STORIA BREVE DI UN GIORNO LUNGO
di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦
FASE UNO AURORALE. Aurora, dalle rosee dita, dà inizio al giorno.
Il Paese si desta . Osserva sonnolento la Cina. Bislacche cineserie e strampalati costumi: divorano cani, arrostiscono pipistrelli. L’eziologia del virus è evidente!
Noi lontani. Inarrivabili. Incontaminabili. Nessuna prevenzione, nessun imperativo è all’ordine del giorno. Compagnia ottima ed abbondante: l’Occidente tutto si limita a guardare, compiaciuto. La locomotiva cinese si è arrestata! Troppo veloce, troppo esuberante. Grida di gioia dalla cavea: nel teatro della competitività si promette uno spettacolo ghiotto, allettante, inaspettato. Applausi inarrestabili.
FASE UNO INOLTRATA. Il gallo mattiniero si appresta a cantare, il mattino sta per farsi giorno.
Un sussulto! Meraviglia, incredulità, sbigottimento: il morbo, questo ingrato, sembra essere approdato anche nella nostra terra. Affiora qualche timore. Seguono timore e tremore. Il Paese sprofonda nel timor panico. La politica inizia a parlare. E’ il canto del gallo: l’allerta è suonata!
Dolore, lutto, morti assurde, assurdi commiati. Scetticismo sottile serpeggia insidioso. Inizia la conta. Si conta in difetto. Lo scetticismo si smorza. Gli imperativi iniziano a normalizzarsi e la Costituzione li sopporta, suo malgrado. Lessico nuovo scalza termini italici antichi. “Isolamento” e “segregazione”non buoni, troppo espliciti! Forse perché il primo termine ricorda le isole del confino ai tempi della dittatura. L’altro perchè è affine al termine “carceramento”. Meglio adottare l’esotico. D’altra parte tutto il mondo lo adotta. E così è lockdown!
Paura di essere infettati, terrore della malattia, bollettini maledetti: Il popolo ubbidisce, dopo qualche azione incosciente. Senso civico ritrovato. Viva l’Italia. Bandiere, inno, lodi al corpo sanitario e alle Forze dell’Ordine. Dialogo chiassoso Stato-Regione: baruffe chiozzotte, ritualità ambrosiane dissonanti in una regione piegata dal dramma. Tamponi pochi, fare tamponi, più tamponi, tamponi inutili, tamponi a tutti.
FASE UNO FINALE. Continuano i bollettini, ogni ora, ogni giorno, ogni settimana. Ovunque: canale uno, due, tre, quattro,sette, tutti.
Il sole raggiunge lo zenit.
Il Paese scopre che le epidemie sono due, non una. Le chiusure (cioè, in italiano, lockdown) hanno scaturito un guaio serio: il lavoro non c’è più, il PIL arretrerà. Il futuro spaventa. Il vaccino sperato non curerà l’economia. Effetti collaterali del virus: corpi salvati ma stati psichici a terra, diseguaglianze più intense, stati ansiogeni, diritti calpestati. Agire!! Agire contro l’invisibile? Ma no! Agire, anche, contro il visibile! Il visibile stato di emergenza. Annunci. Cifre colossali. Una massa di liquido viene annunciata, consolante, salvifica, impetuosa. Ce la faremo. Europa matrigna non ti accorgi che il male è comune? Non arrossisci di vergogna? Desideriamo, vogliamo, pretendiamo: Eurobonds, recovery fund, fine dell’austerità, Fondo salva-Stati, vincoli zero! Europa matrigna, che ne hai fatto dello spirito di Ventotene?
Un diniego? E, allora, ce la faremo da soli! Poi si vedrà! Da soli, certo! Liquidità, liquidità, liquidità!!
Grido di stupore: Il liquido non cola! Burocrazia dannata! Sempre la solita! E le banche? Le banche, responsabilizzate opportunamente, tentano finalmente di rivestire un nuovo ruolo: si mascherano da banche! Saltano i sistemi abituati ai ritmi del bel tempo che fu (INPS). Le tubazioni del liquido subiscono contorsioni tecnicamente incomprensibili, politicamente ben comprensibili (SACE). Ma, c’è chi rammenta che il popolo è pieno di furbi, furbastri, opportunisti, mafiosi, civicamente infedeli: necessita controllo, tanto controllo. Abolire la burocrazia? Ma è impossibile!! Evviva la burocrazia!
FASE DUE. Il meriggio va scemando.
Allentare. Allentare a macchia di leopardo. Allentare con attenzione. Avanzare, rinculare, ritornare sui propri passi. Avanzare di nuovo. Scienziati, virologi, epidemiologi, manager, professori, esperti. Misure, prescrizioni, distanziamenti metrici, pannelli, mascherine. Speranza popolare. Speranza che si affloscia. Baccano infernale del popolo senza fiducia che ha fiducia nel leader. La paura comincia a presentare effetti imbarazzanti. Oppure, la paura fa miracoli!
