MA IL FUTURO VERRA’ …….!?!?
Come mio solito ho preso appunti, nel caso ci fosse materia per un articolo. Uno stimolo ulteriore è giunto dall’articolo dell’amico Fabrizio, apparso oggi (13/11) su Spaziolibero Blog. Egli, ancora una volta, denuncia una sorta di passiva acquiescenza della città a fronte di tante iniziative imprenditoriali che stanno cascando o si vorrebbero far cascare sulle teste della gente di questo territorio, essendo ennesime servitù industriali che poco o nulla hanno a che vedere con lo ‘sviluppo’ nell’accezione positiva del termine.
Nel prossimo futuro si affaccia la possibilità di ulteriori insediamenti di produzione energetica da gas (TVN e TVS), ancora fossile da bruciare, o da rifiuti, sempre da bruciare, nel mega impianto proposto da A2A. A questi si unisce la proposta di un mega ‘digestore anaerobico’ nel quale trattare tonnellate di rifiuti laziali, presumibilmente romani, per farne metano che chiamiamo ‘bio’, ma un bio che non ci risparmia i pericoli delle sostanze liquide e solide di risulta, il quotidiano traffico di camion da e per l’impianto, e, ancora non so, le emissioni per la combustione, nel caso ci volessero produrre energia elettrica in loco (ipotesi da verificare). Riguardo poi all’impianto di allevamento ittico nel mare antistante la Frasca, si tratterebbe solo della sostituzione di quello a terra, lo dico qualora qualcuno lo volessero fraintendere con lo ‘sviluppo economico’.
Se queste iniziative vedranno la luce potremmo dire che il nostro assomiglia più al passato che al futuro, si perché, nell’era di uscita dal fossile, noi ci rimarremmo dentro, mani e piedi legati dalle ennesime servitù. Per altro per la propria tipologia, non godremmo neanche dei prossimi finanziamenti europei, legati, come sappiamo, alla innovazione, alla green economy, ed alle energie sostenibili, fuori dal fossile.
Il webinar citato all’inizio, e promosso dalla Consigliere Regionale Marietta Tidei, ha visto interventi di molti rappresentanti dell’Alto Lazio. Per quello che ci riguarda, per il nostro territorio, gli accenti sono stati posti sullo sviluppo portuale. Avendo ritenuto insufficiente il traffico crocieristico, si vuole intravedere e si propongono attività per l’incremento di traffici e logistica. Ma non è tanto questo tema che suscita il mio interesse, ma quanto la mancanza di un progetto globale per il territorio, di una idea condivisa e maturata fra più organismi della e con la politica di questa porzione di Lazio. Un paio di esternazioni sono sintomatiche della incapacità che regna sovrana in questi luoghi.
Il delegato di Santa Marinella, Pierluigi D’emilio, così si esprime: “E’ difficilissimo fare rete fra i comuni”. Il vicesindaco di Civitavecchia, Massimiliano Grasso, parla della situazione: “inaccettabile, siamo ancora agli interrogativi!”.
Queste due affermazioni danno la misura di quanto siamo lontani dall’essere un territorio coeso, propositivo e proiettato verso il futuro. Il futuro non attende che impariamo a far politica, va avanti come un caterpillar che va preso al volo se no ti schiaccia e ti restano le servitù, appunto, le servitù che sono li pronte ad insediarsi ancora nel nostro territorio in quest’epoca che, grazie alla pandemia, promette grandi risorse ed una decisiva spinta verso l’innovazione e la sostenibilità, territori vergini per questa città. Occorre però coesione, visione e coraggio, tutte doti che non abbiamo.
Se questa è la politica, a poco, quindi, sembra servire l’impegno profuso delle associazioni ambientaliste che si sono unite (cosa non da poco in questa città) per spingere il futuro verso qualcosa di virtuoso e promettente. Queste associazioni riunite sotto il simbolo del sole (Comitato SOLE), propongono da tempo un progetto, “Porto Bene Comune”, una idea che va nella direzione delle linee guida europee, parla di ambientalizzazione del porto, e di produzione di Idrogeno. Le sue idee sono oggetto di discussione sui tavoli ministeriali e sono all’esame della Commissione Europea. Lo sa la stampa, lo sanno i sindacati, lo sa la politica locale e regionale e lo sa l’amministrazione comunale. L’autorità portuale l’ha fatto proprio, e speriamo che continui a crederci.
