“LA VITA AL TEMPO DEL CORONA VIRUS”
di MARINA MARUCCI ♦
C’è poca gente in giro, Roma “caput mundi” (strano, proprio la capitale del mondo) è quasi deserta. Girano disorientati, in quelle piazze così vuote, alcuni sparuti turisti senza mascherina, forse perché sottovalutano il contagio. Per noi Italiani, allergici alle regole, rimanere in casa è difficile, anche se dobbiamo farlo.
Questo mondo frenetico ci ha abituati a correre, anzi a rincorrere quel benessere attraverso la somma di beni di consumo. Beni materiali che non ci preservano dalle pandemie, come quella che stiamo vivendo.
Certo la scienza e la medicina ci aiutano, ma forse è la nostra coscienza, il nostro essere cittadini del mondo che deve assolutamente cambiare. Qualcuno ha detto che questo è il periodo delle modificazioni epocali, sia sul piano ambientale che su quello personale. E forse ha ragione. Cambiare le nostre abitudini in pochissimo tempo richiede elasticità mentale, saggezza che non tutti stanno dimostrando, coinvolti dalla paura dell’epidemia. Alcuni di noi sono tornati a rileggere le pagine de “ I promessi sposi “ del Manzoni, forse studiate poco a scuola. Egli descrive la peste del 1630 a Milano e le conseguenti reazioni umane. Malgrado siano trascorsi duecento anni dalla pubblicazione del libro e quasi quattrocento dal contagio siamo rimasti ancora là, come descrive il Manzoni; alle false informazioni diffuse anche a quel tempo ed oggi chiamate fake news; agli Untori, che avrebbero sparso la pestilenza e che il popolo accusa di averlo fatto volutamente; alla gente che pervasa dalla paura attacca le autorità ed i medici anche fisicamente, quale segnale di sfiducia nelle istituzioni; al sovraffollamento dei luoghi di cura o “lazzaretti”, concludendo con i monatti che approfittano del caos perpetrando abusi o saccheggi nella case dei malati.
Ma la parte più significativa è la seguente:
“SONO PARTITI PRIMA DELLA MEZZANOTTE, NONOSTANTE LE GRIDA CHE PROIBIVANO DI LASCIARE LA CITTA’ E MINACCIAVANO PENE SEVERISSIME COME LA CONFISCA DELLE CASE E DI TUTTO IL PATRIMONIO. FURONI MOLTI NOBILI CHE FUGGIRONO DA MILANO PER ANDARE A RIFUGIARSI NEI LORO POSSEDIMENTI IN CAMPAGNA”. (tratto da i Promessi Sposi”)
Anche se riferita ad altri sembra la cronaca di questi giorni! Un oscuro male è diventato il padrone, qualcosa di “assolutamente immateriale” sta prendendo in mano il mondo mostrando un nuovo paradigma culturale.
L’umanità ha bisogno di una scossa, deve destrutturare nel minor tempo possibile i propri vecchi schemi culturali. E’ necessario uscire da una situazione ritenuta di confort: abbiamo bisogno di un salto evolutivo significante.
Gli uomini e le donne sono obbligati a relazionarsi e comunicare tra loro in modo diverso. La situazione generata dal virus rappresenta la possibilità di potersi incontrare su di un piano che non sia necessariamente fisico ma attraverso l’etere, perché grazie alla tecnologia la materia e la fisicità non sembrano più necessarie.
Le scuole si stanno adeguando, lentamente, ma usano nuovi metodi per trasmettere la conoscenza. I professori comunicano diversamente con i loro allievi, chi può riesce a lavorare in casa, si ordina la spesa on line come le operazioni bancarie, si acquista qualsiasi cosa su internet. E’ una vera rivoluzione in atto ed il virus la sta accelerando.
E’ provocatorio ma ciò potrebbe rappresentare un’ opportunità per riflettere sul nostro ruolo di “Persone in un sistema cosiddetto libero”. Potrebbe essere un modo per ripensare a questo modello di sviluppo globalizzato, ad esempio utilizzando meglio, nel futuro, il maggior tempo libero messo a disposizione delle nuove tecnologie; o come far respirare il nostro pianeta ed anche noi: avete visto le foto pubblicate prima e dopo l’ epidemia di Corona virus nella città di Wuhan in Cina ed anche in Italia, nella pianura Padana?
Questo mondo senza confini, infettato da un virus che si propaga malgrado i muri o i porti da chiudere, possiamo ancora cambiarlo. Era il sogno della mia generazione, quella dei sessantacinquenni/settantenni di oggi: forse potremmo ripartire da queste riflessioni, per capire anche gli errori commessi.
Vorrei concludere con queste parole di Albert Camus :
“Ho orrore di tutte le verità assolute, delle loro applicazioni totali, dei loro presunti detentori d’ogni risma. Prendete una verità, portatela con cautela ad altezza d’uomo, guardate chi colpisce, chi uccide, cosa risparmia, cosa elimina, annusatela a lungo, accertatevi che non puzzi di cadavere, assaggiatela tenendola un po’ sulla lingua, ma siate sempre pronti a sputarla immediatamente.
L’uomo libero è questo: il diritto di sputare“.
MARINA MARUCCI