Si andrà al mare? Il popolo dell’impiego fisso lo spera. Il popolo del non impiego e delle partite IVA vede solo nebbia sulla spiaggia.
FASE TRE . La sera si avvicina.
Il vaccino non c’è ancora. O meglio, deve essere testato. Ci sarà! Qualcosa, però, permette di controllare il contagio e certe terapie sembrano ora in grado di diminuire la mortalità.
Abbiamo tolto di mezzo l’incubo, forse. Ma che mondo ci è rimasto? Il liquido è giunto , molti hanno potuto scacciare la sete. Qualcuno non ce l’ha fatta a bere. Il liquido immesso ha permesso, comunque, di frenare le tensioni sociali.
Ma, Il Paese è ora indebitato in modo preoccupante.
Il crepuscolo sta avanzando incessante.
Il debito deve essere condiviso con l’Europa. Necessita parlare all’Europa. La voce non può che essere un coro di voci. Il francese, lo spagnolo, l’italiano parlano. Il tedesco ascolta. Ascolta un grido corale: “debito ir-re-di-mi-bi-le!!!”
Incalzano i tre : “Debito “irredimibile”, certo! Si pagano solo gli interessi, perpetuamente. Il capitale non si rimborsa”. Risponde testardo il tedesco: “ Was?? Roba da dopo-guerra, roba anni ’40!”.
Ma i tre non demordono. Sono decisi. Il crepuscolo sembra rinvigorirli sempre più. Un giorno i posteri la chiameranno la Redenzione Crepuscolare: “Ma non si è detto di stare in guerra, tutti? E i debiti pubblici che sempre vengono rinnovati dagli Stati non finiscono essi per essere dei debiti perpetui? Tutti i titoli pubblici acquisiti dalla BCE con il “quantitative easing” non potrebbero essere trasformati in rendita perpetua? Se i debiti sono sempre rinnovati o se sono acquisiti dalla BCE non sono di fatto già irredimibili? Insomma, una massiccia emissione europea di eurobonds nella forma della rendita perpetua!! Non vogliamo chiamarli eurobonds? Allora inventiamoci un nome diverso! La storia più recente della Banca Centrale fa scuola!!! Perché non imparare dal passato quando questo s’è rivelato virtuoso?”
Siamo a notte fonda.
Primo sbadiglio teutonico.
Minacce sottili si indirizzano al tedesco: a che serve produrre se non si esporta? A che serve produrre se non c’è più Europa? A che servono tanti mungitoi se non ci sono più vacche?
Il giorno vecchio si è esaurito, un nuovo inizia il suo percorso.
Grigio mattino del nuovo giorno.
Silenzio meditativo teutonico. Forse qualche riflessione va fatta. Forse i tre, stavolta, fanno proprio sul serio. Forse…..Ma certo! Una ripresa seria riuscirebbe a fronteggiare il debito! L’impenetrabilità della materia grigia alemanna evidenzia una qualche lacerazione. Inizio del cedimento teutonico.
Clamore dei mercati. I fondi di investimento del mondo esultano all’idea di godere, nei loro portafogli, di una appetibile rendita perpetua.
Clamore dell’Europa. Il Grande Debito post-guerra sarà fronteggiato con una ripresa gagliarda del PIL (come accaduto negli anni ’40, come accaduto dopo il Muro).
Il crepuscolo del giorno trascorso ha dato i suoi frutti. Come si narra, la “nottola” di Minerva (la saggezza) si invola sempre al tramonto: l’Europa è salva!
Esiste, alla fine di questa storia un presupposto che la “inveri”? Ma certo: Messer Domeneddio non ci abbandonare!! ( Segue una prece).
. . .
A mo’ di chiusura: piaccia al diletto lettore di immaginare i protagonisti della fase tre. Lo spagnolo, il francese, il tedesco. E, se, proprio lo vuole, anche l’italiano.
CARLO ALBERTO FALZETTI
Bravo Carlo, hai trasformato in una lirica puntuale e precisa questi due mesi di quarantena, che dire di più!
Beh forse un’idea l’avrei, perchè non raccogliamo tutti gli scritti pubblicati e ancora da pubblicare sul blog in questo periodo di lockdown in un piccolo opuscolo o libretto a memoria delle nostre riflessioni, vite vissute, approfondimenti ? Molta gente non riesce a scrivere presa dall’angoscia, dalla paura. Condividiamo questo nostro sforzo. Che ne pensate?
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Un ripasso veloce di questi die orribili mesi, un ripercorrere le tappe con una conclusione aperta; ognuno può immaginare quello che vuole
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