L’8 settembre
di FRANCESCA MEGNA ♦
La data dell’8 settembre ci riporta all’ormai lontano 1943, giorno dell’armistizio tra l’Italia e gli Alleati. Momenti difficili per chi li ha vissuti, da ricordare in particolare ai giovani. Circa 45 giorni prima, il 25 luglio venne destituito ed arrestato il principale responsabile dei drammi che il fascismo aveva prodotto nel nostro paese, Benito Mussolini che del fascismo era il capo e artefice principale della guerra di aggressione.
Con l’arresto di Mussolini molti italiani credettero che il paese si avviasse gradatamente verso la libertà e la pace. Non fu così. L’armistizio, invece che l’auspicata pace ci costò altri lutti, distruzioni e miseria. La fuga del Re, del Governo e dei vertici delle forze armate determinarono lo sfaldamento del paese. L’Italia venne occupata dai nazisti che insediarono la Repubblica di Salò, loro protettorato con a capo lo stesso Mussolini appena liberato dalla sua prigionia sul Gran Sasso. Ciò fu possibile in quanto le forze armate italiane lasciate senza ordini si dissolsero in pochi giorni. Circa 15 divisioni tedesche occuparono gran parte del paese, catturarono in Italia tantissimi militari di tutti i gradi che vennero inviati in campo di concentramento. Così pure accadde alle forze di stanza all’estero salvo quei contingenti che passarono alla lotta partigiana come accaduto in Iugoslavia e in Grecia.
Ma l’8 settembre produsse anche un altro effetto: nacque la resistenza al nazifascismo che nel nord si protrasse fino al 25 aprile del 1945 giorno che segnò il ritorno alla libertà e alla democrazia.
In questa mia esposizione non intendo fare la storia di quel periodo anche se gli eroismi di tanti combattenti meriterebbe una continua divulgazione e memoria. Voglio solo ricordare alcuni uomini, militari e ex, il loro eroismo , il loro impegno e la loro abnegazione alla causa della libertà
Innanzi tutto voglio ricordare il Ten. Col. Giovanni Frignani dell’arma dei Carabinieri, l’uomo che il 25 luglio 1943 arrestò Mussolini. Militare di carriera procedette all’arresto su mandato del Re. Lo esegui in modo encomiabile ligio del giuramento fatto appunto al Monarca.
Dopo l’8 settembre passò alla resistenza collaborando con il generale Giuseppe Montezemolo. Venne arrestato il 23 gennaio 1944 dalla Gestapo, tradotto in via Tasso dove venne torturato fino al 24 marzo dello stesso anno e assassinato alle fosse Ardeatine.
Altro eroe che di cui è importante non perdere la memoria è Raffaele Persichetti già tenente dei granatieri in congedo da qualche mese per ferite riportate in guerra, il 9 settembre a porta San Paolo fu tra gli organizzatori della battaglia contro agguerrite formazioni germaniche che intendevano occupare Roma. Alla battaglia presero parte contingenti di Granatieri di Sardegna, gruppi militari di vari corpi e fu li che anche i civili in armi opposero la prima resistenza ai nazisti.
Il Persichetti fu un animatore e organizzatore della battaglia nel corso della quale venne ucciso. Gli scontri di Porta San Paolo possono essere ricordati come il primo atto di resistenza al nazifascismo e Persichetti fu tra i primi italiani a dare la vita per la di libertà. Venne insignito della medaglia d’oro al V.M.
Un ricordo emozionante va al gen. Giuseppe Montezzemolo il quale dopo l’8 settembre fu un riferimento importante della resistenza a Roma. Di fede monarchica, coerente con il giuramento fatto al Re organizzò il fronte Militare Clandestino formazione al quale aderirono militari ed in particolare carabinieri. Collaborò con il CLN ed in particolare con Giorgio Amendola. Il 25 gennaio 1944 venne arrestato dalla Gestapo e portato in via Tasso. Li venne torturato per 45 giorni poi assassinato alle fosse Ardeatine. Nel dopoguerra venne insignito della medaglia d’oro al V.M.
Altra figura fulgida della resistenza ai nazifascisti fu il gen. Raffaele Cadorna. Per fortuna non annoverabile tra gli assassinati dalla furia nazifascista. Infatti morì di morte naturale nel 1973. Cadorna fu contro il fascismo, osteggiò da militare la distribuzione di materiale propagandistico sulla guerra in Etiopia. Ciò fu di ostacolo alla sua carriera militare. Nel 1943 fu comandante della ricostituita divisione corrazzata Ariete che era di stanza presso il lago di Bracciano. L’8 settembre 1943 chiese di portare la divisione in Roma per difenderla dai tedeschi. Non gli fu concessa l’autorizzazione; si scontrò con i germanici riportando alcuni successi poi l’unità militare venne sopraffatta pochi giorni dopo da soverchianti forze nemiche. Cadorna subito dopo entrò in clandestinità e divenne comandante del Corpo Volontari della Libertà struttura militare del CLN. Comitato di Liberazione Nazionale di cui furono vice comandanti Ferruccio Parri, futuro presidente del Consiglio dei Ministri e Luigi Longo futuro segretario del PCI.
L’elenco potrebbe continuare comprendendo sia militari che tanti civili che in molti casi diedero la vita per l’Italia. Certamente vanno ricordati i militari catturati dai nazisti dopo l’8 settembre. Furono circa 800.000 che vennero rinchiusi nei campi di concentramento in Germania. A loro non venne concesso neanche il ruolo di prigionieri di guerra. La gran parte di questi rifiutò di arruolarsi nell’esercito della repubblica fascista di Salò e subirono 20 mesi di privazioni e di umiliazioni. Questa fu senza dubbio una forma di resistenza, di eroismo che non va dimenticata.
FRANCESCA MEGNA
fonte imagine di copertina:https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=1976463
Grazie per aver ricordato questo evento.
Vorrei aggiungere al tuo commento il nome di una delle Medaglie d’Oro di via Tasso. Il generale Sabato Martelli Castaldi cugino dell’ingegnere Mario Martelli Castaldi autore del nostro stadio e del quartiere Liberty di Aurelia, nochè zio dell’architetto che ha progettato il nuovo cimitero e tante ville del litorale.
Il generale Sabato si presentò volontario a via Tasso per scagionare un innocente. Fu arrestato e torturato in modo bestiale per un mese. Nella cella, prima di morire, scrisse con ciò che rimaneva delle dita insanguinate, alle quali erano state strappate le unghie con la tenaglia, una delle frasi più celebri di via Tasso. Richiamandosi ai Sepolcri rammentò come la sopravvivenza di un uomo risieda nella memoria dei posteri.
Fare oblio è insulto a tanto sacrificio.
Recentemente è uscito un libro sulla agiata detenzione del “prigioniero di guerra” Kappler e sulla sua fuga in patria.Trattare il boia come un normale prigioniero di guerra è come lordare i muri di quelle celle ove sono stati affidati testamenti morali alle nostre generazioni.
Chi per la Patria muor vissuto è assai! Ma questo vivere per il tramite degli altri vale solo per chi spontaneamente anela al ricordo. Non vale per chi naturalmente incline all’oblio è costretto al ricordo per adempiere alla istituzionale commemorazione burocratica. Non per costoro le vittime sacrificali delle Ardeatine hanno consumato atrocemente la vita,
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