’offesa alla memoria, senonché all’intelligenza, di chi legge.

Storicamente c’è da dire che sono state le prime olimpiadi disputatesi in anno dispari e che le prossime non rispetteranno, anche questo per la prima volta, il tradizionale intervallo essendo in programma a Parigi nel 2024, intervallo dal quale trae origine proprio il nome Olimpiade che nell’antichità indicava appunto il tempo che  intercorreva fra due celebrazioni delle feste e gare olimpie ed ogni Olimpiade terminava con i giochi.

Che non sia un particolare di poco conto ce lo dice il fatto che nel periodo ellenistico vi era l’uso di datare gli avvenimenti in base all’Olimpiade di appartenenza.

Da questa datazione  scaturivano anche  riferimenti cronologici  finalizzati ai giochi stessi nella letteratura; basti dire, inoltre,  che  non si conoscevano con certezza,  fatti ed avvenimenti  risalenti a prima del 776 a.c., ossia data dei primi giochi  dei quali si era mantenuta ha memoria scritta.

Anche per fissare la fondazione di Roma viene preso a riferimento l’anno della settima Olimpiade, il 750 a.c..

Ma torniamo al 2016, torniamo a Rio.

I primi giochi sudamericani saranno ricordati  perché (tanto per tornare alla Grecia) ci lasciano i dei dell’Olimpo sportivo: Michael Phelps, nuotatore statunitense e Usain  Bolt, velocista giamaicano.

Però prima di congedarsi i due vincono ancora, e tanto; Phelps si aggiudica altre cinque gare portando il suo bottino complessivo a 23 ori, aggiungendo  gli altri metalli arriva a ventotto medaglie olimpiche!  Bolt, dal canto suo, conquista ancora tre ori, congedandosi dalle Olimpiadi con un record difficile da superare nella velocità: otto medaglie  d’oro in tre edizioni.

Trentasei medaglie in due.

A Rio non mancarono problemi  e, come ne “fratello calcio” del Mondiale del 2014, anche alle Olimpiadi ci furono denunce di corruzione, sia a livello locale che intenzionale.

Su numerosi giornali apparvero articoli che segnalavano indagini a proposito di presunte deviazioni di fondi, destinati  a lavori delle infrastrutture olimpiche, verso tasche di privati.

Lo stesso presidente del Comitato Olimpico Brasiliano, Carlos Arthur Nuzman, fu accusato di aver pagato tangenti a dirigenti di altri paesi aventi come scopo quello di far prevalere Rio sulle altre città candidate ad ospitare i giochi (Chicago, Madrid).

Esplode la bolla del doping di stato russo.

La Federazione Internazionale di atletica, nei giorni precedenti l’inizio delle gare, decide di non far partecipare ai giochi  sessantasette atleti russi, sospettati di aver fatto uso di sostanze vietate.

Con loro vengono esclusi anche vogatori pentatleti, pesisti, lottatori e addirittura un velista, che vennero successivamente sanzionati dalle rispettive federazioni.

Lo scandalo, che coinvolse più di cento atleti, si acuì quando, l’ex direttore del centro antidoping di Mosca, Grigorìj Rodcenkov, fuggì negli Stati Uniti, denunciando l’esistenza di un programma di doping di stato, supervisionato, a sua detta, dal Cremlino.

Rodcenkov venne inserito in un programma di protezione testimoni dell’FBI poiché temeva di essere assassinato; ma non mancò di confermare  che il presidente russo Vladimir Putin fosse a conoscenza delle pratiche  illegali in uso nel mondo dello sport russo, già da diversi anni prima.

Note dolenti arrivano anche dalla boxe che nella sua dimensionane dilettantistica, tra scandali, veleni, verdetti contestati, e giudici rimandati a casa, tocca veramente il fondo; il numero dei verdetti scandalosi è inammissibile.