I fondi del Next Generation UE, quelli del IPCEI (Important Project of Common European Interest), quelli del Horizon2020 ecc… sono tanti e poderosi, tutti indirizzati alla innovazione ed alla energia sostenibile.
L’amministrazione comunale sa benissimo, lo ha detto Grasso nel suo intervento, che le nuove centrali a gas rispondono più al business del “Capacity Market” che alla necessità di garantire la transizione verso l’energia sostenibile, ma non è riuscito ad andare oltre ad un “siamo ancora alle domande”, evidente espressione di una comunità incapace di pensare un futuro diverso da ciò che conosce, tant’è che anch’egli parla di traffico portuale, di logistica e di tutte quelle cose che conosciamo e che in molti si illudono possano d’incanto fiorire o rifiorire, aggiungendo, per altro, nuovo inquinamento e nuova servitù strutturali. Il business per il business, per traffci tutti da dimostrare.
Evidentemente l’energia sostenibile, quel mondo e quella visione, sono qualcosa di estraneo alla nostrana classe dirigente, incapace di osare anche quando l’Europa mette sul piatto milioni di euro per essa. Neppure l’evidenza di un incremento occupazionale, rispetto al gas, di 5 o 6 volte, riesce ad accendere la curiosità di questa politica, neppure l’idea di essere un porto, una città, “pilota” della progettualità e dell’applicazione.
Forse è una politica che ripropone la paura per il nuovo di cui la sua comunità pare essere pregna, come se il nuovo fosse sempre e comunque peggiore di un vecchio odiato ma conosciuto.
Siamo allergici ai cambiamenti, preferiamo restare nella melma di una comunità spenta, fatta di piccoli interessi e parrocchiette.
C’è da sperare che il futuro arrivi a Civitavecchia a dispetto della sua gente, della sua società civile, della sua classe politica.
Certo che quando in vicesindaco dice: “siamo ancora alle domande….”, non c’è gran che da sperare, se non in una botta d’orgoglio.
Procedimento inceneritore di rifiuti A2A:
https://regionelazio.app.box.com/v/VIA-051-2019
Procedimento gruppi turbogas TVN:
https://va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/7313/10582
Procedimento biodigestore Ambyenta Lazio:
https://regionelazio.app.box.com/v/VIA-094-2020
Un articolo puntuale e chiarissimo, lucido e preciso, come quello, anche qui citato, di Fabrizio Barbaranelli dell’altro giorno, e come tante altre cose che leggo. Con dispiacere, per quanto ancora, da lontano, vedo di una città dove ho lavorato molto a lungo, con soddisfazioni e delusioni, anche forti, ma sempre con la prospettiva comune, condivisa, di giungere a risultati positivi. Che in effetti sono stati spesso raggiunti, sia pure con un contesto tutt’altro che positivo dai vari punti di vista che ben sappiamo. La situazione generale, la condizione della città di sudditanza a centri di potere esterni e lontani c’è sempre stata, dire (l’ho anche scritto) da secoli. Eppure, a Civitavecchia le amministrazioni del passato (certo, molto passato) con i loro modesti uffici senza mezzi, hanno saputo coordinare altri enti e ottenere risultati molto brillanti e finanziariamente notevolissimi: con un PRUSST di tre Regioni, quattro Provincie, 95 Comuni e centinaia di soggetti privati, un’Area Integrata Litorale nord con sei Comuni, la Provincia e la Regione, il PIAU “Porti e Stazioni”, il Patto Territoriale, il Piano Regolatore Portuale (Porto storico) attuato per il Giubileo del 2000, redatto dal Comune di concerto con l’Autorità Portuale e fatto proprio dal Genio Civile OO.MM., dalle Soprintendenze ecc., un progetto di Piano Urbanistico Comunale Generale concordato con i Comuni limitrofi e tutti gli enti pubblici sovraordinati, un PPA del 1980 coordinato con tutti gli enti pubblici ed i soggetti proponenti privati, riuniti in conferenze preparatorie per vari mesi, e altro ancora. Le difficoltà erano forse più grandi di quanto non siano oggi. Indubbiamente, c’era – atutti i livelli – una forte volontà di sinergia e di collaborazione.
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Grazie per l‘apprezzamento. A chi come me, qui ci è venuto, sembra davvero, da non pochi anni, una città senza “una forte volontà di sinergia e collaborazione”, appunto.
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