Ambiente…. e Civitavecchia
di BENEDETTO SALERNI ♦
La cronaca degli ultimi giorni ha messo di nuovo in evidenza il tema ambientale dello smaltimento dei rifiuti. Un tema che ha sempre visto una larga partecipazione nel dibattito politico e una attenzione particolare delle forze sociali poiché i problemi connessi al trattamento dei rifiuti hanno da tempo assunto nel nostro paese una particolare rilevanza e intorno ad essi è cresciuta la sensibilità nell’opinione pubblica.
La normativa comunitaria proveniente dall’accordo Onu di Parigi sui cambiamenti climatici, dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, ratificata dal governo italiano nell’ottobre 2017, ha portato alla consapevolezza nella comunità europea che per far fronte al problema dei rifiuti, sia necessario un approccio sistematico nel quale diverse soluzioni tecnologiche siano concepite in opportuni progetti integrati attraverso l’uso efficiente delle risorse e di modelli di produzione sostenibili dell’economia circolare delle direttive dell’Unione Europea.
In estrema sintesi, si può definire l’economia circolare un sistema pianificato per riutilizzare i materiali derivati dalla raccolta differenziata in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi e non escludendo eventuali installazioni di inceneritori o termovalorizzatori.
Tuttavia nel nostro Paese sia la ricerca che le scelte delle politiche regionali sui rifiuti, non hanno portato un metodo di smaltimento che possa vantare l’universalità d’impiego in termini di circostanza e di luogo. Esistono vari metodi e tecniche di trattamento del rifiuto urbano con rispondenza di risultati diversi nella valorizzazione ambientale e dei relativi costi che ricadono sulle popolazioni. Soltanto alcune realtà avanzate sono riuscite a portare a termine il proposito di coniugare la tutela ambientale, l’efficienza gestionale e dei vantaggi economici acquisendo così anche il consenso dell’opinione pubblica.
Nella Regione Lazio, da quanto si evince dalla lettura del piano regionale approvato da pochi giorni, si prevede l’acquisizione della direttiva europea nel superamento della termovalorizzazione entro il 2030 tenendo altresì in considerazione, tutte le criticità della città di Roma conseguenti al forte ritardo nell’obiettivo della raccolta differenziata del 70 % entro il 2021.
La materia ambientale sul cambiamento climatico e sull’energia rinnovabile e sostenibile (insieme alla questione delle pari opportunità, degli immigrati, della discriminazione di razza ed altro) hanno portato i Verdi della Germania ad ottenere un ottimo ed inaspettato successo elettorale nelle ultime elezioni regionali (Land), invertendo la tendenza politica di premiare i partiti sovranisti e populisti. Un risultato che dovrebbe far riflettere il fronte progressista nazionale per il “riscatto” degli elettori delusi dal lavoro politico svolto dall’ultimo governo di centrosinistra. Un Governo, che tanto ha fatto sull’uguaglianza dei diritti civili ma che, di fatto, ha tralasciato oltremodo i problemi delle diseguaglianze sociali. Anche nella materia ambientale e sull’immigrazione non si è riusciti a dare risposte convincenti e tali da essere salutate con soddisfazione dalla pubblica opinione.
Infine, il tema complessivo dell’ambiente non può essere relegato ai margini del programma elettorale del prossimo appuntamento amministrativo della nostra comunità. Le questioni dell’ambiente devono essere i punti fondamentali della discussione e delle proposte nel campo dei progressisti.
BENEDETTO SALERNI
il rapporto dell’uomo con l’ambiente è davvero divenuto cruciale, a partire dal riscaldamento globale, questione rifiuti ecc. Stiamo prendendo familiarità con i tornado, il Kuwait s’allaga e tutto sta divenendo più estremo. Nello specifico dei rifiuti è ormai evidente come occorra intervenire pesantemente per cambiare rotta. Si tratta di una questione prima di tutto culturale e poi legislativa. E’ necessario cambiare stile di vita sia per il riscaldamento globale sia per la produzione dei rifiuti. Per stare nel tema la prima osa da fare è produrne di meno, in altre parole occorre una drastica riduzione degli imballaggi, l’abbandono delle plastiche e la riduzione al minimo indisensabile del monouso. Se non ci si impegna su questo tuto il resto è noia. Che alle utime elezioni in Germania abbiano vinto i verdi non è proprio una novità, ne sorprende. Mio figlio vive in una città da anni amministrata dai verdi e la gente pensa “verde” e si comporta in modo “verde”. Al supermercato lo scaffale dell’usa e getta è proprio minimo, mentra da noi ci sono intere file di usa e getta. Il vuoto a rendere è ampiamente praticato e nelle fiere non ci sono bicchieri e posate di plastica. In un nanosecondo si può dividere la plastica dalla carta degli involti di carne e salmi ecc…, comune è l’uso dei pannolini per bambini lavabili. Insomma il problema si affronta seriamente soltanto con una rivoluzione culturale che vede le istituzioni in prima linea e iniziatrici del cambiamento, ma occorre muoversi, il tempo sta scadendo. Leggevo proprio ieri che la plastica si ricicla per il 70% l’altro 30 non è recuperabile, cominciamo allora ad abbandonarla laddove possibile. Ridiamo vita al vuoto a rendere, così come si fa da tempo altrove, facciamo la guerra a frutta e verdura imballata e torniamo alla vendita dello sfuso. Il problema dei rifiuti si affronta in primis riducendoli… tutto il resto è noia.
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