Il pugile russo Tishenko, ne sa qualcosa il nostro Clemente Russo che l’ha affrontato nei quarti, vince l’oro nella categoria 91 Kg., pur non avendo vinto, di fatto, nessun incontro: unico caso nella storia.

Ma chiudiamo questo triste capitolo e torniamo ai giochi, all’essenza delle Olimpiadi perché Rio fu anche scenario di sorrisi, divertimento, folclore, musica, come ci si attendeva dalla manifestazione brasiliana. Furono anche giochi di buon livello sportivo: vengono migliorati 65 record olimpici e 19 record mondiali.

Il golf torna ad essere disciplina riconosciuta a livello olimpico.

Gli atleti, per rendere più partecipe la città e coinvolgerla ancor più, gareggiano in quattro quartieri e precisamente: Barra – Deodoro –  Maracana – Copacabana.

Ai giochi  partecipano 11.360 atleti  in rappresentanza di 205 paesi; nell’Italia si riduce sempre più la differenza tra presenze maschili  e femminili : 170-144 ( a Tokyo la forbice si ridurrà ancora: 190 -180).

Indovinate quale paese vince più medaglie ? Esatto! Gli Stati Unti si portarono via dal Brasile 121 medaglie (46  ori, 37 argenti, 38 bronzi).

Sorprendentemente alle loro spalle,  ma ben distante, si classificò il Regno Unito con 67 allori (27-23-17) e quindi la Cina che conquista sì più medaglie complessive del Regno Unito (70) ma ne prende una d’oro in meno (26-18-26).

l’Italia si mantiene sui stessi livelli delle due edizioni precedenti vincendo 28 medaglie , lo stesso numero di Londra. Uguale è anche il numero di quelle d’oro – 8- poi 12 d’argento e 8 di bronzo.

Ricordiamoli questi vincitori: Elia Viviani (Ciclismo su pista, Omnium), Niccolò Campriani (Tiro a segno, carabina 50 metri 3 posizioni), Gregorio Paltrineri (1500 stile libero), Gabriele Rossetti (Skeet maschile) Diana Bacosi (Skeet femminile), Niccolò Campriani (Carabina 10 mt), Daniele Garozzo (Fioretto maschile), Fabio Basile (Judo).

La  nuotatrice statunitense Katie Ledecky stabilisce due record mondiali: nei 400 e negli 800 stile libero.

Un’altra statunitense, la tiratrice Kimberly Rhode, scrive il suo nome nella storia dei giochi conquistando la sesta medaglia nella sesta Olimpiade consecutiva: 3 ori,  1 argento e 2 bronzo.

I brasiliani festeggiarono, esultarono e ballarono per le strade di Rio quando la loro squadra di calcio, nel magnifico stadio Maracanà, conquista l’unico titolo che mancava nella  bacheca: la medaglia d’oro olimpica.

L’incontro con la Germania andò ai rigori, con il risultato di 1-1.  Si trattò di una partita molto sentita  e di conseguenza molto festeggiata dal “ popolo“ brasiliano perché la vittoria non significò solo la conquista del titolo olimpico, ma anche la vendetta del 7-1 subito due anni prima nella semifinale del mondiale a Belo Horizonte.

Naturalmente in un avamposto del calcio come il Brasile chi poteva essere scelto per accendere la fiamma olimpica ? Ma lui “ o Rei”: Pelè.

Purtroppo, però, il più forte calciatore di sempre ne fu impedito a causa di un problema di salute che ne sconsigliò la presenza.

Ricordate Ian Millar il canadese che a 65 anni aveva partecipato alle Olimpiadi di Londra nell’equitazione? Bene, lo ritroviamo a 69 anni qui a Rio con l’obiettivo di partecipare all’undicesima Olimpiade.

Era riuscito a qualificarsi anche per questa edizione e il suo-sogno stava per realizzarsi ma…..venne tradito dalla sua amica, la cavalla Dickeson che si ammalò e dovette essere operata; purtroppo non c’era nessun altro cavallo pronto per competere a quei livelli.

