APPUNTI DI TEOLOGIA: LA BESTEMMIA.

di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦

Strano quanto si voglia, ma se di teologia si vuol discutere è dalla bestemmia che necessita partire.

Dunque, da qui iniziamo il sentiero.

Ascolta, dunque, il vecchio tosco che va raccontando della caccia rimpinguando il discorso con venatori moccoloni che ammantano il suo veltro di divini attributi. E quando sta per por termine alla cronaca della giornata ecco che è la selvaggina e non più il lesto segugio ad assumere i ruoli ieratici.

Per non parlar del nostro maremmano accasciato sulla sedia all’osteria col bicchiere alla mano che, cadutogli a terra il piatto coll’aringa affumicata, non fa di certo sgarbo al melmoso re dell’aia nominandolo con epiteti celestiali.

Si dirà di costoro: male- educati perché offendono il comune senso del decoro civico e del rispetto religioso. Villani usi alla bestemmia, al turpiloquio, alla giaculatoria ritmata, giustificati, a volte, per la vita agra che dà corpo al rancore verso i cieli. Ma, c’è forse , in tutto questo, traccia di ingiuria teologica?

   Ascolta, allora, il fondamentalista, islamico, ebreo, cristiano che sia, quando, alzando le braccia verso i cieli, con solenne tonalità incita le genti esclamando:

 “Dio lo vuole”.

 “ Dio lo ha detto, ecco qui lo ha scritto”. In questo versetto, qui!“. “ In nome di Dio”.

“La pandemia?  Giusta punizione di Dio!”.” L’ira di Dio che si fa realtà”.

 “E’ Dio che ci ha parlato”. “Un giorno Dio ti punirà”

“Perdonami se ho disubbidito, Sovrano dei Cieli.

Perché hai permesso al Covid di agire? Liberaci dal Male”.

“Dio è Onnipotente, Onnisciente. Dio è questo, Dio è quello…..

Ecco un buon catalogo di ottime blasfemie teologiche rispetto a quelle formali del comune intercalare villano o del rancoroso . A queste blasfemie sostanziali fanno seguito azioni concrete:  moniti, reprimende, sconfessioni, non assoluzioni, divieti, penitenze, sacrifici per placare l’ira di Dio, auto-da-fé, pubbliche derisioni, punizioni carnali, gironi infernali, pene eterne, segregazioni di genere, impedimenti del femminile ma anche roghi, sgozzamenti, carneficine varie, esplosioni in pubblico, guerre sante. Ma, di converso, promesse di premi, paradisi, vergini attraenti (Huri) a tua disposizione perché martire, cori angelici, visioni celesti, ruscelli d’acqua viva.

Sorge spontanea la domanda:  ma che razza di Dio è quello che necessita di essere supplicato per fare il bene? E’ un Dio distratto che abbisogna d’esser avvertito di tanto in tanto?  Perché mai dovrebbe  pensare al Covid-19 dietro sollecito e non  accorgersi delle  migliaia di bambini che muoiono di vaiolo da sempre?

Il fondamentalismo, professato da chiunque e nelle varie modalità di settarismo religioso, razzismo, sessismo, classismo, rappresenta il grande fallimento dell’amore (“io nella verità ,tu nella menzogna”, oppure:  “solo se vestirai la nostra casacca sarei vincente rispetto a Dio”).

Com-prendere Dio, sapere che pensa, conoscere i suoi desideri, agire per conto suo è semplicemente ridurlo ad IDOLO. Pensare che esista “una squadra di Dio” e che appartenere ad essa significa essere salvati, questa è la pura idolatria. Antica storia del Vitello d’Oro, del simulacro che si adora in quanto simulacro e non perché è simbolo che rimanda ad altro. Dio come il Totalmente Altro da noi! Follia.

E chi cerca affannosamente fuori di sé Dio, finisce per trovare il Dio che si voleva cercare, il Dio che si desiderava per i propri interessi, per il proprio tornaconto:

non “Dio lo vuole”  ma, semplicemente   “Io lo voglio”.

La blasfemia sostanziale è blasfemia teologica, dunque di grado ben più elevato della blasfemia formale nata da semplice volgarità, diseducazione, rabbia  del momento, rancore per vita grama.

La bestemmia  teologica fonda il suo essere sul “teismo”. Ovvero, immaginare Dio in modo perfettamente “antropomorfo” (Feuerbach sorride). Se immaginarlo nella corporeità appare una assurdità per tutti è nella “passionalità” che si cela l’antropomorfismo (Il Dio veterotestamentario rientra pienamente in questa categoria. il Dio di Gesù non vi rientra. Il Dio della Chiesa, troppo spesso rientra).

Un vecchio canuto, barbuto, dotato di sesso maschile, collerico, omicida, settario, accigliato, passionale, geloso, irascibile, patriarca, guerrafondaio (Dio degli Eserciti), roveto ardente, colui che brucia chi osa vederlo, orchestratore degli spartiti biblici, responsabile di stragi di primogeniti, Dio vendicatore, colui che annega eserciti nemici del suo popolo, giudice supremo, grande orologiaio, meccanico razionale del cosmo, onnipotente, onnisciente, onnipresente, onniveggente (nell’urna vede, Baffone no!), dotato in apparenza di corpo umano, seduto in un trono come un idolo, come un imperatore delle corti d’oriente attorniato dalla corte che lo esalta all’infinito, circondato da guardie del corpo seppur angeliche. Giudice severo, impartisce pene tremende in ergastoli infiniti. Tenero con gli ubbidienti, i sottomessi, i conformisti, i pii, i sacramentati, i guardiani del Tempio, i devotissimi, i fedelissimi, i meritevoli, i servi migliori. Spietato con i ribelli, i mangiapreti, i super dubbiosi, i razionalisti caparbi, i detrattori, gli infedeli, il popolo che “non è dei nostri”, gli impuri. Un Dio, dunque, separatore (diàballō, da cui diavolo, significa “io separo”).

Non siamo lontani dalla descrizione dei regimi dittatoriali, assolutistici e delle grandi corti reali  di cui ricchissima è la storia. Un Dio antropomorfo, il superlativo assoluto del tiranno umano, l’ente portato ai massimi: l’Entissimo (e con ciò abbiamo pronunciato la bestemmia più profonda che bocca umana possa dire.

Ma è proprio questo Dio? Un Dio che deve servire a qualcosa per poter essere creduto?

Forse questa è solo la caricatura di Dio. Ma è a questa caricatura che molti credono e così credendo bestemmiano.

La riflessione sulla bestemmia ci ha, dunque, permesso un ardito passo successivo: ma come possono i credenti evitare la bestemmia, ovvero  ripetere, negli atti devozionali, quella caricatura che spesso, troppo spesso le religioni amano concepire e divulgare a piene mani?

Si può rispondere:  evitiamo tante contorsioni  mentali e rispondiamo con una netta affermazione che recita “ basta non credere ed il problema è risolto, definitivamente!”

Definitivamente?

Forse la fretta non aiuta. Forse qualche riflessione in più la si deve in nome dell’”umano sapere” ( non tanto come sōphrosýne, la saggezza, ma soprattutto come sophìa, la Sapienza). Forse il cosmo rivela una spiritualità che ignoriamo (vedo Feurbach sorridere un po’ meno).

Forse Dio, per essere creduto, non deve servire a nulla. Forse deve essere proprio un nulla.

Una buona pista da esplorare.

Ai prossimi Appunti di Teologia. C’è ancora qualcosa da dire prima che la notte dilegui.

CARLO ALBERTO FALZETTI

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