ANCORA UNA RIFLESSIONE SUL MILITE IGNOTO

di CARLO ALBERTO FALZETTI

Come non essere d’accordo con Enrico Ciancarini circa l’articolo apparso ieri “Il Milite Ignoto a Civitavecchia cento anni fa “!

Tempo addietro Nicola ebbe a descrivere il tragitto del Milite attraverso le ferrovie d’Italia (del nord-Centro). Una mesta straziante sequela. Il treno procedeva lento rallentando ancor più di fronte alle stazioni colme di folla, di madri, di figli, di ex combattenti, di fedeli, di laici, di popolo minuto e di borghesi

Fiori, applausi, lacrime. L’Italia unendosi rendeva omaggio al simbolo i cui significati sono sempre molteplici e mai riconducibili ad uno solo.
La guerra è il più delle volte subita, elaborata da poteri che spesso non hanno nulla a che fare con chi la subisce. Poi, quando il grande macello è compiuto chi ha patito, chi è stato offeso nel morale e nel fisico elabora il lutto. E’ un momento solenne, una rimembranza dovuta.

Ma, il problema è come l’elaborazione debba avvenire.
Quando Freud scrisse , a seguito della Grande Guerra, alcuni saggi sulla perdita indicò che di fronte alle due possibilità errate di elaborazione (negazione totale, melanconia patologica) esiste una terza possibilità, ovvero restare nel dolore attraverso una vera e propria ricapitolazione, cioè riuscendo a comprendere che il dramma faccia parte di un processo  e come tale  debba essere accettato per quello che è. Ne deriva che, se dobbiamo superarlo, necessita sapere le cause che lo hanno prodotto. Cause che devono essere rimosse, combattute, evitate.

La guerra non è fatalità ma fenomeno che va compreso e perciò evitato conoscendone le cause.
Quello che fece il fascismo fu certo evitare negazione e melanconia ma imboccando la terza strategia, in luogo di denunciare la cause efficienti ,le assolse tentando di perpetuarle nel futuro. Una elaborazione del lutto che non voleva lenire il dolore ma semplicemente rinnovarlo. Ciò che avvenne con la seconda carneficina degli anni ’40.
Il Milite Ignoto è un segno di pietra, di marmo, di bronzo. spetta al popolo rivestire il segno di un senso. Per taluni è monumento funebre ai martiri delle trincee, al freddo russo, all’asfissiante calore delle sabbie africane, al sacrificio del milite noto ed ignoto, all’esercito in armi, alle vedove, agli orfani, agli indifesi, agli internati, alle vittime dell’olocausto, ai mutilati, agli eroi, ai poveri diavoli, al popolo bombardato, ai torturati, ai fucilati.
Per altri è segno di continuazione, di non rimozione delle causa che hanno prodotto l’odio, la ferita della carne.
Nel primo caso il Milite Ignoto è simbolo racchiudendo un eccesso di significati.

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Maria Bergamas, madre di un disperso della prima guerra mondiale, che scelse, il 28 ottobre 1921, la salma da inumare all’Altare della Patria

Nel secondo caso è solo un segno univoco, speculativo, strumentale, completa assenza di elaborazione del lutto.
Enrico invita a dare cittadinanza al corpo di un soldato indicato da mamma Maria Bergamas in una scelta straziante tra vari cadaveri non identificati ad Aquileia nell’ottobre del ’21.

Chi accetta il suo invito deve avere in mente questa scena, niente altro

CARLO ALBERTO FALZETTI

  • Copertina: La salma del Milite Ignoto mentre viene issata sul carro funebre nella stazione di Aquileia (29 ottobre 1921)