Dovette accontentarsi del ruolo di allenatore della squadra d’equitazione canadese e al suo posto gareggiò a figlia Amy che non riuscì, nella specialità ostacoli, ad entrare nella finale.

Torniamo a Phelps, ma non per raccontare ancora le sue imprese, ma per parlare di Joseph Schooling, da Singapore; quando era adolescente ottenne di fare una foto con il pluricampione nuotatore  statunitense: era il 2008.

Sulle orme del suo idolo il giovane asiatico portò avanti la passione per il nuoto coltivando in silenzio un desiderio: diventare un atleta olimpico.

Nel 2016  gli si presentò l’opportunità tanto attesa e desiderata: si qualificò per rappresentare Singapore nelle gare che si sarebbero disputate nello stadio del nuoto olimpico a Rio de Janeiro.

Superò tranquillamente le batterie dei 100 metri farfalla e vinse la semifinale  con il tempo di 50”83.

Nella finale a Schooling gli fu assegnata la corsia 4, poco più in là, nella corsia 2 c’era  proprio lui: Micael Phelps; avrebbe nuotato, ma soprattutto gareggiato al suo fianco.

Sparo, tuffo, prima vasca veloce, seconda vasca ancora più veloce, arrivo, occhi che vanno immediatamente al tabellone dei tempi. Immaginate cosa deve aver provato quando  si accorge  di aver stabilito con 50”39 il nuovo record olimpico, ma sopratutto che aveva battuto Phelps, l’idolo della sua adolescenza, arrivato a 25 centesimi di secondo da lui.

Era veramente  il compimento di una favola.

Finisce qui il  mio modesto racconto della storia delle Olimpiadi.

All’inizio di questo cammino accennai a come l’Olimpiade, essendo  una manifestazione diciamo “sovrana“  goda  di una riconosciuta universalità della quale si è servita-ed intenderà servirsi anche in futuro- la politica.

Questo perché lo sport, pur essendo un fenomeno periferico del sistema politico internazionale, a volte rappresenta, a tutti gli effetti, uno strumento valido e della politica estera e per dispute di vario genere.

La storia delle Olimpiadi è stata, comunque, per la maggior parte del suo percorso, una lunga storia di pace,  prestandosi a dialoghi internazionali, ed atti di cooperazione.

Ma nello stesso tempo è stata, anche una storia di  rivalità nazionali e nazionalistiche. La tensione che ne è scaturita  ha pressoché accompagnato tutte le edizioni dei giochi, e credo che sarà così anche in futuro.

La politica troverà sempre il modo di entrare sulle piste d’atletica, nelle palestre, nelle piscine, negli stadi anche perché, in fondo, lo sport, come già detto, proprio per il suo essere “apolitico e politico“ è stato sempre parte integrante della diplomazia internazionale.

La speranza più grande è che le Olimpiadi, seppure restando sempre, a differenza di quanto sostengono i “puristi dello sport”, anche uno dei luoghi privilegiati dove portare alla ribalta mondiale ingiustizie, sopraffazioni, umiliazioni e negazione dei diritti umani, non diventino ancora una volta, come accaduto, teatro di atti  dolorosi.

STEFANO CERVARELLI

BIBLIOGRAFIA
Umberto Tulli- Breve storia delle Olimpiadi-Carucci editore
Stefano Pivato- L’era dello sport- Giunti
Darwin Pastorin- le grandi olimpiadi- editori Internazionali Riuniti
Davd Goldblatt, Johnny Acton- Olimpiadi-  Isbn Edizioni
Luciano Wernicke- Storie incredibili delle olimpiadi- De Agostini
Stefano Iacomuzzi- Storia delle olimpiadi – Einaudi.
Raccolta Gazzetta dello Sport
Raccolta Corriere della Sera