La città delle donne
di ROSAMARIA SORGE ♦
Oggi emerge prepotente la necessità di ripensare la città in funzione di mutate esigente di fruizione quotidiana prendendo finalmente in considerazione una città a misura delle donne. Se gli spazi pubblici ad esempio fossero considerati nel rispetto anche delle donne, sarebbero più sicuri, molto più illuminati, con parcheggi delle macchine meglio collocati, con zone miste per spazi residenziali e per uffici (per rendere più facile conciliare lavoro e famiglia), con ampie zone destinate al verde, con marciapiedi, con asilo nido ed una rete efficiente di trasporti. Quella dei trasporti ad esempio è una nota dolente poiché le corse dei bus pubblici sono concentrate in determinati orari che corrispondono a quelli in cui si va o si torna dal lavoro e sono spesso rarefatte nel resto della giornata mentre le donne utilizzano i mezzi pubblici nell’arco della intera giornata.
Sia il Parlamento europeo che le singole nazioni negli ultimi 10 anni hanno promosso una strategia per l’uguaglianza di genere che ha portato a definire alcuni punti fondamentali nel campo della mobilità: agevolare l’accesso e la messa in sicurezza delle fermate del trasporto pubblico, adeguare gli allestimenti interni dei veicoli del trasporto collettivo alle esigenze delle donne, prevedere carrozze e scompartimenti riservati alle donne sui treni notturni, realizzare parcheggi “rosa” riservati all’utenza femminile (parcheggi sicuri in prossimità degli accessi a strutture quali ad esempio stazioni, centri commerciali, ospedali, etc.), promuovere Taxi “rosa” a tariffe agevolate nelle ore notturne e serali,e affermare la presenza delle donne nella Cda delle aziende di trasporto e nelle strutture della pubblica amministrazione.
Un altro aspetto di attenzione alla città da un punto di vista di genere riguarda una rilettura dei tempi della città. Una città è vivibile infatti se accogliente, se consente agli uomini e alle donne che ci vivono e lavorano di conciliare tempo di lavoro, tempo della cura e della famiglia, tempo per sé. Per far tutto ciò si rende necessario conoscerne i mutamenti demografici, economici e sociali, ma anche cogliere le strategie temporali che individui e nuclei familiari si danno per coordinare i molteplici piani dell’agire umano, è quindi necessario conoscere le relazioni in cui sono immerse le persone, i vincoli che ne impediscono la realizzazione dei progetti di vita e ne impediscono la possibilità di occupare posizioni nello spazio e nel tempo; l’eliminazione di tali vincoli è il fine da realizzare, Il primo passo è riconoscere il problema cioè capire che la città è tarata su un tipo di vita che mal si concilia con i tempi delle donne e da qui modificare una serie di orari, anche perché il tutto non comporta eccessivi problemi; I tipi di azione previsti variano dalla ridefinizione degli orari di sportello dei servizi, all’adeguamento degli spazi della città e dei servizi, all’accoglienza e alla riorganizzazione dei trasporti, e anche degli orari delle scuole e dei negozi per evitare la congestione della città negli orari di punta, senza dimenticare la gestione delle pubbliche amministrazioni in maniera tale da diminuire lo spreco di energie e di tempo degli utenti (certificazione automatizzata,snellimento di code e attese, autocertificazione, spedizione a casa di certificati, loro richiesta telefonica, ecc.).
Sia che si progetti un nuovo quartiere sia che si metta mano al costruito,si deve avere cura dei luoghi e rispettare esigenze e fabbisogni di tutti invece la città è calibrata per lo più sulle esigenze di una popolazione maschile per altro in buona salute, ma la realtà è molto diversa perché la città è fatta anche di bambini, anziani disabili e donne e ognuno di loro si rapporterà con l’ambiente in modo differente, quindi, è primariamente importante dar voce alle donne in generale, incontrandole, ascoltandole e riflettendo assieme a loro cercando di conoscere i loro bisogni e i loro desideri per acquisire informazioni utili per il progetto.
Progettare una città al femminile significa avere cura dei luoghi e rispettare le esigenze e i fabbisogni di bambini, anziani e delle donne stesse che costituiscono il corpo della società e non una minoranza. Progettare una città al femminile significa alternare il costruito a parchi e giardini, dotare i luoghi urbani di spazi per la sosta e il tempo libero, rendere accessibili gli spazi dedicati al lavoro come all’abitare e controllare la salubrità delle residenze e la sicurezza; Progettare una città per tutti significa predisporre un intervento urbano che duri nel tempo, dia risposta ai bisogni di tutti e sia luogo di benessere.
ROSAMARIA SORGE
Bell’articolo, razionale e pieno di intuizioni al femminile, sono pienamente d’ accordo. Ciao.
"Mi piace""Mi piace"
Mi trovi molto sensibile su questo argomento, anche se proprio non direttamente. Ci sono città come la nostra che sono organizzate a misura di automobile, ovvero il diritto del veicolo di spostarsi e fermarsi come, quando e dove vuole viene sancito dall’assenza di intervento e progettualità. Ma non mancano solo interventi delle amministrazioni locali, mancano anche normative piuttosto banali ed assai efficaci nella loro banalità. Penso ad esempio all’obbligo per le aziende pubbliche e private, oltre una certa soglia di dipendenti, di dotarsi di un nido. Credo che l’assenza di tali supporti sia una importante criticità proprio rispetto al quotidiano femminile.
Riguardo il traffico automobilistico ed il trasporto pubblico stenderei un velo pietoso. Alcune esperienze mi lasciano tra l’invidia e la rabbia… ad esempio ho visto a La Spezia l’arteria cittadina principale, quella che attraversa il centro cittadino, isolata dalla parte pedonale di alte siepi lungo tutto il bordo marciapiede, una strada “segregata” dal resto a misura di pedone. Vorrei farvi pensare ai bambini nei passeggini che portiamo lungo il marciapiede e che la loro “bassezza” li pone ad altezza di scappamento con le macchine che passano ad un passo dal marciapiede. Solo a pensarci dovrebbe salirci l’imperativo di fare qualcosa, ma tant’è.
Vendiamo la dignità in nome degli affari, dell’occupazione e di falsi miti.
"Mi piace""Mi piace"