STORIA DI UNA BUCA

di STEFANO CERVARELLI

Sotto casa mia da qualche anno c’erano delle buche. Si erano integrate nel paesaggio costituendone una caratteristica al punto che immaginare la via senza di loro era come immaginare Capri senza i faraglioni.

Noi del quartiere le conoscevamo, avevamo imparato a convivere con loro, sapevamo come evitarle, il momento di sterzare, scegliere la giusta traiettoria secondo il traffico, se conveniva allargare un po’ verso il centro della carreggiata oppure stringere verso il marciapiede (questa ultima manovra era legata alla presenza o meno di macchine parcheggiate).

Quando poi non potevi fare diversamente e dovevi andare dritto ti disponevi alla manovra di rallentamento, in maniera tale che la buca non “risentisse del peso della macchina”.

Insomma, c’era un certo affetto per queste buche, erano le “nostre” buche.

Secche, aride sotto il sole torrido d’estate, piccoli laghetti d’inverno, compagni dei fiumi che scorrevano sotto i marciapiedi.

L’altra mattina mi sono affacciato alla finestra e cosa vedo? Le buche coperte, “attappate”! Per un attimo ho stentato a mettere a fuoco la nuova scena: niente laghetti (aveva piovuto durante la notte), la strada piatta – forse esagero – le macchine ed i motorini che procedevano tranquilli senza fare più slalom.

Ero felice, ovviamente, ho chiamato mia moglie ed insieme ci siamo lasciati andare ad esclamazioni di gioia; però subito dopo è subentrato uno stato di leggera tristezza perché ho pensato che insieme a quelle buche se ne erano andati anche un po’ dei miei anni trascorsi qui.

C’è da dire che, giustamente, come si usa fare per rendere il lavoro migliore, si erano scelti giorni piovosi che, come tutti ben sanno, sono le condizioni più “ottimali” per spargere il catrame.

Ma mi sono detto “non fare il difficile Stefano”, in fin dei conti le buche sono chiuse. Tutto finito dunque? No, perché le buche sono tornate. Trovando nella pioggia un’alleata e nel catrame fresco, umido, un facile avversario, hanno sconfitto quest’ultimo, riproponendosi al nostro “affetto”. Lo so, non avranno vita lunga questa volta perché, stando ai tanti buoni propositi proclamati, presto la strada sarà sottoposta ad un completo e profondo rifacimento e di loro resterà solo un ricordo………Ricordo? …………Chissà.

STEFANO CERVARELLI