Diamanti e gioielli: preziose creazioni che hanno ….
…. coronato, dall’antichità ai giorni nostri, importanti storie d’amore e non solo.
di LETIZIA LEONARDI ♦
Secondo una leggenda indiana il mondo ha avuto origine da un uovo d’oro. Anche i Maya e gli Incas avevano un importante legame con l’oro e fin dall’antichità l’uomo si è ornato con pietre preziose, oro e gioielli per motivi religiosi, artistici o semplicemente come abbellimenti.
E sono state tante, nel corso dei secoli, le tecniche di lavorazione. I primi a fondere l’oro per realizzare monili furono i sumeri, nel 3000 a. C. con il procedimento chiamato della cera persa. Li hanno seguiti gli etruschi e gli egizi. Realizzavano ornamenti fatti con piccole sfere perfettamente saldate. Anticamente però non c’erano solo preziosi oggetti in oro ma, col passare del tempo, si arricchirono di smalti e pietre preziose o ceramiche. Ma i gioielli avevano anche la funzione di amuleti e hanno accompagnato l’uomo sin dal Paleolitico. Il talismano più celebre è il ciondolo di Carlo Magno con due zaffiri cabochon trasparenti con una montatura in filigrana d’oro tempestata di smeraldi e perle e in mezzo la reliquia della croce di Cristo. Sepolto assieme all’imperatore è conservato nella cattedrale di Reims. Oltre a proteggere i possessori, questi monili, erano oggetti fondamentali dei corredi funebri. Avere una tomba gremita di oggetti preziosi e armi significava essere una persona di rilievo nella società.
Se nei tempi moderni il gioiello è stato il simbolo del benessere e della bellezza, nel passato non è stato sempre così.
In ogni cultura spesso il monile rappresentava un’appartenenza religiosa, politica o un determinato status. Le prime civiltà identificavano le divinità con astri, animali ed elementi naturali e i talismani finivano col diventare dei gioielli “consacrati”. I primi gioielli della storia sono state collane e bracciali con denti, corna, zanne di animali e i padri degli orafi erano tagliatori di pietra. È nell’Età del Rame che compare, oltre all’oro, anche l’argento e il rame ma primo metallo ad essere usato è stato certamente l’oro.
Indossiamo monili ogni giorno senza renderci conto dell’importanza che questo ornamento ha rappresentato nel corso dei secoli.
In Oriente e nell’antico Egitto, venivano realizzati gioielli con l’utilizzo di pietre, oro e argento, già nella prima metà del III millennio a.C.
Centinaia di anni più tardi, alla tecnica della cera persa, si è aggiunta quella a tasselli che ha permesso la produzione in serie. La lavorazione più delicata a filigrana e monili più sfarzosi con le gemme incastonate compaiono per la prima volta nell’antica Grecia ma anche i gioiellieri cretesi realizzarono manufatti con fiori e rami d’ulivo o ali di falcone. Gli orafi più bravi sono stati senza ombra di dubbio gli etruschi con la novità dello sbalzo e della granulazione che consisteva nel saldare piccole sfere o pezzi in oro. La produzione etrusca è iniziata nell’VIII secolo con artigiani siriani e fenici, come hanno testimoniato le tombe di Cerveteri, Vulci, Vetulonia e Tarquinia. Sono stati rinvenuti spilloni, fibule, bracciali lavorati a sbalzo, fermagli a pettine, orecchini e anelli con castone ovale. Gli Etruschi furono orafi di gran classe e fu dagli Etruschi che i Romani copiarono l’uso dell’anello come segno di diversificazione sociale e di ricchezza, segno distintivo del ruolo sociale tra i patrizi e i plebei. Non molti sanno poi che l’usanza dell’anello di fidanzamento ha origini nell’Antica Roma. In questo caso erano anelli realizzati appositamente per chi lo richiedeva ed erano pezzi unici. Nonostante nell’Impero Romano l’oro scarseggiasse l’ostentazione era diffusa: i ricchi portavano gioielli piuttosto appariscenti. Ai bambini si facevano indossare le bulle auree che erano ciondoli d’oro come portafortuna; tra le donne erano diffusi gli orecchini ma anche i bracciali, che potevano essere in oro, argento, bronzo o rame. Per le collane venivano utilizzati materiali meno nobili come la pasta di vetro, perle, corallo, ecc. E furono i Romani a introdurre nell’oreficeria la tecnica del traforo. Nel periodo del Medioevo protagonista dell’arte orafa è stata la Chiesa Cristiana con i preziosi oggetti sacri (croci, scettri, copertine per i libri, ecc.) che erano dei veri e propri gioielli, prodotti in laboratori all’interno delle cattedrali e usati per riti e funzioni religiose. Tra il popolo invece erano solo i nobili e le famiglie reali a indossare monili. Fu Cosimo I de’ Medici a diffondere l’oreficeria attraverso le botteghe fiorentine di Ponte Vecchio che concesse agli orafi, ai gioiellieri e agli argentieri. In quel periodo gli orafi godevano di privilegi e protezione e le gemme erano considerate alla stregua di veri e propri portafortuna, soprattutto durante le pandemie e le carestie.
