NATIVITA’ COVID 19.
di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦
Natzrat, regione di Galil, distretto settentrionale di Israele, anno imprecisato tra il 7 ed il 4 avanti Cristo.
In una grotta forse adibita a ricovero di bestiame una giovanissima donna di nome Myriam è accosciata con le gambe divaricate. Geme, Myriam, per le doglie che la travagliano. Accanto è un uomo maturo di nome Yosef. Volge le spalle alla partoriente, non osa guardarla. E’ smarrito l’uomo. Forse non dovrebbe star lì. Quel bimbo che sta nascendo non è frutto del suo seme.
Ecco, ora Myriam è distesa in terra. Probabilmente qualche donna avrà assistito al parto, pulendo con tiepida acqua gli umori ed il sangue, recidendo il cordone ombelicale, coprendo Myriam ed il bimbo con coperte.
Ora il bimbo si volge verso sua madre e prende il seno di Myriam.
Per la Legge il pargolo si chiama Yehoshua ben Yosef. Ma in realtà Yosef è paternità putativa.
Tra il letame, lo stallatico, la paglia sparsa in quella grotta scaldata dal calore delle bestie si è da poco consumato un miracolo. Una donna ha consentito ad una nuova vita di apparire, Yehoshua è stato sottratto alla sua latenza.
Una scena umana, terribilmente umana e naturale.
(*)
L’essenza del rito natalizio risiede in questo racconto. Un rito di identità culturale. Per chi crede, quel racconto si ammanta di sacralità attribuendo a Yehoshua il titolo di Cristo, incarnazione del Logos.
Per chi non crede rimane il miracolo della Natura che ha acconsentito ad una vita di manifestarsi traendola fuori dal nascondimento ove era custodita.
E’ su questa narrazione che risiede l’essenza del rito natalizio. Un rito di identità culturale il cui comune denominatore che unisce tutti, credenti e non credenti, è rappresentato dal miracolo della vita e dall’amore materno.
In questo Natale di ansia, costellato da povertà, disoccupazione, inquietudini, di anziani in solitudine, di medici ed infermieri affaticati, di speranze tradite potremmo volgere lo sguardo alla vera essenza del rito?
Potremmo sospendere per qualche attimo la volontà di consumo senza sosta? Potremmo pensare, per una volta, che il Natale non è solo e soltanto divertimento?
Il vero dramma di questo Natale non sono le ferie non godute (anche se questo comporterà drammi per chi produce servizi turistici) ma sono la mancanza di corpi che si stringono, dei baci, delle carezze, del non poter vedere che si ama, del sapere delle tante sofferenze.
Paradossalmente, questo Natale ci aiuterà a svelare la vera essenza del rito. Ci aiuterà a capire quanto ci manchino gli altri, quanto dobbiamo compatire chi soffre.
Può apparire assurdo e contraddittorio che la civiltà occidentale, tutta fondata sul pensiero calcolante, sulla volontà di potenza, conservi come mito fondante una semplice, banale storia consumatasi in una grotta-stalla.
Eppure, è questo il messaggio che la nostra civiltà indica da sempre.
CARLO ALBERTO FALZETTI