È IL MERCATO, BELLEZZA! LA GUERRA (FREDDA) DEI VACCINI. PT. 2

di ROBERTO FIORENTINI
 
 
2,69 milioni di morti nel Mondo. 900.000 in Europa, più di 100.000 in Italia. Non sono le cifre di un conflitto mondiale. Sono i morti per Covid-19, la tremenda pandemia che da poco più di un anno sta sconquassando tutto il Pianeta. A questi drammatici numeri dobbiamo aggiungere una recessione molto rilevante che lascerà il segno per lungo tempo, con il Pil dell’eurozona in caduta del 7,8%. In Italia le ultime stime della Commissione europea si attestano su un Pil in caduta libera del 9-10%, contro il -5,6% della Germania, il -9,4% della Francia e il -12,4% della Spagna.
 
Solamente il vaccino potrà far ripartire il Pianeta. Tutti gli scienziati sono concordi. Per fortuna la Scienza ha compiuto un autentico miracolo e, in questo momento, sono attivi numerosi vaccini, di grande efficacia nei confronti del virus e delle sue varianti. Anche le campagne vaccinali sono state avviate ma non tutte con le stesse risultanze.
 
Se guardiamo alle cifre dei vaccinati in percentuale del numero degli abitanti – che è certamente l’aspetto più importante – la situazione è molto diversa nel mondo. Famoso è il caso di Israele che ha sostanzialmente coperto l’intera popolazione. Ma gli abitanti dello stato ebraico sono solamente 8.8 milioni. Altri paesi sono molto avanti: gli Emirati Arabi sono quasi al 70%, il Cile è di poco sopra al 40% della popolazione. L’Europa è quasi tutta alla pari, con un numero di abitanti vaccinati che oscilla tra l’11 e il 12%, con l’eccezione dell’Ungheria al 19% e della Serbia al 30%. Il Regno Unito è al 40% circa mentre gli Usa sono al 33,8%.
 
Situazioni molto diverse, come possiamo vedere. Che mettono in luce comportamenti eterogenei da parte dei diversi Stati. Il caso della Cina è emblematico. Solo 5 milioni di vaccinati su 1,4 miliardi di cittadini sono pochissimi per il gigante asiatico, che ha sviluppato quattro vaccini in tempo record. Ma intanto ha spedito all’estero 46 milioni di dosi e puntano a sfornare 4 miliardi di dosi all’anno coprendo, in questo modo, il 40% della domanda mondiale. Le industrie farmaceutiche cinesi debbono dare a Xi Jinping il primato nella risoluzione della crisi globale. I vaccini sono un mezzo di penetrazione diplomatica, dall’Asia al Brasile, dall’Africa a Serbia e Ungheria. In più, la strategia aggressiva delle autorità sanitarie (lockdown, tamponi a tappeto e tracciamento) ha contenuto il Covid-19 nel territorio cinese. Così non c’è fretta di vaccinare la popolazione.
 
L’America ha iniziato a Capodanno a vaccinare personale sanitario, polizia, pompieri e chi lavora col pubblico, dalla ristorazione agli addetti a metrò e bus. A metà gennaio, poi, ha cominciato con chi ha più di 65 anni; dal 15 febbraio ha aperto alle donne incinte e a chi ha malattie gravi o croniche (cancro, patologie polmonari, cardiovascolari, renali, epatiche, diabete, obesità, Alzheimer). Oggi ha vaccinato un terzo degli abitanti. Un buon risultato ottenuto tenendosi tutti i vaccini prodotti nel suo territorio ed importandone dall’Europa. È notizia recentissima che la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, ha annunciato che gli Stati Uniti invieranno 4 milioni di dosi del vaccino contro il coronavirus di AstraZeneca a Messico e Canada: 2,5 milioni andranno al Messico e 1,5 milioni al Canada. È la prima volta che l’amministrazione statunitense accetta di esportare vaccini prodotti negli Stati Uniti.
 
