STORIE DI LIBRI-MARGINALIA-STENDHAL-CV /5

di SILVIO SERANGELI ♦

I ben informati, quelli a cui non sfugge niente, sono sicuri che della “roba” di casa Bucci sia finita dallo stracciarolo. Carlo Toti, orafo di mestiere,  uomo di grande cultura con la passione del cinema amatoriale e della fotografia, che addirittura possiede una cinepresa e un proiettore Pathé baby, formato Perry, avverte l’amico Fernando che fra le cianfrusaglie ci sono dei libri. Sono quelli appartenuti a Stendhal. E Fernando li compra con i battiti del cuore a mille. Ma come è stato possibile che quei diciannove volumi  siano finiti lì? La città è piccola e si moltiplicano le voci: c’è stato un furto, magari su commissione. Fra le ipotesi dei maldicenti quella che il figliastro di Emma Cancellieri, la sorella di Clodoveo, un poco di buono, abbia sottratto dall’appartamento i libri e qualche oggetto per ricavarci un po’ di soldi. Un’ipotesi da scartare, perché dopo il secondo matrimonio con Sebastiano Barrera Y Ferrer, Emma fu ripudiata dal fratello Clodoveo che non partecipò neppure ai suoi funerali, e nessuno della sua nuova famiglia, tanto meno il figliastro,  avrebbe potuto avere accesso alla casa. Dalle testimonianze degli eredi risulta che era stato messo a controllare la casa disabitata un certo Giovanni Gangioli al quale non sfuggiva niente. Fra le ipotesi, la più plausibile è che nello sgombero delle stanze, che le figlie ricordano sempre chiuse, buie e polverose, sicuramente furono gettati via diversi materiali ritenuti inutili e, magari anche quei libri, un po’ ammuffiti, appoggiati da qualche parte. Oltre alle stanze fu messa mano ai ripostigli del sottotetto del palazzo in cui giacevano ancora alla rinfusa, come capita spesso nelle famiglie, perfino le cose lasciate da Donato  che, portate per prime allo straccivendolo, finirono sicuramente al macero con il terribile sospetto fra gli stendhaliani che molto probabilmente  fra quelle cartacce ci fossero le lettere che Stendhal spediva all’amico da Parigi, mai trovate. Questa ricostruzione è sicuramente la più vicina alla realtà, perché fra i materiali che la famiglia Barbaranelli cedette alla Biblioteca Sormani di Milano, nell’Addenda Barbaranelli del Fondo Stendhal Bucci, oltre ai volumi con i marginalia, figurano l’Album di Emma Bucci Cancellieri, lettere e documenti della famiglia Bucci, finiti anch’essi dallo straccivendolo.

La vendita ha salvato i libri dalle distruzioni dei bombardamenti e dai successivi saccheggi, anche se Palazzo Lenzi, a differenza del vicino Palazzo Valentini si salva dalle bombe. La Biblioteca ora di proprietà di Federico Gentile è conservata nella sua villa. Come ogni buon collezionista egli ama il possesso, il piacere di potere sfogliare qualche volume da solo. Non è il mite e disponibile Clodoveo che apriva la porta di casa ai visitatori. Inutili le richieste degli studiosi di Stendhal che spedisce con poco garbo al mittente.

Congresso 1 e 2

Si così arriva al  «Congresso Stendhaliano di Civitavecchia», organizzato da Fernando Barbaranelli con Victor Del Litto nell’aula magna dell’Istituto Baccelli, dal 6 all’8 marzo del 1964, con la partecipazioni dei maggiori studiosi di undici nazioni, Australia e Giappone compresi.

Congresso 3 e 4

Nel corso dei lavori, l’avvocato stendhaliano Franco Casamassima presenta un documento che stigmatizza la netta chiusura di Gentile e denuncia il suo comportamento che ostacola la ricerca. Si innesca una polemica che trova ampio spazio sui maggiori giornali, mentre Gentile ricorre al Tribunale.  L’interesse di Raffaele Mattioli, personalità di grande cultura, vicino al PCI, presidente della Banca Commerciale Italiana di Milano, chiude la questione. Nella seduta del Consiglio di amministrazione dell’8 aprile 1970 la Banca acquista il Fondo. Il 14 aprile esso viene donato al Comune di Milano che lo destina alla Biblioteca Sormani, in Corso di Porta Vittoria, 6. Il protagonista del recupero dei materiali è Gian Franco Grechi, una persona eccezionale che, si può dire, abbia dedicato la sua vita a questo lavoro difficile e interminabile. Nel 1973 stila un primo bilancio: la Biblioteca è composta da 965 volumi per 522 opere, più 84 tra numeri isolati di quotidiani o di loro ritagli. 551 pezzi sono sicuramente appartenuti allo scrittore, gli altri sono di incerta provenienza o si possono attribuire alla proprietà di Donato Bucci; 87 invece, più i quotidiani, provengono da Clodoveo. Ma siamo agli inizi del lavoro che durerà diversi anni anche con alcune scoperte  di grande valore documentario come le lettere spedite dal cancelliere Lysimaque Tavernier al suo console. Al momento dell’acquisizione, gran parte delle brossure sono scucite e con le copertine a brandelli, molte legature in pelle sono disfatte. Al resto ci hanno pensato l’umidità e il lavorio dei topi. Che dire delle difficoltà della  lettura e della decifrazione dei marginalia?

SILVIO SERANGELI                                                                                                                     (5 Segue)

***Le immagini si riferiscono al Congresso del 1964.