LA LEGGENDA DI GEORGE BEST

 

di ROBERTO FIORENTINI ♦

Venerdì 17 Novembre, alle ore 21.00 , va in scena al Sala Gassman di Civitavecchia la Prima Assoluta del mio primo spettacolo teatrale da solista, cui , naturalmente, invito tutti i lettori di SpazioLibero Blog. Si intitola Pelè is Good, Maradona is Better, George is Best e racconta il mito del calcio inglese dei ruggenti anni ’60 , l’ala destra irlandese George Best, vincitore del Pallone d’Oro nel 1968.

Genio, alcol, donne e pallone. E pazienza se ti piovono addosso le critiche di metà del mondo calcistico che ti odia. L’altra metà ti guarda in adorazione, dal basso verso l’alto. Non come si osserva un campione, ma come si guarda a un Messia. A soli 22 anni tocca l’apice della sua carriera. La critica lo esalta, per le donne è un sex-simbol e Best si abbandona alla vita mondana, ai piaceri e ai vizi. Per questo, in molti si sono chiesti in questi anni dove sarebbe potuto arrivare. Già nel 1966 Pelè disse pubblicamente : «George Best è il più forte giocatore del mondo». E lo stesso Maradona lo ha più volte elogiato definendolo il suo «idolo».

Il 15 aprile 1966 un articolo di Time conia la definizione Swinging London che rendeva la città capitale dello stile: dalla musica alla moda giovane, tutte le tendenze nascono sulle rive del Tamigi. Questo è il contesto storico in cui si costruisce il mito del nostro George. In quegli anni – Best esplode come calciatore e fenomeno mediatico nel 1965 – il mondo era già stato invaso dall’effervescenza britannica dei sixties, dal ritmo dei Beatles, dal fascino di James Bond, dalla mini di Mary Quant e dalle tendenze in fatto di moda di Soho e Kensington. Insomma, tutto quello che nasceva in UK diventava subito di moda, subito “cool”. E ben presto Best viene chiamato il quinto beatles , il primo calciatore al mondo che diventa un fenomeno mediatico, di costume, un personaggio di cui si copiano pettinature, abbigliamento, pose. Un obiettivo dei tabloid scandalistici, di cui si spiano amori ( molti) , scandali ( molti anch’essi ) e dissolutezze varie. Best tiene una rubrica giornalistica, fa il modello per una linea di abbigliamento, diventa il più ricercato testimonial per le pubblicità di ogni genere di prodotto, guadagna centinaia di copertine su riviste di ogni tipo , da quelle che parlano di calcio fino a quelle per ragazzine. Tutto questo ci è familiare, oggi. Negli anni 60 , però, non lo era . I calciatori erano sportivi come tutti gli altri, bravi ragazzi che si sposavano presto e presto mettevano su famiglia. Erano ragazzi normali, non popstar. Del resto lo stesso fenomeno delle star giovanili, il rutilante mondo del pop in Europa nasce proprio in questi anni , assieme al fenomeno dei Beatles. In America , qualche anno prima, con il successo di Elvis Presley.

Non è possibile spiegare cosa significhi segnare un gran gol a qualcuno che non ci sia mai riuscito. Qualche anno fa dissi che se mi avessero dato la possibilità di scegliere tra segnare un gol al Liverpool da ventisette metri, dopo aver saltato quattro uomini, e andare a letto con Miss Mondo, sarebbe stata una scelta difficile. Per fortuna, ho avuto entrambe le cose e soprattutto, una di queste cose l’ho ottenuta davanti a cinquantamila persone. Questa è una frase di George Best, genio e sregolatezza. Ma più genio di tanti altri. E certo anche più sregolatezza, visto che nel 2005 – non aveva ancora sessant’anni – muore per un tumore al fegato , causato da anni di terribile alcolismo.

Lo spettacolo racconta tutto questo: il personaggio Best, ma anche l’uomo. Il calciatore Best e pure il calcio mitico di quegli anni. Racconta anche lo sfondo in cui tutto questo si svolge, gli anni ’60, con i suoi sogni , le sue follie e le sue inquietudini, di cui George Best fu un interprete assoluto. Vi aspetto al Gassman.

ROBERTO FIORENTINI