Storie di libri-Marginalia-Stendhal-CV /6 finale

di SILVIO SERANGELI ♦

Milano. Se da piazza Cinque Giornate prendi il 17, un tram d’altri tempi, alla fine di Corso di Porta Vittoria, ti trovi sulla sinistra, fra tanti palazzoni anonimi, l’estroso Palazzo Sormani, una bomboniera, dallo stile barocchetto. Al secondo piano, nell’ala che si salvò dai bombardamenti, c’è un pezzo della Civitavecchia del console Stendhal: appunto il Fondo Stendhal-Bucci. Superata la Sala del Grechetto, appena entri, sulla destra c’è il ritratto a olio del console con la caratteristica mazza, dipinto nel 1835 da Jean-Louis Ducis; subito sotto, molto più piccolo c’è quello di Donato Bucci, eseguito da Filippo Caetani nel 1863.

Donato

C’è il brevetto di console, il bastone di malacca, il barattolo di legno di pero. E poi trovi le due librerie a vetri che il  console aveva nella sua casa con i libri dei marginalia.  Ancora Civitavecchia. Più avanti, alla luce dei finestroni che danno sul parco, nel retro del Palazzo, scopri le quattro grandi incisioni di Antonio Acquaroni e una pianta pastellata di Civitavecchia. Sono qui dal 1969 con i marginalia di Fernando Barbaranelli. E trovi la Biblioteca Stendhaliana di Bruno Pincherle, aperta nell’aprile del 1982. Ma c’è molto altro della petite ville di Clodoveo, come le bellissime foto in bianco e nero delle celebrazioni del 1924. Questo feuilleton sta arrivando al finale, perché bisogna pure mettere un punto alle tante storie che qui  si intrecciano.

Un libro è musica, cinema, televisione, galleria d’arte, natura, e quando lo sfogli lo rigiri fra le mani è un mondo che non sostituirai mai. E poi il profumo inebriante delle pagine appena aperte e liberate dal cellophane è come, e più, di un sorso di caffè amaro bollente e di una lunga boccata di toscano. E Stendhal beveva caffè e fumava il toscano. È una passione che ti accompagna sempre, un’abitudine, un piacere fine e intenso che provo da quando ero ragazzo che qui accompagno con queste storie di persone e personaggi così lontane eppure vicine. La petite ville del console vive ancora a Milano. Le sue tracce qui da noi si sono perse: il Palazzo Bentelli, dove abitò il console e dalle cui finestre gettava in mare i raspi d’uva e le pallottole di carta, e nelle giornate di tramontana perdeva il suo sguardo sul mare azzurro fino all’«Argentaro», il Palazzo Bentelli, come tutto l’isolato, è stato cancellato dai bombardamenti, così Camporsino con l’Hotel Grand’Europa, demolito il teatro Minozzi.

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C’è ancora il Palazzo Lenzi, dove ora ha sede la BNL, e dove con il piano stradale molto ribassato c’era la bottega antiquaria di Donato e, al primo piano, l’appartamento di famiglia e il consolato. Non trovi più la porta in fondo alla piazza e neppure il magazzino dove Pietro Manzi, l’amico e socio di Donato, conservava le preziose etruscherie, frutto dei suoi scavi, che così bene Arnaldo Massarelli è riuscito a ricostruire.

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Alla morte di Costantino, la bottega che era collegata con una scala interna all’appartamento fu affittata alla famiglia Lucchini di Grosseto che aveva un’attività di vendita di tessuti e telerie. E così a palazzo Palomba al posto dell’ultimo rifugio del console trovi lo studio di un avvocato. Di Bucci, da tempo, a Civitavecchia non ce ne sono più: se li è portati via, come tante altre famiglie, la guerra. Qualche anno fa ho ritrovato a Monteromano Massimo Di Gemma, figlio di Elda. Maria Teresa vive a Gallarate con il fratello Corrado. Marcella, che sposò Sergio Moda, vive a Arsago Serio. In una fitta corrispondenza  mi raccontano le storie di famiglia, lontane e distanti: è svaporata la passione di Donato e  il vizio di Clodoveo. Che è rimasto? Ci sono due statuette di un certo valore che Clodoveo lasciò in eredità, un ritratto di Donato e del suocero Capalti Di Guardia, recuperati dal loro parente Gabriele Cantalamessa da un rigattiere, opera dello sciacallaggio che aveva imperversato negli appartamenti del palazzo di famiglia. Rimane una foto di Costantino e la coccarda tricolore con la scritta «Civita Vecchia 16 settembre 1870 Viva l’Italia Unita» che Clodoveo aveva messo in bella vista nel salone. C’è la pianta dell’appartamento che mi disegnò su una paginetta a quadretti il simpatico Corrado. Mi racconta del tragico destino della sorella Anna, tornata a Civitavecchia per curare gli interessi di famiglia, e morta sotto le bombe del 14 maggio, mentre era ospite della famiglia dello zio Cantalamessa a Palazzo Valentini. Anche Valentina, la figlia più giovane di Clodoveo, dopo un breve soggiorno con il marito nella casa di via Rasella, si trasferisce a Milano. Triste il destino della bellissima sorella di Clodoveo, la Emma Cancellieri protagonista della vita mondana del Pirgo. Aveva sposato Carlo Cancellieri. Con lui aveva solcato il mare a bordo della sua nave, la Linda,  per un viaggio di nozze da favola. Alla morte di Carlo la sua voglia di vivere ancora l’avventura la tradì con un matrimonio affrettato con il fascinoso affarista spagnolo Giuseppe Barrera, vedovo con cinque figli che, in breve tempo, dilapidò le fortune della moglie. EmmaDi lei rimane nel Fondo di Milano il bellissimo Album di ricordi. Il cerchio si chiude: sfogli le pagine e vi trovi ancora pensieri e parole, scritte. Ancora marginalia.

SILVIO SERANGELI                                                                                                                           (fine)

*** Le immagini sono quelle del Fondo Stendhal-Bucci alla Sormani di Milano, del ritratto di Donato, di una pagina dell’Album di Emma Bucci, della pianta dell’appartamento di Palazzo Lenzi. L’acquerello a china di Arnaldo Massarelli è stato realizzato in occasione delle Giornate Stendhaliane.