Il Milite Ignoto a Civitavecchia cento anni fa.

di ENRICO CIANCARINI

Nelle scorse settimane si sono moltiplicati gli interventi a favore della concessione della cittadinanza onoraria al Milite Ignoto come promosso dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI). A Civitavecchia le associazioni d’Arma, alcuni consiglieri comunali e vari movimenti politico-culturali hanno espresso il loro parere favorevole. La conferenza dei capigruppo del Consiglio comunale l’ha approvata. Mi risultano del tutto inesistenti le reazioni da parte del mondo della Sinistra cittadina, non ho reperito sull’argomento nessuna dichiarazione da parte di consiglieri eletti nel campo del centrosinistra cittadino né di esponenti di quell’area politica. Assente, mi risulta, dal dibattito anche l’ANPI, associazione di solito molta attenta a celebrare le date fondamentali della storia italiana del secolo scorso. Al contrario, purtroppo, si sono distinte nel dibattito, dichiarandosi favorevoli alla cittadinanza onoraria, alcune associazioni “culturali” che si rifanno apertamente all’ideologia neofascista.

È trascorso un secolo da quando la Sinistra italiana si scagliò con veemente vis polemica contro le celebrazioni ufficiali per il Milite Ignoto.

L’Avanti! uscito il 4 novembre, lo stesso giorno in cui la salma del Milite Ignoro viene deposta nel sacello a lui dedicato all’Altare della Patria, pubblica un manifesto della Lega proletaria che esordisce in questo modo:

“Il mondo ufficiale borghese si appresta ad onorare la salma del fante ignoto.

Alla manifestazione partecipano altre Associazioni di Mutilati e Reduci che furono come noi in trincea. Noi non partecipiamo: non per appartarci dal portare il saluto alla salma del fratello caduto; ma perché non vogliamo confonderci in una manifestazione, alla quale partecipano coloro che sulla pelle del povero fante e sulle nostre mutilazioni e lutti ingrossarono le loro fortune, essi arricchirono. Non vogliamo confonderci con altri che furono gli eroi del trincerone delle grandi città, che gridarono viva la guerra, rimasero nei dorati salotti a godersela mentre noi partimmo per il macello umano a seminare e prendere lutti.

Non possiamo subire questo contatto come subimmo la guerra.

Non possiamo salutare la salma del fratello caduto confusi con i corvi della guerra nefasta e della pace iniqua…”. Anche il Partito socialista pubblica un proclama contro le celebrazioni.

Nella rossa Civitavecchia i movimenti di Sinistra reagiscono con ostilità alle manifestazioni per il Milite Ignoto. Nel periodo postbellico, alla vigilia dell’avvento del fascismo, in città è profondamente radicata la Lega proletaria mutilati, invalidi, reduci, orfani e vedove di guerra diretta da Vincenzo Benedetti, capo del Battaglione civitavecchiese degli arditi del popolo, e dal professore Umberto Brauzzi, letterato e preside del locale Istituto tecnico. Entrambi fanno parte della Giunta esecutiva della Lega a livello nazionale.

La Lega proletaria civitavecchiese decide di celebrare i caduti della guerra il 2 novembre, giorno dedicato alla commemorazione dei defunti. Sull’Avanti! del 9 novembre 1921 si può leggere una cronaca intitolata appunto “Lega proletaria”:

“Nella ricorrenza del 2 novembre indetta dalla Sezione della Lega Proletaria di qui, ha avuto luogo la solenne commemorazione delle vittime di guerra.

Oltre alla Lega Proletaria si adunarono nella Piazza Vittorio Emanuele la Sezione del Partito Socialista, i comunisti, gli anarchici, la Cooperativa agraria, la gioventù socialista, quella comunista e molto numeroso popolo, che ordinatamente disposto, al suono d’inni funebri e a quello dell’Internazionale si recò al cimitero a deporre corone di fiori sul cippo ricordante i caduti in guerra.

Dinanzi al numeroso popolo venuto e a quello già nel cimitero e subito accorso, parlò, presentato da Benedetto Salerni, il prof. Brauzzi Umberto, preside di questo Istituto Tecnico e membro della Giunta Esecutiva della Lega Proletaria d’Italia.

Ricordò che la Lega Proletaria aveva più di tutti ragione di commemorare i morti di guerra, essa che è perenne voce di protesta contro gli eserciti permanenti, contro la barbarie del guerreggiare derivata dalla bramosia di possesso dell’uomo.

