BELLA IO SONO.

di CARLO ALBERTO FALZETTI

Bella io sono di argilla e calcare formata

come i bruni palombini del cretaceo superiore

come le pietre paesine di grigio nocciola

come la nera pietraforte che fascia la costiera.

La mia dimora dai monti Ceriti s’allarga e a settentrione smuore in corso di Mignone lasciando ad occidente che gli ammassi dei sedimenti vetusti si protendano verso il mare slargandosi in ampie vallate.

A salir dalla costa la mia pelle si fa aspra e la macchia cede al groviglio folto di pruni e di rovo.

Il terreno si spezza in scheggioni e l’ossatura del mio corpo affiora ovunque salendo di quota.

Poi, d’un tratto, il respiro d’un prato protetto da bosco addolcisce il paesaggio incupito.

Ma ecco che un giorno la mia pace sonnolenta è scossa. Una voce di lontano dolce arriva al mio orecchio.

E’ la voce del mio amato.

 L’amato mio ribolle di desiderio. Eccolo viene. Scuotendo la terra di cui son fatta, possente balza dalla tenebra e sembra dirmi “Eccomi mia dolce anima, preparati io sto giungendo”.

“Come sei bello amato mio, come sei potente”.

 Il mio corpo palpita e le mie viscere fremono per lui. Al suo desiderio io cedo, malata d’amore. La densa caligine mi abbraccia avvolgendomi. Una eruzione violenta, maestosa, inarrestabile, nel tardo pliocene, mi  inonda  fecondandomi. Nembi di lava si addensano fuori del cono eruttivo. Pesanti, si trascinano per breve tratto precipitando gravemente a terra e sul mio corpo sedimentario si crea, per il contatto, stupefacente metamorfosi. Alchimie sulfuree cominciano a fiorire nel mio ventre che sboccia auree piriti ed argentee galene e blende e marcasiti e limoniti ed ematiti e poi, ancora, estese aluniti.

Dopo che tutto si compì l’amato mio ridiscese nell’abisso lasciando me desolata e ricca di frutti. Dolci colline affioravano nel mio corpo simili a seni con la sferula formata da un domo di grigia lava. La trachite, seme  donato dal mio sposo, chiazzava ogni luogo formando balze ardite e cocuzzoli rotondi.

Tutto divenne ardente. Tutto, il tempo mutò in bellezza.

 Popolamenti vegetali di rara presenza altrove, come i riccioluti querceti a tiglio ed a rovere e le cerrete a farnetto, cominciarono ad emergere accanto alle vaste cerrete a cerro ed a carpino, alle “cerque” inframmezzate dal rosa degli alberi di Giuda,  dalle rossastre sughere,  dagli aceri fiammeggianti,  dall’olivastro cinereo.

La macchia, rada in certi angoli, si fece, in altri, forteto intriso di biancospini, scopeti, ginestre, marruche, “strammarini”, dafne, mirto, lentisco, viburno e ceraso marino. Ovunque tappeti di ciclamini ad esaltare un paesaggio un tempo scialbo.

Per l’uomo, ultimo arrivato, il lavoro si mostrò subito aspro. La terra ostile da lavorare per l’incurvarsi della bure sul sasso forte divenne, necessariamente, luogo di pascolo.

 E nelle larghe, negli stazzi e nelle grascete, spesso protette da rimissini,  cominciarono a pascolare le razzette dei vari moscetti e mercanti di campagna di ogni generazione e d’ogni tempo.

Ma la zolla avara celava un tesoro al di sotto. Presto l’uomo svelò l’arcano del mio ventre fecondato. E numerosi pagi, d’epoca protostorica, avvolsero il bacino dei minerali. E fu così che il monte cominciò a dialogare col mare e i minerali partirono per terre sconosciute e l’uomo si rasserenò. Poi, dopo che il mare divenne , in era romana, luogo di privilegio, il monte riuscì ancora a prevalere, nel tardo medioevo, e l’alunite restituì vigore ai miei figli ed al mare.

Bella io sono, di argilla, calcare e lava formata e ricca di selve, di prati, di rivoli e di verde fasciata.

Ma con corruccio ora germoglio i miei tesori.

Bella io sono, di argilla, calcare e lava formata e ricca di storia e di fauna dotata

Ma con corruccio ora degrado verso il mare.

 Altra sorte attendevo. Altro rispetto mi si doveva. Altra tutela era a me cara.

Potrete viepiù oltraggiarmi,  oltre misura edificare, insozzare le mie acque, inquinare pericolosamente le mie falde, sgretolare i miei macigni ma nessun pusillanime solleverà il mio velo.

Io amo nascondermi.

 Bella io sono……

CARLO ALBERTO FALZETTI

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Dedicato al sor Basilio tolfetano di nascita civitavecchiese di adozione. E a tutti coloro che hanno amato, amano e ameranno i nostri Monti della Tolfa.