“Viaggio nella memoria 1980: luoghi perduti e ritrovati della storia delle donne di Civitavecchia”
di MARINA MARUCCI ♦
“ Piazza Leandra ha raccolto i nostri canti, le nostre danze, le musiche; la gente ha ballato, mangiato e bevuto con noi e così negli occhi ridenti di quelli che hanno seguito il nostro spettacolo itinerante ci è sembrato di cogliere il desiderio di un diverso modo di vita realizzato.”
( Dall’archivio privato di Simonetta De Fazi).
Il 5 luglio del 1980 Civitavecchia fu percorsa da uno spettacolo itinerante con la partecipazione di circa 80 donne e diretto della scrittrice Dacia Maraini, che proprio alcuni giorni fa ha ricordato all’aula Pucci quell’esperienza collettiva di scrittura e di teatro sociale, alla presentazione del suo ultimo libro:” Corpo felice – Storie di donne, rivoluzioni e un figlio che se ne va”.
La Maraini ha sottolineato la straordinarietà di quell’esperimento nato da un laboratorio teatrale di circa tre mesi presso il Teatro Traiano, in collaborazione con le istituzioni che a quel tempo si dimostrarono particolarmente sensibili alle richieste avanzate.
La rappresentazione riprendeva la vita delle donne di Civitavecchia nei primi del ‘900 e non solo, percorrendo un percorso in quattro tappe, recuperato dalla memoria verbale e scritta di alcuni luoghi ed avvenimenti realmente accaduti: i Lavatoi pubblici dove alle cinque di mattina le lavandaie lavoravano e raccontavano le loro storie; il Porto con un sentito sciopero dei portuali nel 1897 e il conseguente assalto al treno dei crumiri organizzato dalle mogli degli scioperanti.
Ed ancora: la scena all’interno della Darsena Romana, ambientata nel periodo fascista, dove il regime concesse il ritorno di un confinato politico del luogo, proveniente dall’isola di Lipari; al tramonto, l’ ultima sua figlia di nome Noris, nata al confino, approdava con una piccola imbarcazione sulle note della bellissima canzone “Già allo sguardo”.
La parte finale rappresentata a piazza Leandra proponeva proprio il matrimonio di Noris che al momento del “fatidico si” ribaltava la risposta, decidendo di cambiare il suo destino indirizzato verso un ruolo stabilito da altri. Il conclusivo ballo in piazza , dove furono coinvolti gli uomini e le donne presenti , festeggiava il sostegno gioioso alla sua libera scelta.
Questa è la storia raccontata non soltanto dalla scrittrice ma anche da molte donne che dopo quasi quarant’anni si sono ritrovate in quell’aula e che hanno voluto valorizzare quel lavoro di condivisione, impegno ed entusiasmo , riannodando i fili di una memoria storica da tenere presente, in una attualità sempre più complessa.
Non a caso da quell’esperienza nacque la “Consulta delle Donne di Civitavecchia “ che ancora dopo trent’anni svolge un lavoro importante sul territorio anche nei confronti dei minori.
Questa sottolineatura non vuole essere una auto celebrazione sul “come eravamo e come siamo state brave”; oggi è importante soprattutto capire come i temi dell’impegno sociale vengano vissuti nella nostra città.
In un periodo dove la storia e la testimonianza sono sempre più sminuite, penso sia necessario riflettere e confrontarsi con le giovani ragazze su i temi della differenza di genere, della famiglia , della violenza e dell’affido (leggi disegno di legge Pillon).
Nell’attuale precaria situazione economica i diritti , non soltanto quelli delle donne, ma di tutti i cittadini , sono costantemente messi in discussione.
È come se l’asticella della solidarietà e dell’ uguaglianza , che prima indicava e comprendeva comunità di persone, ora si sia ulteriormente abbassata, individuando come prioritarie soltanto le singole esigenze primarie di sopravvivenza , con la conseguente prevaricazione nei confronti degli altri , tra cui le donne, i diversi e gli ultimi.
Questo credo sia un tema da affrontare se ancora crediamo che l’emancipazione femminile e il giusto riconoscimento del ruolo delle donne, in quanto persone, sia ancora un elemento fondamentale per costruire un società futura più equa.
MARINA MARUCCI