Parlò poi, a nome dei comunisti, il segretario della Sezione dei lavoratori del mare, Culotto, ricordando ai mutilati, agli ex combattenti, alle vedove, ai genitori e ai figli orbati il dolore immenso prodotto dalla guerra e ricordando ad essi che un’altra guerra rivendicatrice dovevasi compiere, quella contro il capitale e contro la borghesia che la guerra volle. Indi a nome degli anarchici brevemente con parole commosse parlò Milo.

Il comizio ordinatamente si sciolse”.

Brauzzi e gli altri compagni vagheggiano un’Italia in cui prevalgano i principi socialisti ed internazionalisti, a imitazione della rivoluzione dei Soviet che in quegli anni infiamma il proletariato italiano e mondiale. Per alcuni mesi il Paese era sembrato sul punto di trasformarsi in una repubblica sovietica.

A trionfare, invece, è la reazione padronale e borghese, che utilizza la violenza fascista per reprimere e distruggere le conquiste socialiste del Biennio rosso. Il 28 ottobre 1922 le squadre fasciste marciano dirette a Roma con l’obiettivo ufficiale di rendere onore alla Tomba del Milite Ignoto ad un anno dalla sua deposizione all’Altare della Patria. S’impadroniscono invece del potere per il loro duce grazie alle connivenze della Corona e degli altri partiti ostili a quello socialista.

I membri della Lega proletaria e gli arditi del popolo sono arrestati, processati e condannati.

Con la vittoria del regime mussoliniano il culto del Milite Ignoto diventa un aspetto peculiare dell’ideologia fascista, che si appropria dei valori patriottici del mondo combattentistico.

E così il 25 marzo 1923 cinquecento studenti di Civitavecchia, Corneto Tarquinia e Montalto di Castro, provenienti dalle scuole di ogni ordine e grado delle tre località, scendono alle 8,00 della mattina alla stazione ferroviaria di Trastevere. Sono accolti da Giuseppe Bottai e dalla Banda dei Carabinieri. Sono l’avanguardia del primo “Pellegrinaggio nazionale dei fanciulli d’Italia al Milite Ignoto” organizzato dal Comitato nazionale per il pellegrinaggio delle scuole d’Italia alla Tomba del Milite Ignoto” di cui è presidente l’onorevole Bottai.

Gli studenti civitavecchiesi sono accompagnati dal Regio commissario Fea, dal presidente della Camera di commercio Cinciari, dai gerarchi Bernabai e Turci, dall’ispettore scolastico professore Certo e dal direttore scolastico professore Pereno.

Il corteo degli studenti è aperto dalle orfane di guerra, seguite dagli orfani, da tre squadre di balilla, dalle scuole elementari femminili e maschili al completo, dalle rappresentanze delle scuole tecniche, dell’Istituto tecnico e delle scuole rurali.

Sulle bianche scale del Vittoriano i giovani civitavecchiesi, tarquiniesi e montaltesi, sono ricevuti dal principe ereditario Umberto di Savoia, dal presidente del Consiglio Benito Mussolini, dal ministro della Guerra e duca della Vittoria Armando Diaz, dal ministro della Pubblica istruzione il filosofo Giovanni Gentile, e da altri gerarchi fascisti di elevato grado come Giacomo Acerbo ed Italo Balbo.    

Davanti all’urna del Milite Ignoto, il professore Certo legge il giuramento dei giovani studenti di fedeltà alla Nazione, al re e al regime. Sono i primi mesi di governo fascista, il regime inizia ad elaborare la complessa ed ampollosa liturgia con cui celebrerà i trionfi ed i successi del duce, il culto della sua personalità.

Quella stessa sera il duce, in viaggio per Milano, transita e sosta alla stazione di Civitavecchia. Rimane diciotto minuti impegnati in un colloquio con il sottoprefetto Bencivenga incentrato sulla situazione politica della città portuale che fino al 28 ottobre 1922 era considerata la roccaforte bolscevica del Lazio, una delle ultime ad arrendersi alla violenza fascista.

Alle 21.36 il treno riparte salutato, scrive il cronista del Messaggero, dagli entusiastici alalà dei fascisti e dalla numerosa folla radunatasi in stazione e dall’inno “Giovinezza” suonato dalla fanfara.

