IL PARADOSSO DELLA PARSIMONIA – QUANDO IL RISPARMIO È TROPPO.
di ROBERTO FIORENTINI ♦
L’articolo 47 della Costituzione recita: La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito.
Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.
Insomma, il risparmio è una cosa importante. Tant’è che è persino tutelato dalla Carta fondamentale. L’Italia, poi, è un Paese parsimonioso per tradizione. E questa tendenza, nonostante l’allegro atteggiamento nei confronti della vita degli italiani, è forte anche in questo periodo di pandemia e conseguente, pesantissima, crisi economica con milioni di lavoratori in cassa integrazione.
Nel 2020 in tutto il Mondo la quota di soldi messi sotto al materasso è cresciuta, evidentemente come reazione all’incertezza causata dall’emergenza Covid19. Il risparmio degli italiani è cresciuto, in un anno, di 160 miliardi di euro. Un importo pari all’aumento del nostro debito pubblico nello stesso anno.
Questi soldi, inoltre, sono finiti nei conti correnti e si sono andati a sommare a quelli – ed erano già tanti – che già ci stavano. Ora sui conti correnti delle famiglie italiane giacciono, praticamente infruttiferi, 1737 miliardi di euro, secondo dati forniti dall’ABI. Una cifra superiore all’intero PIL dell’Italia dello stesso anno. L’aumento della liquidità dei depositi, nell’ultimo anno, è stato dell’11%.
Insomma, famiglie ricche e Paese povero, con il risparmio pari al debito dello Stato e una liquidità giacente superiore al prodotto interno lordo.
Ma non è un atteggiamento dei soli risparmiatori. Anche le Aziende hanno una situazione paragonabile. Nel corso dell’anno passato le imprese non finanziarie (quelle, per intenderci, che si occupano di commercio, industria, agricoltura e così via) hanno accresciuto i loro risparmi di 83 miliardi, raggiungendo la ragguardevole somma di 384,5 miliardi di euro fermi nei conti correnti.
Queste cifre – e capisco che potrebbe sembrare incredibile – sommate insieme superano i 2000 miliardi di euro. Sono soldi – lo ripeto ancora – giacenti sui conti correnti. I classici soldi in banca. Soldi che non producono nulla né per chi li detiene né per il Paese. Insomma, non sempre il risparmio è quella bella cosa che la Costituzione tutela.
Per questo gli economisti hanno inventato il cosiddetto paradosso della parsimonia. Questo fenomeno, in sostanza, avviene quando, nel lungo periodo, la diminuzione di denaro circolante causa danni all’economia, abbassando gli investimenti. Si può riassumere la situazione dicendo che nel lungo periodo, più le famiglie risparmiano e più il reddito di diminuisce. Provo a spiegarlo meglio.
Partiamo da:
(Y) è il Reddito nazionale pari alle Entrate totali o entrate totali di tutte le entità economiche;
(Y) è dato dalla somma di Consumi (C) + Investimenti (I) + Spesa pubblica (G) + Esportazioni (X) – Importazioni (IM);
Reddito familiare è invece la somma di consumo (C) + risparmio (S).
Ovviamente il reddito totale della popolazione (Y) è uguale alla somma del reddito dei suoi individui.
Dato che il reddito familiare può essere utilizzato per il consumo o il risparmio e che il consumo costituisce una parte essenziale della domanda aggregata – che finanzia il reddito globale attraverso reddito e salari – se la percentuale di risparmio aumenta, il consumo diminuirà logicamente. E questo ridurrà ulteriormente la domanda aggregata e, di conseguenza, il reddito globale, che, a sua volta, provocherà una riduzione del reddito personale.
Dobbiamo ricordare che il reddito delle persone fisiche è dedicato a due scopi: consumo e risparmio.
Se il risparmio aumenta, il consumo deve necessariamente diminuire. Poiché il consumo è inferiore, anche il reddito aggregato (Y) è ridotto. Tuttavia, affinché il livello di risparmio (S) sia costante, il consumo (C) deve essere ancora più piccolo e così via. Tutto ciò alla fine porta a una contrazione della produzione e una concomitante riduzione dell’occupazione, che a sua volta costringerà un settore via via maggiore della popolazione a dipendere dai loro risparmi per il consumo di base. Pertanto, un atteggiamento generalmente visto come positivo – un maggiore desiderio di risparmio – può portare a consumi inferiori e conseguentemente (e persino paradossalmente), a meno risparmi.
I dati attuali ci dicono che questo rischio è decisamente concreto, anche perché la situazione economica generale è già pesantemente colpita dagli effetti dei lockdown e delle limitazioni alla circolazione delle persone. La riduzione dei consumi è causata non solo dalla giustificata preoccupazione per il prossimo futuro ma dalla oggettiva impossibilità di spendere, vista la chiusura di ristoranti, cinema, teatri, l’impossibilità di viaggiare e così via. La speranza è che si torni presto alla normalità e si possa riprendere a consumare ed investire, prima che il fenomeno su descritto finisca per erodere gli stessi sudati risparmi degli italiani.
ROBERTO FIORENTINI
Grazie Roberto per questo tuo valido contributo. L’articolo risulta estremamente interessante e ci dà una chiave di lettura diversa sulle conseguenze del dramma che tutti noi stiamo vivendo.
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Discorso giusto, Roberto. Va sottolineato però che in Italia il problema fondamentale, più che nella debolezza dei consumi, consiste nella scarsa capacità di trasformare il risparmio
in investimento produttivo, sia pubblico che privato, unico a poter consentire la crescita strutturale di lungo periodo.È esattamente questo il compito principale del governo Draghi.
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C’è poco da fare; A parte mangiare per cosa altro puoi spendere i soldi? Che compri un vestito nuovo per metterlo dove, quando? Io come tutti ho speso molto meno e di conseguenza ho risparmiato, ma se non riaprono alcune attività l’unico lusso che mi concedevo era un pranzo fuori nelle belle giornate ogni tanto
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