La Politica del Like

di ROBERTO FIORENTINI ♦

Anche alle recenti Amministrative del Giugno 2016 un elettore su quattro del Movimento Cinque Stelle ha tra i 18 e i 34 anni. E i partiti tradizionali , invece , stentano proprio in questa fascia d’età. L’elettorato tra i 35 e i 54 anni è più o meno equamente diviso tra le forze che compongono quello che sembra essere il nuovo sistema tripolare italiano ( PD – CentroDestra – M5S ). L’elettorato over 55 , invece, privilegia il PD e i partiti che compongono il CentroDestra. Il voto dei giovani, quindi, converge in buona parte sul Movimento di Grillo.

Gli studi più attenti sui flussi elettorali sembrano orientati a considerare come normale l’astensione del 40%  circa del corpo elettorale ed anche i partiti non stanno impegnando molte forze per recuperare questa ampia fascia di non voto. Diventa , quindi,fondamentale, contendersi il voto di quel 60% degli italiani che , con discreta regolarità, decidono di non disertare le urne. A questo scopo è interessante riflettere sulle motivazioni di voto, cioè le spinte che orientano l’elettore a scegliere l’uno o l’altro partito. Nel caso degli adulti , infatti, è ancora fortissima l’appartenenza ad uno degli schieramenti, anche in assenza di quelle motivazioni che un tempo si sarebbero chiamate ideologiche. In ogni caso , gli adulti scelgono la sinistra perché , più o meno precisamente, si riconoscono in alcuni valori che i partiti di centrosinistra rappresentano. E così pure vale per l’elettorato di destra. Il voto del Movimento Cinque Stelle , invece, è , quasi per definizione, non ideologico o, addirittura, post-ideologico.

Ed è forse proprio questo il motivo per il quale attrae di più il voto delle giovani generazioni, che da tempo sono assolutamente lontane da qualsiasi atteggiamento di tipo ideologico. E’la cosiddetta generazione dei millenials. Quella che tutti i giorni fa i conti con la mancanza di lavoro, un welfare inesistente che non la protegge dal precariato e dallo sfruttamento e che si porta sulle spalle una zavorra , fatta di debito pubblico e di pensioni più o meno d’oro, che non ha certo creato lei. E’ anche la generazione più attenta alle tecnologie, alla comunicazione , la più presente nei social network. Quella ormai avvezza alla Sharing Economics, dove tutto quanto, dalla fruizione di musica , di cinema e di serie tv, all’acquisto di beni e servizi, per finire alla ricerca di lavoro,persino di contatti sociali ed infine di informazione e conoscenza del Mondo, passa attraverso il web, l’uso di internet. Dove tutto è facile da trovare e spesso è gratis , soprattutto se sai come cercarlo.

Alessandro Rosina, professore di demografia e statistica sociale all’Università Cattolica di Milano, è uno dei più attenti studiosi del rapporto tra i giovani e la politica. Egli sostiene che il successo del M5S tra gli elettori più giovani non è ascrivibile solamente al fatto che il CinqueStelle sia, in sostanza , uno dei frutti del Grande Albero del Web. Uno dei punti di forza è anche l’assoluta non ideologicità del Movimento, che su alcuni temi ha posizioni un tempo ascrivibili alla sinistra e su altri, invece , assolutamente di destra, cosa decisamente condivisa dalla generazione dei millenials. Un secondo interessante punto di vista del Prof. Rosina è quello circa la scarsa capacità di comprensione da parte della politica tradizionale delle dinamiche che muovono le giovani generazioni. Si tratta di possessori di un identikit politico completamente diverso da quello delle generazioni precedenti. Queste vanno a votare per principio e , generalmente, come abbiamo visto, con un senso di appartenenza accentuato. I millenials, invece, al contrario vanno a votare solo se hanno motivi per farlo, se no stanno a casa. Si mobilitano su temi specifici e su battaglie che li convincono. Si formano e si convincono attraverso la Rete e, attraverso essa, conoscono il Mondo, mantenendo contatti con coetanei di ogni nazionalità. Sono abituati, praticamente dalla nascita , a ragionare in termini globali, disponendo di strumenti che, con poca spesa e poca fatica, possono dare risposte a molte domande, in modo rapido e indolore. Tutto questo la politica tradizionale lo capisce piuttosto poco.

Tutto è fluido, sfuggente e mobile, anche il consenso politico. I giovani non cercano soluzioni ideologiche, filosofie e visioni del mondo da studiare a lungo. Cercano soluzioni a problemi concreti sia personali ( il lavoro, principalmente) che collettivi ( la giustizia sociale, la difesa dell’ambiente, i diritti civili). E votano chi sembra essere in grado di fornire loro tali soluzioni. Non è un caso che tutte le statistiche ci dicano che il consenso nei confronti di Renzi , in quanto leader, è maggiore di quello nei confronti del partito da lui diretto. Proprio perché la  rottamazione , la spinta del cambiamento , la volontà dichiarata di voler riformare situazioni stagnanti da decenni, che Renzi dichiara, è vissuta in modo positivo, istintivo e quasi pre-politico. Ovviamente, però, si tratta di consenso a tempo. Concesso , peraltro, per tempi molto brevi, più consoni al social network che al Governo della Nazione. Insomma se fai delle promesse, le devi mantenere. E presto.

Ma anche in questo caso è un problema di linguaggio. Un tempo per ricercare una informazione qualsiasi era indispensabile avere almeno una vaga idea di dove cercarla, per poi avventurarsi tra enciclopedie, letture e lunghe ricerche bibliografiche. Oggi basta digitare , nel modo giusto, su Google, quello che si vuol conoscere e, nel giro di pochi secondi, riceviamo a casa nostra, sul nostro potente e maneggevole smartphone, migliaia di dati e di informazioni, articoli, saggi e foto, persino filmati. Oggi postiamo su Facebook il nostro punto di vista su qualsiasi tema e, in pochi minuti, riceviamo riscontro , sotto forma di commenti e like, potenzialmente da migliaia di persone. Siamo abituati ad avere tante risposte e in modo sempre rapido. I più giovani tra di noi, quelli che qualcuno chiama nativi digitali  , difficilmente possono abituarsi ad una politica che ancora, in qualche caso, si rifà a principi di una realtà che aveva bisogno di riflessioni, ampi dibattiti, convergenze, persino di piani quinquennali. Per attrarre il consenso di quelle generazioni che hanno fatto il successo di Obama negli USA, che non sarebbe stato eletto Presidente senza il loro voto, o di Podemos in Spagna, è indispensabile mettere in campo un progetto credibile di cambiamento di cui i giovani possano essere parte attiva, fornire loro risposte concrete e rapide alle domande più importanti, e, in definitiva,dar loro almeno una flebile speranza per il futuro. Altrimenti continueranno a votare per chi cavalca la protesta ed intercetta , distorcendola, la volontà di cambiare la società , spacciando qualche like su un social network per una forma di democrazia diretta , in cui uno vale uno, ma chi gestisce il sito, in realtà, vale molto di più.

di ROBERTO FIORENTINI