Un mese dopo, la circolare 36 inviata a tutti i regi provveditori del Regno il 23 aprile, a firma del ministro Gentile, ordina che le scuole di tutta Italia organizzino il pellegrinaggio alla Tomba del Milite Ignoto:

“L’anima dell’Italia rinnovata dal sacrifizio di tutto il suo popolo, si prostra riverente dinanzi alla Tomba del Milite Ignoto, che di quel sacrifizio è il simbolo più alto e più puro.

A questo sentimento non poteva rimanere estranea la scuola italiana, che dev’essere interprete e guida spirituale della Nazione; e già, ad opera del <<Comitato Nazionale per il pellegrinaggio delle scuole d’Italia alla Tomba del Milite Ignoto>>, le prime scolaresche, muovendo da Tarquinia e da Civitavecchia, alla presenza di S.A.R. il Principe ereditario e dei rappresentanti del Governo, sono sfilate, il 25 marzo scorso, dinanzi a quella che è ormai l’ara votiva sacra al cuore di ogni italiano, in una solenne ed austera cerimonia, il cui profondo significato non può sfuggire a quanti vogliono che l’anima del fanciullo – uomo di domani – si tempri nel culto della grande Madre comune per assicurarne il compimento degli alti ed immancabili destini.

Ma tale significato non può né deve andare disperso; ed io mi auguro che i maestri tutti d’Italia vorranno promuovere nuovi pellegrinaggi destinati, come il primo, a perpetuare e rinnovare nel cuore dei nostri adolescenti la memoria imperitura di quello che è stato l’eroismo dei loro stessi padri”.

Nelle parole del ministro Giovanni Gentile, la maggiore figura d’intellettuale del regime fascista (invito a leggere il volume di Mimmo Franzinelli “Il filosofo in camicia nera. Giovanni Gentile e gli intellettuali di Mussolini”), inizia ad echeggiare il mito dell’uomo nuovo, il progetto di Mussolini di “fascistizzare la nazione, tanto che domani italiano e fascista” siano sinonimi.

E forse non è casuale che i primi fanciulli e giovani condotti ad onorare la Tomba del Milite Ignoto provengano da Civitavecchia, alcuni di essi certamente saranno stati i figli o i fratelli di quei sovversivi e arditi del popolo che tanto fastidio crearono alle squadre fasciste toscane che pochi mesi prima, facendo base a Civitavecchia e a Santa Marinella, marciarono su Roma per rendere omaggio all’Altare della Patria e conquistare con estrema facilità il potere nel Paese.

Nella città portuale la “nuova” classe dirigente che in pochi mesi sostituisce al Comune la precedente amministrazione socialista, porta avanti negli anni una vigorosa azione rieducativa della gioventù civitavecchiese, tesa ad instillargli la disciplina fascista e la piena fedeltà al duce e al suo regime, che in pochi anni si trasforma da parlamentare in totalitario.

Negli annali scolastici sono abbondanti le attestazioni della profonda ed autoritaria opera ventennale di “costruzione” ideologica della gioventù italiana educata fin dai primi anni scolastici ad usare “libro e moschetto”, per difendere un giorno la Patria e il suo duce dagli attacchi delle potenze plutocratiche, massoniche e giudaiche. A Civitavecchia in questo alcuni presidi e professori si distinsero a livello nazionale, su questo torneremo in futuri articoli.

La dottrina del fascismo di appropriazione del mito del combattentismo e degli ideali patriottici ancora oggi si ritrova nella propaganda politica che vede identificare i veri patrioti con i soli membri dei partiti di destra. Al crollo del fascismo e del suo alleato nazista nel 1945 i patrioti invece erano identificati con i partigiani che avevano dato il loro contributo fondamentale alla liberazione della Patria umiliata da venti anni di scellerata dittatura. Così cambia la storia di una Nazione che ama distruggere il suo passato. 

Oggi è necessario che tutte le parti politiche riconoscano l’immenso valore e gli incredibili sacrifici di quegli uomini che sono rappresentati dalla Tomba del Milite Ignoto che cento anni dopo quel contestato 4 novembre 1921 deve diventare finalmente uno dei simboli unitari ed identitari della Nazione.

ENRICO CIANCARINI

PS: io sono favorevole alla cittadinanza onoraria al Milite Ignoto a memoria di quanti morirono nelle trincee della Grande guerra.