UNO SPETTRO SI AGGIRA PER L’EUROPA!
di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦
Uno Spettro volteggia nei cieli d’Europa sottoforma di un foglio redatto da mani esperte in una delle città della Germania. Qualcuno lo ha tradotto dal tedesco nelle varie lingue della Comunità.
RAPPORTO RISERVATISSIMO.
Oggetto: conseguenze economiche a breve termine della Pandemia Covid 19 sullo stato dei Paesi della Comunità.
La calamità presente rivela una prospettiva a breve termine di segno altamente positivo.
A differenza delle crisi passate di natura squisitamente economico-finanziario, la crisi presente ha una natura esogena dovuta ad uno shock naturale e, dunque, estraneo all’economia. In una congiuntura avversa causata da caduta di domanda o di crisi dell’offerta o di bolla finanziaria la ripresa è vincolata dalla patologia economico-finanziaria che ha “infettato” il sistema. In tutti questi casi, che sono la normalità, la ripartenza deve fare i conti con una crisi endogena al sistema stesso.
Nel caso in esame, invece, l’apparato produttivo e la domanda aggregata non hanno causato nessun processo involutivo. Lo shock è del tutto estraneo al sistema: un blocco improvviso ha fermato un sistema sano o comunque in sviluppo normale.
La rimozione del blocco troverà il sistema pronto a ripartire. Questa ripartenza sarà agevolata dal recupero produttivo rispetto ai due-tre mesi di fermo. Compito di ciascun Governo responsabile sarà quello di aumentare la domanda pubblica procurando un effetto moltiplicatore del PIL. A fronte di questo aumento del prodotto si renderà necessario una espansione dello stock di capitale e ciò causerà un accelerazione degli investimenti. L’effetto congiunto del recupero della macchina produttiva, del moltiplicatore della domanda pubblica, dell’acceleratore degli investimenti creerà un meccanismo di propagazione di scala elevata.
La domanda privata , sostenuta fin qui da sostegni governativi indirizzati verso le classi più colpite dal fermo produttivo, riprenderà intensa anche spinta da fattori di natura “psicologici”. Le esportazioni dovranno riconquistare il loro ruolo favorite dal fatto che l’effetto positivo del meccanismo di propagazione descritto non sarà omogeneo in tutti i Paesi della Comunità.
La prospettiva, dunque, è l’aumento di quote di mercato dei Paesi che sapranno profittare del momento a scapito dei paesi meno dinamici.
L’aumento del disavanzo dovuto alla politica di sostegno del periodo pandemico non è un problema: sarà compensata largamente dal vistoso incremento del PIL dopo il crollo dell’anno in corso.
Elementi essenziali perché gli Stati possano avvantaggiarsi di questo inaspettato meccanismo di impulso-propagazione sono i seguenti:
- Tenere alte le aspettative positive imprenditoriali perché si realizzi l’acceleratore degli investimenti..
- Evitare assolutamente danni al tessuto imprenditoriale immettendo liquidità in modi
- Espandere, in modo efficiente, gli investimenti pubblici nei settori chiave in modo da garantire gli effetti del moltiplicatore.
. . .
Ecco, immaginiamo che questo schematico Rapporto cominci a circolare in pubblico.
Esso traccia una prospettiva allettante!!
Finalmente, dopo mesi di incubo, una notizia che rinfranca e conferma le aspettative di tanti ottimisti.
Tuttavia…..
Tuttavia, il risultato che prospetta finisce per dividere i vari Paesi, nel post-pandemia, in due classi:
- a) i Virtuosi che hanno profittato dello shock esterno;
- b) Gli Incapaci che hanno trasformato un possibile beneficio in un danno.
Il virus è democratico quando colpisce un corpo umano.
Il virus è un danno economico per una comunità..
Il virus è, altresì, una possibile occasione di forte ripresa economica.
In questa veste, però, il virus non può essere democratico. Tutto dipende dal grado di forza e di reazione del corpo della comunità colpita.
. . .
Il Rapporto di cui sopra è frutto di mera fantasia.
Tuttavia, si può supporre che gli effetti descritti e la formazione dei due sottoinsiemi non siano tanto lontani dalla realtà!
CARLO ALBERTO FALZETTI
Articolo importante, a tratti visionario, che forse è quello che ci serve in questo momento: un nuovo paradigma economico e sociale.
Ma a chi si fa riferimento quando si parla di paesi virtuosi e di paesi incapaci ? Quali dovrebbero essere le caratteristiche economiche ? Azzardo: i primi sono i paesi del Nord Europa, tutto il resto il cosiddetto sud Europa?
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Marx pensava nel XIX secolo che la dinamica dell’accumulazione del capitale privato comportasse una concentrazione sempre più forte della ricchezza e del potere in poche mani. Tu pensi che nel XXI secolo le dinamiche della crescita, della concorrenza e del progresso tecnologico determinino “spontaneamente” una riduzione delle disuguaglianze ed una stabilizzazione? Io penso di no, perché il capitalismo produce ” automaticamente ” disuguaglianze insostenibili che rimettono in questione i valori meritocratici su cui si fondano le democrazie europee. In altri termini i ” virtuosi” detengono il controllo del capitalismo e degli interessi privati. Un pensierino va fatto sulle mascherine e la Federfarma, ma anche sui profitti delle multinazionali nella costruzione ed il commercio di ventilatori e presidi sanitari.
A noi” incapaci “rimane la volontà di un cambiamento delle regole della democrazia a tutto vantaggio del nostro interesse generale. Con un minimo di welfare siamo le ” vittime” impaurite di questa corsa globale ai profitti per trovare farmaci e vaccini tramite agenzie di ricerca private.
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Carissima Paola il libero mercato senza regole conduce al “fallimento del mercato”( come ho descritto nell’articolo : 2021, un nuovo sistema economico e, sopratutto in quello dal titolo: La distruzione creatrice. Ma nel caso di questo ultimo articolo si parla di “congiuntura! (non di mutamenti strutturali), I “virtuosi” non sono “paesi liberisti, semplicemente sono i Paesi che di fronte alla ripresa, dopo la gelata, possono meglio degli altri agire con efficacia (colpire gli obiettivi) e con efficienza (impiegare al meglio le risorse). Il vero problema è quello per cui si creerà un vantaggio competitivo a discapito dei non virtuosi. Sono perfettamente d’accordo con te che abbiamo di fronte molti problemi di natura “strutturale”(disuguaglianza, meritocrazia…) che certo non hanno nulla a che fare con una ripresa congiunturale post epidemia. Negli articoli precedenti ho posto in evidenza che la pandemia potrebbe condurre a tanti ripensamenti sulla struttura produttiva esistente: meno globalizzazione, controllo dei mercati con regole , minore delocalizzazione, ecosofia, chimica 2.0……). In tal senso, hai perfettamente ragione a porre sul tavolo i problemi irrisolti del nostro modo di produrre. Il ricorso la fantasma del Manifesto in tal senso è stato “svilito”adattandolo ad un problema di mera congiuntura. Concordo sul fatto che il ricorso ai motivi “spettrali”di natura marxiana dovrebbe riguardare temi di ordine strutturale. Sarebbe stimolante avviare un discorso su questo tema confrontando Marx, Keynes, Hayek.
Un pò di filosofia dell’economia, in mezzo a tanto chiacchericcio congiuntural-politico non sarebbe male nel blog. Potrebbe essere fattibile cara Paola? Potremmo provarci con il contributo di tanti validissimi contributori del blog?
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