RECOVERY FUND, UN APPELLO
di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦
Essere consapevoli,
di un evento di grande entità
che richiede massima efficienza
e che impegna ogni attore a stare al suo posto di combattimento.
ESSERE CONSAPEVOLI. Il paragone con Piano Marshall è errato in termini di volume e di drammaticità. Non è errato in termini di grado. Noi dobbiamo, come allora, costruire e ricostruire. E’ stata, allora, una occasione unica che ci ha permesso uno sviluppo imponente. Eravamo solo sulla carta e in termini di propaganda una grande nazione prima della guerra. Lo siamo diventati davvero nel dopoguerra.
E’ ora una occasione unica per riprendere un ruolo perso negli ultimi anni. E’ una di quelle occasioni storiche che debbono essere colte al volo. Spetta al popolo, alla gente comune d’ogni ordine e grado comprendere e non sottovalutare il momento storico. Il rischio è un danno imperdonabile nei confronti di figli e nipoti!
DI UN EVENTO DI GRANDE ENTITA’. L’aiuto europeo, prestiti e fondi perduti, va oltre il 10% del PIL. Se i fondi fossero bene spesi colmerebbero la enorme caduta del reddito del 2020 ed avvierebbero allo sviluppo il Paese.
Dato l’enorme debito pubblico questi fondi, se bene spesi, ci permetterebbero di sostenere il rinnovo dei titoli sui mercati.
CHE RICHIEDE MASSIMA EFFICIENZA. Il concetto due volte espresso se” bene spesi” è il concetto chiave. Da questo concetto discende il successo o l’insuccesso della manovra.
“Bene spesi” significa porre in essere queste azioni:
- Creazione di un centro unico che produca i programmi di impiego.
- L’elaborazione dei programmi di impiego dei fondi dovrà seguire un rigido esame comparativo dei benefici.
- La trasformazione dei programmi di impiego in spesa reale dovrà avvenire alla massima velocità comparata con le “best practice”dei Paesi
- Dovrà essere garantito un costante e credibile dialogo con le istituzioni europee. Il livello di reputazione è sostanziale per l’erogazione dei fondi.
E CHE IMPEGNA OGNI ATTORE A STARE AL SUO POSTO DI COMBATTIMENTO. Non potrà mai essere l’esecutivo a sostituirsi al centro unico perché non sarebbe rispettato il punto 2) e, soprattutto, il punto3) come dimostrato nel più recente passato e verificato da tanti cittadini.
Perché il centro unico rispetti i 4 punti la Legge dovrà stabilire i criteri di nomina dei membri del centro unico, le procedure per la scelta dei progetti, le procedure per semplificare la velocità di spesa.
I membri del centro unico (meglio denominarlo come Commissione per l’impiego dei fondi europei, o qualcosa del genere) dovranno essere scelti dai gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione e dal Capo dello Stato tra personalità all’altezza del compito e “stimate” dalle istituzioni europee. Ovviamente, i piani di spesa saranno sottoposti al Governo ed approvati dal Parlamento che avranno l’obbligo di dimostrare palesemente le loro eventuale contrarietà.
Ove non si seguirà questa via tecnica lasciando ai vari ministeri il criterio di impiego dei fondi il rischio di realizzare un “assalto alla diligenza” o inquinamenti di stampo malavitoso è elevato (il canonico rituale di una Commissione fra ministri o segretari di partiti non risolve alcunché. Segnalo, modestamente, gli ultimi fatti di scandalo politico).
Disponiamo di personaggi all’altezza del compito, non abbiamo problemi ad indicare una squadra che abbia la piena approvazione europea.
L’Europa ha fatto una scelta forte. I nostri rappresentanti di Governo hanno retto con efficienza il confronto. Abbiamo portato a casa il dovuto (potremmo ancora fare qualcosa per garantirci fondi europei!).
Non distruggiamo tutto per ingordigia di potere. Per lucrare il maledetto consenso “a pagamento”. Per timore di far brillare di luce chi , in campo meramente tecnico campo, è all’altezza.
I “miseri” (peones, arruffapopoli, graziati dalla Fortuna, portaborse, incompetenti ficcati in posti di alta competenza) non faranno mai un passo indietro da soli. Preghiamo affinchè il Capo dello Stato decida per il bene del Paese.
. . .
In sintesi, uno stato di emergenza per la popolazione è certo materia discutibile( come si sta discutendo ora). Al contrario, uno stato di emergenza dal lato della gestione di fondi necessita per motivi “eccezionali”. Eccezionali per la quantità, eccezionali perché finalizzati dall’erogatore. Eccezionali per la velocità di impiego. Eccezionali per l’urgenza di una ripresa sana in un Paese molto malato di burocrazia inefficiente, di troppi casi di infedeltà dei servitori dello Stato, di assurde lentezze, di malavita diffusa.
Non si può governare sotto il segno della eccezionalità! E’ vero, ma se tante volte si è abusato dell’urgenza, della straordinarietà, in questo caso, proprio per l’unicità della situazione è lecito invocare questo stato. Il paragone con il Piano Marshall è, in questi termini, appropriato.
Ad ognuno il suo compito. E’ all’esecutivo che spetta la decisionalità finale. Ma l’indicazione dei mali da curare deve essere fornita da tecnici primari le cui scelte saranno assecondate dalla politica oppure rigettate ma giustificandone, in questo caso, pubblicamente la ragione (la Commissione Colao meritava ben più attenzione da parte di tanti improvvisati “policy makers”casarecci).
Noi, oggi, non disponiamo, come al tempo del Piano Marshall, di uomini politici di storico alto rango (uomini di elevata cultura, selezionati dalla guerra ma soprattutto dalle sofferenze patite negli anni del regime).
Ognuno prenda, dunque, i suoi giusti meriti ma non vada oltre, facendo un passo indietro se necessita per il bene dell’Italia.
Che Dio, o se volete, la Fortuna protegga il nostro Paese.
CARLO ALBERTO FALZETTI
La Fondazione Guido Carli e la Fondazione Ugo La Malfa hanno elaborato, in questi giorni, una proposta che mi son permesso di trasformare in un accorato appello al lettore.
Riflessioni (e auspici) da condividere in toto. Opportuno anche il richiamo alla distinzione fra emergenza ed eccezione. Questione apparentemente astratta divenuta quanto mai politicamente sensibile per l’uso propagandistico che si è cercato di farne e per l’ignoranza grassa di molti non disinteressati commentatori. Non possiamo pretendere che certi nostri leader politici abbiamo familiarità con Carl Schmitt, però…almeno un bignamino di diritto costituzionale!
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