8 Marzo, oltre alle mimose c’è molto di più
di LETIZIA LEONARDI ♦
Archiviato il rosso dei cuori di San Valentino, l’8 marzo l’atmosfera si tinge di giallo con le bellissime mimose dedicate alla Festa della Donna. L’universo femminile festeggia la sua giornata ma, anche questa ricorrenza, quest’anno sarà stravolta dalla pandemia: si potranno regalare e scambiare mazzi di mimose ma non sarà possibile festeggiare con la piacevole, classica cena tra amiche. Volendo guardare il lato positivo di queste restrizioni possiamo dire che sarà l’occasione per riflettere sull’importante significato di questa giornata che, nel corso degli anni, è parso sempre più sbiadito a scapito dell’aspetto consumistico e ludico.
Una versione diffusa fa risalire la Festa della Donna al 1908 in memoria delle operaie morte nel rogo di una fabbrica di New York, la Cotton. In realtà si tratta solo di una storia sorta negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale perché i primi cenni di questa Festa risalgono addirittura all’antica Roma e all’usanza delle donne di donare fiori e incenso alla dea del parto, Giunone Lucina, sull’Esquilino chiedendo alla divinità la gloria per i propri mariti che spesso erano in battaglia. Questi festeggiamenti, chiamati Matronali, cadevano nel primo giorno di marzo e coinvolgevano anche gli uomini che, in onore delle spose e per la protezione durante il parto, facevano regali, onoravano la moglie e rinnovavano il rito matrimoniale. Era il periodo pre-cristiano, quello della religione pagana. Catapultandosi in tempi più recenti questa Festa ha assunto altri significati.
Il primo evento storico che incarna il senso attuale è stato quello dell’8 marzo del 1857, quando più di 15 mila operaie delle fabbriche tessili di New York marciarono per le strade della città per denunciare i bassi salari e le pessime condizioni di lavoro, soprattutto femminile. C’è un nome associato alla storia della Festa della Donna ed è quello di Clara Tsetkin, un’attivista socialista tedesca che, nei primi anni del 1900, fondò il movimento rivoluzionario femminile. In particolare, nel 1908, gli attivisti socialdemocratici di New York ricordarono l’azione di protesta delle lavoratrici del settore tessile del 1857 e organizzarono una manifestazione per l’8 marzo con lo scopo di tutelare i diritti delle donne. Ed ecco che arriviamo a quel tragico giorno. Circa trentamila donne, che lavoravano nell’industria tessile Cotton di New York appunto, incrociarono le braccia per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. L’astensione dal lavoro si protrasse per alcuni giorni finché il proprietario, Johnson, bloccò tutte le porte della fabbrica e appiccò il fuoco. Centoventinove operaie persero la vita e da allora questa data venne proposta come giornata di lotta internazionale a favore delle donne. L’anno dopo il Partito Socialista americano proclamò come festa nazionale delle donne l’ultima domenica del secondo mese dell’anno. Nel 1910 a Copenaghen, nel corso della Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste, organizzata per chiedere parità di trattamento rispetto agli uomini, a cominciare con il diritto di voto, è stata proclamata la Festa della Donna, destinata ad essere celebrata ogni anno in tutto il mondo.
Anche se il 1910 è considerato l’anno del riconoscimento della giornata dedicata alle donne, molti storici fanno coincidere tuttavia, questa data con lo sciopero del 1908 dalla tragica fine.
Ma se tutto il mondo dedica alla donna un solo giorno, c’è un Paese che la festeggia per un intero mese: l’Armenia. L’8 marzo, nella piccola Repubblica caucasica, dura per un intero mese. In Armenia la donna fu celebrata, per la prima volta, il 28 febbraio 1909 perché il Partito Socialista americano aveva stabilito, come è stato scritto, che la Festa Nazionale delle Donne cadesse l’ultima domenica del secondo mese dell’anno ma poi è stata ripristinata l’8 marzo. Con il crollo dell’Unione Sovietica e l’indipendenza dell’Armenia, accanto a questa celebrazione, si è aggiunta anche quella di connotazione religiosa del 7 aprile, dedicata alla maternità e alla bellezza. Per questo motivo la donna viene commemorata per un mese intero, dall’8 marzo al 7 aprile. E l’Armenia è uno dei pochi Paesi che in calendario, come festività di Stato, ha anche la data della Festa della Donna. Nel 1991, dopo la dichiarazione di indipendenza della Repubblica d’Armenia, l’8 marzo era stato rimosso dal calendario come ricorrenza ed era stato sostituito dall’8 aprile, invece del 7 che è considerato Giornata della maternità e della bellezza. È stato nel 2001, con la nuova legge sulle vacanze e le giornate commemorative, che l’8 marzo è stato ripristinato nel calendario come festività, ma il mese dedicato alle donne prosegue comunque fino al 7 aprile. La ragione per cui questo giorno sia stato celebrato in modo saltuario nei Paesi socialisti, sia ai tempi dell’URSS che successivamente nei vari Stati post-sovietici (compresa la Russia) e in Armenia, sta nel fatto che alla Festa della Donna è stata sempre data anche una connotazione politica.
Durante tutto il mese dedicato alle donne si organizzano, nella Repubblica caucasica, diversi eventi ad esse dedicati. L’insieme delle celebrazioni, chiamato anche Festa delle Quattro Stagioni, comprende dimostrazioni simboliche, cerimonie e conferenze per esaltare le conquiste delle donne nei diversi campi, per rivendicare i loro diritti e migliorare la situazione specialmente di coloro che sono private della libertà. Ma se anche in Armenia l’8 marzo appare sempre più come una festa dal significato prettamente consumistico, le cui nobili origini sono ormai sbiadite, la data del 7 aprile conserva la sua rilevante connotazione spirituale. In particolare in questo giorno la Chiesa Apostolica Armena commemora la Festa della Beata Vergine Maria, che rappresenta anche una ricorrenza dedicata alla maternità e di benedizione per le donne che aspettano con gioia di diventare madri. Ma non solo: questa celebrazione ricorda anche le donne indifese, soggette a violenze e soprusi. Ricorda le madri che allevano i loro figli da sole, con il coraggio quotidiano che supera ogni difficoltà sociale, psicologica ed economica. Simboleggia, inoltre, la donna eroina che ha lottato per costruire e difendere la patria, anche andando a combattere al fronte, perché le donne armene fin dall’antichità questo hanno sempre fatto.
Quanto alla scelta delle mimose, come fiore simbolo, essa è legata alla tradizione socialista italiana. Nel 1946 Rita Montagnana dell’Unione Donne Italiane infatti, propose la mimosa proprio perché la fioritura avviene proprio a marzo. Una scelta premiata dal tempo, tanto che ancora oggi la mimosa resta il simbolo incontrastato della giornata dedicata alle donne. Anche gli uomini armeni in questa ricorrenza si scoprono romantici e regalano fiori, dolci, peluches alle loro compagne di vita, ma tutte le donne del mondo pensano che il dono più prezioso sia il rispetto.
LETIZIA LEONARDI