LA VITA AL TEMPO DEL CORONA VIRUS (PARTE QUINTA)
di MARINA MARUCCI ♦
LA RIPARTENZA
Riusciremo a ripartire? Si avvia la fase 2. Partiremo come i centometristi che in pochissimi secondi bruciano la meta o come i maratoneti, avvezzi ai lunghi percorsi, ammassati alla partenza, aspettando tutti insieme il segnale?.
Difficile dirlo, perché l’animo umano reagisce diversamente di fronte alla paura dell’ignoto. Penso però che la ripartenza debba essere necessariamente collettiva e uniforme, sul tutto il territorio nazionale.
Sarebbe veramente ridicolo non poter attraversare il confine regionale posto dietro la nostra casa o obbligare gli ultra sessantenni a rimanere bloccati per un ulteriore periodo. Qualcuno afferma che tali limiti potrebbero essere incostituzionali. Per noi donne continuare, diventerebbe un incubo peggiore.
Dopo che ci siamo sobbarcate: i figli senza scuola, i mariti senza sport e lo smart working. Per non parlare poi delle richieste d’aiuto, cresciute del 74,5%, dovute ai maltrattamenti ed alle violenze subite all’interno della famiglia e dei femminicidi, che hanno continuato a riempire le cronache giornaliere, oltre ai morti per Covid-19, la nostra uscita dalla quarantena dovrebbe essere maggiormente sostenuta.
Rivendico la capacità di resilienza del sesso femminile, molto più incline ad adattarsi e riorganizzarsi, ma che non viene riconosciuta nel nostro paese. Nelle numerose task force a sostegno del governo c’è una maggioranza maschile inserita per la competenza e professionalità dimostrata, come se tra le donne non esistessero persone capaci e preparate. Difatti a smentire tali cattive nostre inclinazioni ci sono notizie ed articoli pubblicati dai mass media che indicano come nelle nazioni governate da donne la capacità e rapidità di uscita dalla quarantena risulta più breve ed efficace:
“In Nuova Zelanda la prima ministra Jacinda Ardern, 39 anni, ha scelto una strada tutta sua. Nel bel mezzo di una crisi che spinge le persone a pensare prima a se stesse, Ardern ha adottato uno stile di governo improntato all’empatia. I suoi messaggi sono chiari e coerenti, ma risultano anche lucidi e consolatori. Oltre a soddisfare i neozelandesi sul piano emotivo, questo approccio si sta dimostrando anche molto efficace.
Mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel si affida alla scienza, il presidente brasiliano Jair Bolsonaro la rifiuta. I briefing quotidiani del presidente statunitense Donald Trump sono uno spettacolo circense, mentre il primo ministro indiano Narendra Modi non fa comunicazioni regolari alla popolazione neanche ora, con 1,3 miliardi di cittadini sotto lockdown.” (Dall’Internazionale del 22/04/2020).
Per non parlare dell’inglese Boris Jhonson e del suo sostegno alla teoria sull’ immunità di gregge!
Siamo stufe di essere utilizzate nei momenti difficili della nostra vita privata e nazionale, per poi essere dimenticate, se non addirittura rifiutate, scartate, nella fase della “ricostruzione”, come avvenne subito dopo il secondo dopoguerra. Inoltre rivendico la presenza importante e determinante delle “over “ sessantenni che qualcuno vorrebbe rispedire nelle case (perché soggetti a rischio corona virus, come gli uomini d’altronde) ma che hanno svolto un ruolo determinante negli anni settanta per il cambiamento di costumi e mentalità in Italia ed in Europa.
“ Le donne sono la metà del cielo e pagheranno sempre più le conseguenze negative dell’epidemia che costringe vittime e carnefici alla convivenza. Dalla Cina al Brasile, dall’Italia alla Spagna il virus ha reso la casa un inferno per chi ha accanto un uomo egoista e violento. E l’Italia non fa eccezione. Anzi, fatica a dare una riposta concreata alle donne in difficoltà. Intanto in Europa è partita in Spagna, prima nelle Canarie, poi in Andalusia e Cantabria, e da oggi in gran parte del Paese, l’iniziativa “mascarilla 19” in aiuto delle donne sotto scacco. Coloro che riescono a raggiungere una farmacia, potranno chiedere una mascherina 19 per suonare l’allarme e far partire i soccorsi verso le mura domestiche. Si tratta di un linguaggio in codice legato alla più ampia campagna di sensibilizzazione dal titolo “Stiamo con te, la violenza di genere la fermiamo insieme” elaborata dal governo per non lasciare sole le donne vittime di violenza domestica, fornendo loro numeri di telefono, contatti, possibilità di alloggio esterno e, soprattutto, rendendo complici l’intera società e le sue coscienze.” (Dall’espresso. Articolo di Federica Bianchi)
Ferite sulla nostra pelle che difficilmente si potranno rimarginare, sommate alla prospettiva di un futuro dove il lavoro femminile sarà sicuramente meno privilegiato di quello maschile. Un lavoro precario, spesso in nero, nei servizi, nel turismo, settori che più di tutti pagheranno la ripartita, perché i tempi si allungheranno e il “fai da te” sarà la risposta individuale, non collettiva.
Quando accennavo nei precedenti articoli ad un nuovo paradigma economico mi riferivo anche alla priorità nei confronti delle donne, all’istruzione dei bambini, troppo spesso dimenticati e che oggi traumatizzati hanno paura di uscire di casa per il virus invisibile o per la presenza della polizia che costantemente pattuglia le strade.
Priorità agli stessi “anziani”, che sono stati cancellati dalla nostra memoria in breve tempo, perché se non c’è memoria non c’è colpa e quindi va tutto bene, non occorre neanche perdonare.
Nella Fase 2 indossare la mascherina diventerà un obbligo, anche se non decretato dalle istituzioni. Quel tessuto copre molta parte del nostro viso, ci fa distinguere poco e male gli altri, una difficoltà riscontrata soprattutto da chi porta gli occhiali, offusca il respiro, ovatta le nostre parole, impedisce di mettere sulle labbra delle donne il rossetto che può sembrare una affermazione mondana e frivola, ma fa parte del nostro essere di genere femminile.
Questi nuovi “attrezzi”, come indossare i guanti ad esempio, non ci faranno più toccare la pelle degli altri; il distanziamento non ci farà abbracciare i nostri amici e parenti. Ma che mondo sarà, se non potremo esprimere la parte migliore di noi essere umani?
MARINA MARUCCI
Un bell’articolo di Michela Marzano su Repubblica di oggi (La formula dell’indifferenza) evidenziava le storture ancora presenti che creano disuguaglianze di genere. Si chiede: era necessaria una grande mobilitazione femminile perché il presidente Conte desse le indicazioni per “un’adeguata presenza femminile”? Marina, hai ragione: serve un nuovo paradigma di genere in economia, dove le donne non vengano ostacolate in quanto donne, ma nemmeno incluse forzatamente perché donne. Non è semplice, perché si deve smantellare una cultura maschile stratificata da millenni. Cominciamo educando maschi e femmine nello stesso modo. Questa frase un po’ antica l’ho sentita molte volte ma poche volte l’ho vista mettere in pratica. Simonetta
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Grazie del tuo commento, ma gli uomini dove sono?
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