Lo sviluppo e il rischio

di BENEDETTO SALERNI ♦

Piero Alessi nel suo ultimo articolo, pubblicato nel blog, ha sapientemente colto l’occasione per mettere al centro dell’attenzione il tema dello sviluppo territoriale legato alla presenza energetica.  La mia chiave di lettura, a proposito della sua riflessione, mi spinge a pormi la seguente domanda: Civitavecchia può assumersi il rischio di progettare il futuro, nello scenario di una transizione energetica, nella prospettiva di nuove politiche ambientali e di un nuovo sviluppo imprenditoriale ed occupazionale?

A questo proposito, penso che nel quadro di un processo di trasformazione economica e sociale del territorio, il superamento del comparto energetico non può che essere fondamentale nell’attuazione di un diverso approccio allo sviluppo, all’ambiente e al lavoro.

La nostra città nel corso degli anni è cambiata in maniera profonda dal punto di vista sociale e culturale; ciò ha messo in evidenza nodi ad oggi ancora irrisolti, tra questi anche un diffuso degrado urbano, e persino nelle relazioni sociali. A questo proposito si avverte la esigenza di interventi di profonda riqualificazione. Il dato politico che oggi preoccupa è la situazione di immobilità e di isolamento che Civitavecchia e il suo corpo sociale sembra che stiano vivendo rispetto a tali problematiche.  Per troppi anni le C/li di Fiumaretta, di Torrevaldaliga Sud e Nord, hanno contribuito a modellare il nostro territorio, impedendo qualsiasi forma alternativa di sviluppo. L’accresciuta sensibilità della popolazione, sui temi ambientali, è anche frutto di una tendenza dell’Enel a non investire adeguatamente sull’innovazione e sul pesante e sempre meno tollerabile impatto ambientale, che ha prodotto inquinamento e gravi ripercussioni di carattere sanitario. Tuttavia, non si può negare un certo dinamismo occupazionale nella forma diretta e come sollecitatore di cooperazione imprenditoriale; fattori che hanno contribuito a sostenere l’economia cittadina e comprensoriale.

La crisi del tessuto produttivo sul territorio, deriva anche dalla perdita di peso specifico dell’insieme del comparto energetico, e dal ritardo nel realizzare una efficace ed efficiente rete infrastrutturale. Penso che il dibattito politico, attorno al tema dello sviluppo, anche se riferito a diverse scuole di pensiero, sia animato da sincera passione e sia rivolto a rispondere agli interessi della comunità locale.

La centralità, attribuita alla dimensione territoriale dalle politiche nazionali, è un fatto nuovo e determinante per le scelte socio-economiche che sono di fronte alla città. Il porto rimane la nostra principale vocazione naturale e non può non stare al centro di qualsiasi modello di sviluppo noi si voglia costruire. Non si può ignorare che la presenza del polo energetico, per il suo posizionamento, condiziona qualsiasi progetto di sviluppo a nord della città. Infatti, in quel tratto di costa la presenza energetica, impedisce la messa in opera di nuove banchine o strade per favorire la viabilità. Pertanto, appare irrinunciabile pensare ad una graduale dismissione degli attuali siti energetici rivolgendo l’attenzione alla centralità delle attività portuali e a una nuova economia circolare.

Il programma della transizione energetica, regionale e nazionale, risulta ancora indefinito nella sua programmazione e non sono ancora note le modalità dell’utilizzo dei fondi europei.  Sarebbe singolare se un evento di così grande interesse, per il nostro territorio, si muovesse al di fuori di un contesto di pieno coinvolgimento delle istituzioni locali e delle parti sociali interessate alla pianificazione e alla transizione energetica. Le risorse economiche europee, stanziate per il post Covid, si aggirano intorno ai 220 miliardi di cui circa 80 a fondo perduto. Hanno delle finalità ben precise sulla transizione energetica e sulle debolezze strutturali e di sistema, emerse durante la crisi sanitaria. Le forze politiche e sociali comprensoriali hanno l’ennesima occasione   per dare un fondamentale contributo a possibili opzioni di sviluppo, alternativo alla presenza dei siti energetici. La nostra comunità si deve impegnare definitivamente a ridisegnare lo sviluppo territoriale, superando la servitù energetica e affermando una nuova cultura ambientale e un innovativo orizzonte industriale, ove si favorisca integrazione e coesione sociale.

BENEDETTO SALERNI