Col passare degli anni i gioielli più semplici tornarono a circolare tra la gente comune. L’aumento della classe media e della ricchezza sono stati il trampolino di lancio per l’acquisto dei monili. Una maggiore diffusione dei gioielli si è potuta notare soprattutto nel Rinascimento, anche grazie alla disponibilità delle pietre preziose che consentirono la creazione di monili da abbinare ai colori degli abiti e immortalati anche nei ritratti dipinti da noti pittori del tempo. I pendenti venivano impreziositi con sempre più gemme e gli anelli venivano portati su ogni dito.
Anche le collane diventarono di moda. Basti pensare ai quadri che ritraevano ritratti, come la famosa Dama con l’Ermellino di Leonardo da Vinci con la sua collana intorno al collo e lasciata pendere sul seno. Il materiale dei suoi grani resta ancora un mistero, forse ambra nera, onice o agata. O la Dama col Liocorno di Raffaello con il pendente in oro smaltato con foglie e pietre preziose incastonate. Piero della Francesca ritrasse Battista Sforza con perle e gemme. Questi sono solo alcuni esempi. Ed è sempre di tale epoca la distinzione tra la professione di orafo e quella di gioielliere. L’orafo era colui che creava oggetti ornamentali utilizzando soprattutto oro ma anche pietre, mentre il gioielliere concentrava le sue creazioni su manufatti che avevano la gemma come elemento principale. Tornando ai giorni nostri si possono menzionare soprattutto Salvador Dalì e Giorgio De Chirico che realizzarono linee di gioielli esclusive ispirati ai loro dipinti.
Gioielli sì ma “un diamante è per sempre”. Questo è lo slogan che associa l’eternità dell’amore alla preziosità della pietra “più amata” dalle innamorate. I diamanti furono estratti per la prima volta in India ma a realizzare per primo, nel XVII, il taglio a brillante fu il veneziano Peruzzi.
Il gioiello, si sa è uno dei cadeaux più ambiti. Amore, odio, passione e invidia. Tante le storie dietro i gioielli più famosi del mondo. Anticamente i diamanti venivano incastonati nelle armi di grandi guerrieri, hanno adornato gli scettri e le corone dei re e delle regine, emblema di coraggio e invincibilità. Lo stesso dicasi per rubini, smeraldi, zaffiri e tutte quelle pietre preziose che rendono uniche le creazioni di importanti gioiellieri. Il famoso Luis Boucheron, nel 1867, creò una collana con lo zaffiro più bello, più puro e più grande fra quelli conosciuti incastonato tra meravigliosi diamanti. Non per questo negli anni trenta Boucheron fu soprannominato “gioielliere da mille e una notte”. Il maharaja di Patila aveva messo a sua disposizione sei casse di pietre preziose per creare dei monili da sogno. Celebri anche le parures di scena create da Lalique per l’attrice Sarah Bernhardt e la spilla Panthere che Cartier realizzò nel 1949 per Waaly Simpson, duchessa di Windsor. Sempre per lei l’altro noto gioielliere, Van Cleef&Arpels, diede vita alle clips “Flammes” indossate con estrosi cappellini. Bulgari, gioielliere italiano preferito da Liz Taylor e Andy Warhol, negli anni settanta montò monete antiche su strutture moderne, creando così un suo particolare stile. Bello, Prezioso, esclusivo e desiderato, il gioiello è il pegno d’amore più antico e universale. È l’anello, in particolare, a rappresentare una promessa d’amore. Nella Roma antica era costituito da un semplice cerchietto di ferro o in oro e tutte le cerimonie venivano sancite con lo scambio degli anelli. Il primo anello con diamanti fu donato nel 1477 dall’arciduca Massimiliano d’Austria alla fidanzata Maria di Borgogna.
Napoleone III invece, per la futura sposa Eugenia scelse una spilla di smeraldi a forma di trifoglio. Simbolo di fedeltà è stato per molto tempo il rubino. La regina Margherita di Savoia ne ricevette uno dal re Umberto. Dal 1900 però è il solitario a rubare la scena come pegno d’amore. Tra i diamanti più costosi, quello donato da Richard Burton a Elizabeth Taylor. Splendido anche il solitario che il principe Ranieri di Monaco regalò alla bellissima Grace Kelly. Per Lady Diana il principe Carlo scelse un anello con uno zaffiro centrale contornato di brillanti, recentemente passato alla bella Kate. Un prezioso pegno d’amore è stata anche la collana di Mario Bucellati regalata da D’Annunzio all’attrice Elena Sangro. Ed è stato un diamante a suggellare la storia d’amore tra Jacqueline Bouvier e John Kennedy. Una fede di platino e ben 36 diamanti taglio baguette è stata invece il pegno d’amore in occasione del breve matrimonio tra Joe Di Maggio e Marilyn Monroe. Ancora oggi molte star del cinema e della musica non resistono al fascino dei gioielli e soprattutto a quello immortale dei diamanti.
E, per finire, non si possono non nominare le capitali del gioiello: Parigi, New York, Tokio, Roma, Milano e Valenza ed è l’Italia la maggiore produttrice di gioielli che vengono esportati in tutto il mondo.
LETIZIA LEONARDI