Le Monete coniate a Civitavecchia, sul finire del secolo XVIII, i “Baiocchi”; i “Meriti”, la moneta della Repubblica dei Ragazzi.

Intervista a CARMINE COSTANZO a cura di SILVIO SERANGELI

Con una veste editoriale molto curata, ricco di illustrazioni, esce questo lavoro che Carmine Costanzo dedica alla sua lunga storia personale di attento e paziente collezionista di monete e medaglie, che racconta un periodo cruciale e significativo della monetazione pontificia e, nella seconda parte, documenta il fenomeno unico della banca e delle monete della Repubblica dei Ragazzi.

Carmine come è nato questo libro?

Sono arrivato alla stesura del testo e, soprattutto, alla parte che riguarda più da vicino il linguaggio numismatico fra tante incertezze. Posso dire che la spinta decisiva è venuta da alcuni amici che mi hanno convinto a superare l’ambito del collezionismo puro, per farne un documento di queste realtà storiche particolari che affronto nel libro con l’aiuto delle monete, riportate e descritte nelle loro caratteristiche.

Come nascono queste tue collezioni? Come sei riuscito ad arricchirle e, in particolare, come sei diventato uno specialista a livello nazionale dei baiocchi pontifici del XVIII secolo?

La raccolta si può dire sia nata per caso, da alcune monete che mi ha lasciato mio nonno: baiocchi del valore di due e mezzo e cinque di fine Settecento. Con questi pezzi in mano è nata la voglia di ampliare la collezione. Confesso che in un primo periodo frequentavo i mercatini, le fiere specializzate, fino a Verona e alle città del nord, per aggiungere nuove monete, a volte a prezzi per me quasi proibitivi con lo spirito tipico del collezionista.

Scansione 2

Scansione 3

E poi, cosa è successo? Come sei passato dal collezionista allo storico del costume di questo periodo così particolare per lo Stato Pontificio?

Confrontando le “madonnine”, i “sampietrini”, come vengono in gergo definite queste monete, mi sono reso conto che non erano una semplice passerella di pezzi. Con le loro differenze essi ricostruiscono le vicende di uno dei periodi più critici della Civitavecchia papalina, sono lo specchio fedele del collasso dell’economia dello Stato della Chiesa e dell’anarchia che caratterizzò il passaggio dal Settecento all’Ottocento. Tante, troppe congiunture negative che resero estremamente difficile, se non impossibile, la conquista della normalità. I baj, i baiocchi da due e mezzo e da cinque, si trasformano, s’impoveriscono, il rame viene sostituito dal bronzo ricavato dai cannoni dismessi e poi dal vile ferro. Il profilo, a volte sognante a volte altero della Sancta Genitrix, della madonnina da cinque baj, diviene un abbozzo grossolano: molto simile a una befana, per usare un termine corrente e appropriato. Che altro poteva prodursi in questo periodo, che va dal 1796 al 1799? La crisi monetaria di fine Settecento mette in evidenza il collasso delle casse dello Stato Pontificio. Non c’è altro da fare: emettere cedole, pezzi di carta che, non avendo la necessaria copertura del loro valore nominale, vengono rifiutate dai cittadini. E, allora, si decide di moltiplicare l’emissione di denaro sonante con l’istituzione di zecche minori in molte località del papato, compresa Civitavecchia.

Proprio questa scoperta, questa lettura storica che viene seguita, si può dire passo passo, con la riproduzione molto accurata e a colori di queste monete, supera il carattere specialistico, prettamente numismatico di questo lavoro, e lo rende accessibile ad una schiera più vasta di lettori.

La spinta di alcuni amici che mi hanno seguito nella fase della stesura del testo è stata proprio questa: rendere accessibile, dare un significato storico, di costume alla mia collezione. Certo per ogni moneta c’è la descrizione  del numismatico, si può dire la mia origine, ma le monete, pagina dopo pagina, seguono le vicende storiche di un periodo ben definito.

Scansione 3 2

I baj, i baiocchi i sampietrini e le madonnine che abbiamo imparato a conoscere grazie a te. Ma i meriti del Villaggio del Fanciullo, quale significato hanno nella loro collocazione in quella che è una vera e propria seconda parte del libro?

Anche in questo caso c’entrano gli amici che mi hanno suggerito di mettere in vetrina, se così si può dire, un’altra parte delle mie collezioni. Così sono partito da queste monetine, che certo non hanno il valore numismatico dei baiocchi, per raccontare la storia del Villaggio attraverso documenti e foto, in gran parte inediti, grazie alla collaborazione di chi è stato parte integrante di quel periodo. Per me il Villaggio non era una novità, conoscevo bene la sua storia e alcune persone che ci hanno vissuto, attraverso loro sono riuscito a collegare questo fenomeno unico di monetazione, nel nostro linguaggio si dice così,  con l’esperienza singolare di questa comunità.

Scansione 1 2

Scansione 4

Ovviamente nel tuo libro ci sono i “meriti” con i loro valori, anche questi riprodotti in maniera molto accurata, ma quello che colpisce il lettore medio è la documentazione fotografica dei primi anni del Villaggio. Sono immagini molto significative, documenti di grande valore.

Andare per mercatini, conoscere altri collezionisti, fare attenzione ai siti specializzati per me ha significato, e continua a significare, fare attenzione non solo alle mie monete, ma ampliare le conoscenze e le documentazioni che riguardano Civitavecchia, come le cartoline che arricchiscono il testo dedicato ai baiocchi.  Per il Villaggio è stato decisivo il rapporto con  alcuni personaggi, uno in particolare che frequenta ancora la Villaggio. Sono riuscito a conquistare la sua fiducia attraverso numerosi incontri, e mi ha affidato volentieri queste immagini che non riguardano soltanto la banca dei meriti, ma la vita stessa di questa comunità.

Rigiro fra le dita una moneta da 50 meriti che mi porge Carmine, leggera, d’alluminio. Leggo “Libertà” nella scritta stilizzata che contorna tre figure abbozzate. Sull’altro verso compare la scritta “Repubblica dei Ragazzi – Civitavecchia” con al centro uno scudo con due festoni al vento. C’è impressa un’imbarcazione con la vela gonfia e, in primo piano, un delfino. Sui fianchi dello scudo due date da ricordare: 1946-1955. “Di gioia è fonte il sudor della fronte” leggo in una delle coloratissime cartoline illustrate di questa Repubblica.

Se possiamo parlare in senso lato di sudore della fronte per questi anni di ricerca, sono felice che abbia avuto come ricompensa l’apprezzamento dagli studiosi di numismatica a livello internazionale ai quali ho sottoposto il libro prima della stampa finale. Di questo sono molto contento, ma il mio intento è anche quello di approfondire le conoscenze del mio territorio, della storia di Civitavecchia alla quale sono molto legato.

SILVIO SERANGELI