Sweet Georgia di sangue

di PAOLA CECCARELLI
E’ una giornata di sole, domenica pomeriggio, la temperatura e’ mite per essere Febbraio.
Allacci le scarpe da ginnastica ed esci per strada a fare jogging. Ti sfilano di lato i lunghi fluttuanti rami dei salici e i cespugli della strada del tuo quartiere. il quartiere dove vivi e la strada dove hai corso cento altre volte prima di oggi. Il sole è’ alto, non c’è’ nessuno in giro in questo pigro primo pomeriggio di domenica. Correre ti aiuta a liberare la mente e tenerti in forma. Corri sempre appena hai del tempo libero. Ti concentri sul tuo respiro e non fai attenzione al pick up che senti in lontananza. Continui a correre, un po’ a zigzag sull’asfalto e sul marciapiede. Alberi e cespugli ti vengono incontro. L’aria ti sferza il viso, ascolti gli uccelli sui rami quando passi sotto di loro, brevissimi cinguettii, intensi. Puoi anche annusare il profumo del mare poco lontano.
Ancora non presti attenzione al rumore del pick up che si e’ fatto piu’ vicino. Le scarpe emettono tonfi leggeri sull’asfalto, il cuore pulsa , le vene battono, il sangue scorre.
Il sole e’ alto. Il cielo e’ azzurro, le gambe ti tengono, i muscoli sono tesi. Continui a correre ma poi lo senti. Il rumore del pick up ora e’ proprio dietro di te. Volgi leggermente il capo per accertarti che abbia spazio, ti aspetti che il mezzo si muova di lato e ti superi. Ma non succede.
Invece, il pick up ti si avvicina di piu’.
Il sesto senso improvvisamente si attiva. Al cervello arriva il segnale inconfondibile di allarme. Accelleri d’istinto. Pensi che basti questo a porre di nuovo la giusta distanza fra te ed il pick up. Volti di nuovo il capo indietro, stavolta per dare uno sguardo piu’ lungo, di assestamento del pericolo. Ora li vedi distintamente. Due uomini sono sul mezzo. Quello piu’ anziano guida e ti fissa. Il piu’ giovane e’ in piedi sul lettino del pick up e urla verso di te ora, con un ghigno sul volto. Anche l’uomo al volante ride. E tu sai che devi correre piu’ forte. Scatti in avanti. Corri con piu’ intensità’, cerchi di concentrarti sulla strada di fronte e non farti innervosire troppo da quel ghigno, da quella risata. Il pick up ti segue. Il rumore del motore e’ come uno sberleffo. Dove vai, sembra dire? Hai solo due gambe.
Poi senti il suono di un secondo motore. Ti giri di nuovo e vedi una macchina arrivare di corsa e allinearsi al pick up. Non c’e nessuno in strada tranne te e loro. I rami degli alberi ora sembra si siano intrecciati e stretti intorno alla tua testa sudata. Il sole non e’ piu’ alto nel cielo, l’azzurro ha una tonalità’ cupa, gli uccelli sembrano intonare una canzone sinistra per te mentre le tue gambe sono di colpo allungate sull’asfalto dopo la caduta, le ginocchia graffiate.
Ora sai cosa sta succedendo. Senti le voci dei due uomini che ti strillano contro. Ora hai paura.
Nessuno per strada tranne te e il pick up e la macchina. Ti rialzi e riprendi a correre, il cuore ti sbatte dentro il torace, l’adrenalina pompa il sangue nelle vene, i muscoli sono tesi verso la fuga. E poi senti il pick up accelerare di colpo come un leone lanciato contro un impala, lo vedi fare un mezza curva ed inchiodare di colpo davanti a te bloccandoti la corsa. Scarti di lato d’istinto, cerchi disperatamente una via di fuga tra il pick up e il marciapiede, e li vedi . E lo sai. Non ci sara’ una via d’uscita per te.
I due uomini sono saltati fuori dal pick up. Imbracciano due fucili e li puntano verso di te. E ti sparano.
Ti sparano e risalgono sul pick up e se ne vanno di corsa. La tua morte e’ stata ripresa dal telefonino dell’uomo sulla macchina.
Ti uccidono e ti lasciano sulla strada, col torace sventrato, il sangue che scorre senza piu’ direzione e bagna l’asfalto mentre il cielo azzurro della Georgia si spacca in due sopra di te come un lenzuolo funerario per accoglierti e gli uccelli dai rami ti cantano l’addio per non farti crepare così’, da solo, senza nessuno che ti tenga la mano, senza l’affetto di tua madre che avevi salutata solo 30 minuti prima ed e’ in casa ad aspettare ancora il tuo ritorno.
Il tuo nome e’ Ahmaud Arbery, avevi 25 anni quando sei stato ucciso il 23 Febbraio 2019. I tuoi assassini sono padre e figlio.
La tua unica colpa: eri un afro-americano. Loro sono due bianchi. il piu’ anziano e’  un poliziotto in pensione.
 
Dopo averti braccato come si fa come un animale da abbattere, sono tornati a casa, come se niente fosse successo.
Nessuno ha visto e sentito niente, in pieno giorno, in quella strada di quel quartiere tranquillissimo nella piccola cittadina di Brunswick, nella Georgia del Sud, che si affaccia sul mare.
Da quel Febbraio 2019 tutto e’ stato insabbiato dopo le prime investigazioni della polizia che avevano identificato i tuoi assassini ma non li avevano arrestati.
I due avevano giustificato le loro azioni dicendo che ti avevano visto entrare ed uscire con fare sospetto da una zona privata in costruzione poco lontano dalla casa di tua madre e che ti avevano seguito solo per per avere spiegazione del tuo comportamento. Avevano detto che tu li avevi invece aggrediti violentemente e che non avevano potuto fare altro che spararti in legittima difesa. In Georgia portare fucili con se’  e’ legale.
Tutto sarebbe andato a rilento chissà’ per quanto tempo ancora se l’uomo della macchina per motivi ancora sconosciuti, forse per fare semplicemente il gradasso e vantarsi, non avesse scaricato il video dei tuoi ultimi momenti di vita in rete, nel Maggio di quest’anno, e il video non fosse arrivato a tua madre e alla tua famiglia e fatto diventare virale.
Il video della tua morte e’ doloroso da guardare ma ha fatto molto piu’ che far piangere.
Ha scatenato una massiccia e capillare campagna sui social che ha costretto la polizia ad arrestare finalmente i tuoi assassini e l’uomo del video smascherando cosi’ l’insabbiamento colpevole della polizia e costringendo anche il Dipartimento di Giustizia a riclassificare i capi di accusa contro i 3 come crimini di odio razziale.
Nel video ti si vede, Ahmaud, correre disperatamente, braccato come un animale. sparire dietro il pick up e poi riemergere il tempo di crollare a terra dopo il suono orrendo dei 3 colpi dei fucili. Sembra di assistere ad una scena tratta da un passato vergognoso che non dovrebbe piu’ esis
tere in un paese che si dice civile come gli Stati Uniti d’America. Che giustizia ti sia data.
PAOLA CECCARELLI