Interessante anche il caso della Russia. Il vaccino anti-Covid “Sputnik V” del Centro Gamaleja di Mosca è il primo nel mondo ad essere stato registrato e ogni giorno sta conquistando Paesi nuovi. L’ultimo degli attuali 39 Stati ad avere dato il via libera è la Slovacchia che, dopo l’Ungheria, ha optato per l’acquisto del siero russo senza aspettare l’ok dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco. Eppure, in patria il vaccino autoctono non decolla, e nonostante la campagna su vasta scala fosse già partita a dicembre dell’anno scorso, secondo gli ultimi dati ufficiali, risultano vaccinati solo il 5,36% dei 146 milioni di cittadini russi.
 
Persino l’India, la nazione che si presenta pubblicamente come la farmacia del mondo, per via delle dimensioni eccezionali della sua industria farmaceutica, è della partita. Dal 20 gennaio 2021 il governo indiano si è impegnato a distribuire la sua versione del vaccino AstraZeneca ai vicini Myanmar, Bangladesh, Nepal, Sri Lanka e alle Maldive, come elemento caratterizzante di una sua iniziativa di diplomazia pubblica dal titolo “Amicizia tramite il vaccino”, nonostante abbia vaccinato solamente il 2,46% dell’ 1,356 miliardi dei suoi abitanti.
 
Si riaccende, invece, ancora lo scontro tra Unione Europea e Regno Unito, dove gli attriti si misurano sulle dosi dei vaccini esportate da Bruxelles verso altri Paesi senza reciprocità. Tra questi c’è certamente la Gran Bretagna che, nonostante produca il vaccino AstraZeneca, non ha ancora assicurato l’invio di fiale verso il continente. Solleva il nodo la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che ricorda: “Dall’Ue abbiamo esportato dieci milioni di dosi” alla Gran Bretagna, che “è il primo Paese per l’export dall’Ue”. “Stiamo ancora aspettando che arrivino dosi dal Regno Unito in modo che ci sia reciprocità”. La presidente della Commissione europea ha ricordato che l’Unione è la regione che ha esportato di più, 41 milioni di dosi a 33 Paesi. Il premier inglese Johnson, invece, ha negato l’accusa proveniente dalla UE, ma senza fornire prove contrarie.
 
In sostanza ci troviamo di fronte a tre atteggiamenti diversi. USA e UK si tengono i vaccini prodotti nei loro Paesi per raggiungere il prima possibile il massimo numero di cittadini vaccinati. L’Unione Europea, pur privilegiando gli stati membri, cui i vaccini vengono distribuiti in modo assolutamente equo, esporta anche i vaccini fuori dell’UE. Cina, Russia ed India stanno utilizzando il vaccino come strumento di pressione geopolitica, soprattutto in Asia, Africa e in America Latina.
 
In quei continenti , dove le percentuali di vaccinati sono risibili, qualche miliardo di persone aspettano di essere vaccinate. Se la Cina e la Russia stanno inviando i loro vaccini proprio in quei paesi non lo fanno certamente per bontà. Secondo uno studio di Airfinity, a dicembre i Paesi ricchi – nei quali risiede il 14% della popolazione mondiale – avevano già acquistato il 53% di tutti i più promettenti vaccini sul mercato. Viceversa, i 67 Paesi a basso e medio-basso reddito non avevano ancora alcun contratto di fornitura.
 
È in corso, insomma, un conflitto strisciante in cui il vaccino è strumento di penetrazione geopolitica, al fine di conquistare aree di influenza da sfruttare per scopi commerciali e non solo. In questo conflitto l’Unione Europea, probabilmente, finirà per soccombere, a causa della scarsa, se non inesistente, unità di intenti dei Paesi Membri. E l’incredibile vicenda della sospensione del vaccino (inglese) AstraZeneca per un paio di giorni, potrebbe essere stata una prima mossa, un filino goffa, della UE, capitanata come sempre dalla Germania, per “battere un colpo” in questa guerra (fredda) dei vaccini. 

ROBERTO FIORENTINI